venerdì 2 ottobre 2015

Il senso della vita (nella giornata dei nonni)


"A quella inaspettata aggressione ella tentava di gridare ma subito lo Stoppa le poneva una mano alla gola stringendogliela quasi a soffocarla e poscia sollevatela la sottana le introduceva il suo membro nella vulva sfogando la sua libidine"
Mio nonno, Bruno, è stato concepito così. Da uno stupro. In un giorno imprecisato di maggio, nel 1909, alle sei del mattino.
Nel giorno della festa dei nonni, ricorrenza di cui - confesso - non conoscevo l'esistenza - ho ripescato tra i documenti che conservo gelosamente gli atti del processo a carico di tale "Stoppa Eugenio fu Francesco", condannato a due anni e sei mesi per violenza ai danni di Santina Selvatico, la mia bisnonna, che la mattina - andando a lavorare nei campi di questo Stoppa per la zappatura del riso - dal suo padrone fu presa, legata "con cavezza da cavallo" fino a quando non fu soddisfatto.
Come dicono gli atti, "fu tale e tanta la vergogna e la paura che ne ebbe, specialmente di venire rimproverata e battuta dal padre, che tacque a tutti l'accaduto".
Qualche mese più tardi, quando lo stato di gravidanza fu evidente, ne parlò tra le lacrime in famiglia, e, di lì, con grande coraggio la famiglia - con il padre in prima fila a fare la battaglia per la propria figlia -  denunciò lo Stoppa, che fu processato e condannato.
Da una brutalità così abissale - che a Stoppa costò 2 anni e 6 mesi di carcere, confermati in appello - nacque il nonno. Sua mamma, la mia bisnonna, morì invece di parto.
Il nonno ha avuto la sua vita, si è sposato. Sono arrivati i figli. Poi i nipoti, tra cui io.
Ed è il classico caso in cui le categorie usuali con cui si legge il mondo, non bastano a spiegare le cose. Neanche nel caso in cui la divisione manichea tra il male e il bene è così palese.
Perché io, di essere venuto al mondo, sono felicissimo. E forse - forse - la felicità di chi è arrivato dopo, è la consolazione postuma per Santina, che quella mattina sull'argine del fiume se ne andava, giovane, spensierata e con tutta la vita davanti, a lavorare nei campi di riso. 

Nessun commento:

Posta un commento