Comunque vada, indipendentemente dalle scelte di Napolitano, credo che questo Paese debba avere uno sguardo di prospettiva, strutturale, che restituisca all'Italia il futuro che davvero si merita, dando priorità nel lungo periodo alla cultura, all'idea-base di studiare "cose che non servono".
Facciamo nostra la lezione di Martha Nussbaum: "Non per profitto. Perché le democrazie occidentali hanno bisogno della cultura umanistica".
L'imbarbarimento non ha per forza i tratti delle rivolte di piazza. Spesso, storicamente, ha vestito i panni delle scintillanti tecnocrazie al potere. Perciò, per favore, vediamo di investire su chi verrà dopo di noi. Passiamo le strettoie di questo periodo, ma cerchiamo di uscirne con il passo di chi ha veramente a cuore i destini dell'Italia. Cerchiamo, soprattutto in questi passaggi adrenalinici e ombelicali, di garantirci soprattutto la capacità di guardare lontano, altrimenti è finita se cerchiamo solo ed esclusivamente la soluzione-instant che si piega esclusivamente al volere degli equilibri economico-finanziari. Ecco perché, proprio e soprattutto nelle ore più drammatiche, bisogna saper respirare e guardare oltre l'orizzonte della nostra quotidianità, per chi verrà dopo di noi. Maurizio Ferraris, qui, spiega bene quello che io ho detto malissimo. Dite che esagero? Anche io spero di sbagliarmi. Il punto è che poi, dopo - quando è tardi - uno pensa sempre: sarebbe stato meglio averci pensato prima.
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