lunedì 8 luglio 2019

Quel gesto rivoluzionario di Grazia


Così te ne sei andata, Grazia.
Eri così felice in questa foto.
Credo sia il 1993.
Abbracciata a Vlado. Io di fianco a voi con un imbarazzante giardino verticale di capelli sulla testa.
Certo che te lo ricordi Vlado.
Lo avevamo conosciuto a Zara.
Eravamo andati lì a raccontare la guerra, tu per il Carlino, io per la Gazzetta.
Era molto complicato entrare nelle zone di guerra come giornalisti, almeno in veste ufficiale.
E quindi ci eravamo accodati alla Croce Rossa come volontari, una piccola missione con Daniele per trasportare soprattutto viveri e vestiti per i bambini.
Ti ricordi? Nel pomeriggio del primo giorno, dopo aver scaricato la merce alla sede della Croce Rossa a Zara, eravamo saliti su un mezzo dell'esercito e ci eravamo inoltrati nell'entroterra, lasciandoci Zara alle spalle, andando verso la linea del fronte, e ci eravamo fermati in un villaggio, presidiato solo dall'esercito, che lo aveva riconquistato dopo una battaglia.
La popolazione era stata evacuata.
I soldati lì si davano il cambio.
Dopo qualche giorno al fronte, rientravano in quel villaggio a riposare. E poi tornavano al fronte. Scorreva molta birra, mi ricordo.
Il silenzio era quasi irreale, si sentiva solo quel rumore basso e lontano delle cannonate a qualche chilometro da lì.
L'intera zona era delimitata da nastri viola che indicavano le aree minate.
E ti ricordi cos'è successo a un certo punto?
C'era stata un'improvvisa agitazione da parte dei militari, dicevano che dovevamo risalire sulle auto e andare via rapidamente, perché eravamo stati "tracciati". Qualcosa del genere. In sostanza poteva arrivare una granata da un momento all'altro, quindi bisognava allontanarsi da lì.
Mentre stavamo per risalire sulle auto si era sentito un soldato che urlava qualcosa, capivo solo STOP STOP STOP!!!
Mi ero girato e vedevo il soldato che ti stava urlando STOP!!!, ti diceva di stare assolutamente immobile lì dov'eri.
Ti ricordi cos'era successo vero?
Che tu, candida come solo tu potevi essere, avevi visto dei fiori bellissimi in un campo li vicino. Avevi alzato il nastro viola per entrare e ti eri incamminata verso i fiori.
E adesso eri lì a raccoglierli.
Il militare, con l'aiuto di Vlado, che ci faceva anche da interprete, ti aveva chiesto di indicargli esattamente il tragitto che avevi fatto per arrivare lì.
Lui avrebbe percorso quello stesso tragitto, mettendo un passo dopo l'altro per evitare le mine che tu, puntando ai fiori, avevi inconsapevolmente evitato pochi minuti prima.
Eravamo stati tutti in silenzio mentre il soldato faceva un passo alla volta per venire a prenderti.
Ti aveva raggiunta e ti aveva presa per mano e, mentre ti riaccompagnava fuori, ti aveva sgranato nella sua lingua una serie di maledizioni che non era stato necessario tradurre, il senso era chiaro.
Quando eri uscita dal campo minato ed eri al sicuro, ci avevi detto con uno sguardo ironico e con quella tua voce sempre sottile: ho visto dei fiori e volevo raccoglierli, erano così belli.
Adesso non ci sei più, Grazia, ma te lo devo proprio dire: raccogliere i fiori in un campo minato è stato il gesto più rivoluzionario che io abbia mai visto fare, il più grande sberleffo all'idiozia della guerra e alla stupidità della gente.