martedì 6 novembre 2012

Ascoltare i grillini, invece di parlare contro Grillo

Oggi, durante una conversazione privata, un notissimo attivista del MoVimento 5 Stelle, commentando la vicenda Salsi, mi ha detto: "Sono disperato. Dobbiamo riuscire a ribaltare la ratifica delle decisioni prese da Casaleggio"
Proteggo la sua identità per due motivi: il primo, personale, è che si trattava di una conversazione privata, quindi è una questione di buona educazione, prima che di deontologia professionale.
La seconda, è che scatterebbe immediatamente la famosa espulsione. Grillo rimarrebbe privo - ahilui- - di uno degli attivisti più in vista e più quotati (e meno sdraiati sulle posizioni del 'capo').
Niente di strano, comunque. I toni usati in questi giorni non hanno niente di differente dai "vaffanculo" urlati al momento della nascita del M5S. Sono elementi identitari del MoVimento, sono le parole d'ordine attraverso cui Grillo compatta la base e aumenta il consenso. E, da un punto di vista strettamente politico, è un'operazione assolutamente vincente. E continuerà così, perché è una linea che paga.
Vi immaginate il contrario? Grillo che cede sulle presenze in Tv e che garantisce briglia sciolta ai vari personalismi? O che accetta confronti pubblici? Il MoVimento morirebbe in una settimana. Quindi, come detto, nessuna sorpresa. Non parliamo di quanto questo sia giusto o non giusto, categorie peraltro labilissime in politica, da quando l'etica del "bene comune" è diventata merce rara. Parliamo solo di efficacia del modello. Tutti i partiti parlano alla propria base con i propri codici, con un linguaggio comune, con parole che hanno senso per quella base.
Sorprende, piuttosto, il fatto che i partiti tradizionali (o quel che ne resta) usino verso Grillo delle armi spuntatissime, come il richiamo al decoro del linguaggio, l'indignazione per l'affronto, il sarcasmo verso un programma considerato effimero, l'ironia verso le competenze. Insomma, l'anti-grillismo usato per abbattere Grillo. Che sarà totalmente inefficace, al pari dell'antiberlusconismo verso Berlusconi. Tutti gli "anti", infatti, sono paradossalmente il cemento che consolida il consenso verso chi si trova al centro del mirino. Da sempre.
Adesso inizierà il fiume di parole sull'impresentabilità del famoso decalogo. Che, effettivamente, è impresentabile, offensivo verso l'intelligenza delle persone, subdolo verso la libertà personale.
Vabbè, ma detto questo?
Quand'è che la politica, più che parlare contro Grillo, ascolterà i grillini?
In quel caso, forse, le cose potrebbero cambiare. D'altro canto, non lo dice lo stesso Grillo che la vera vittoria del MoVimento sarebbe la scomparsa del MoVimento stesso? Una scomparsa dettata dal fatto che il MoVimento non servirà più, perché la politica sarà tornata a fare il proprio mestiere.

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