mercoledì 21 dicembre 2011

La cima più alta di Modena


Oggi la blogger Marlene ospita su Virgilio.it (di cui cura le pagine modenesi) una cosa che ho scritto a proposito dell'essere (più o meno) modenesi. Il link lo trovate qui, vi dico solo come comincia:  


A Modena non ci sono salite. Non ci sono discese.  Tutta pianura. I miei amici d’infanzia, quando vengono a trovarmi, mi chiedono: ma se ti metti un cartone sotto al culo, dove vai a scivolare? Sui cavalcavia della tangenziale?

domenica 11 dicembre 2011

Le letture degli italiani, tra santi, volanti e fornelli


E poi dicono che gli italiani non leggono. Invece leggono, eccome. E, quel che leggono, è lo specchio di ciò che sono (che siamo, dai). La classifica delle prime undici testate mensili più diffuse (dati Prima Comunicazione) fotografa l'Italia meglio di tante ricerche.


  1. Automobile Club - 684.983
  2. La prova del cuoco Magazine - 554.065
  3. Focus - 551.068
  4. Messaggero di Sant'Antonio - 516.626
  5. Al volante - 504.880
  6. Am Automese - 468.351
  7. Silhouette donna - 450.289
  8. Più sani più belli magazine - 405.063
  9. Casa Facile - 399.511
  10. Cucina Moderna - 395.154
  11. Glamour - 354.292




sabato 10 dicembre 2011

La solitudine dell'uomo-attaccapanni




Io li riconosco al volo gli uomini-attaccapanni nei negozi. Li riconosco perchè sono uguali a me quando vado a fare shopping. Noi uomini-attaccapanni entriamo nei negozi con l'animo già svuotato, rassegnati ad accompagnare fidanzate, mogli, figlie e amiche delle figlie sperando che il supplizio finisca al più presto. Cerchiamo di renderci utili offrendo le braccia su cui appoggiare interi campionari di merce prima della valutazione definitiva, ma non partecipiamo alla scelta di vestiti, sciarpe, borse o cappelli. E' una strategia per accelerare i tempi. E comunque l'esperienza ci ha insegnato che intervenire sarebbe inutile, perchè le donne non ti chiedono davvero un parere. Tutt'al più fanno domande riempitive, per colmare il silenzio mentre sono assorte di fronte agli scaffali, oppure per pietà verso gli uomini-attaccapanni.
L'altro giorno, ad esempio, ero in un negozio del centro. Mentre transitava da uno scaffale di maglie a collo alto verso un ripiano di maglie a girocollo, mia figlia mi ha guardato. Me ne stavo immobile come l'uomo vitruviano da cui pendevano mutande, coprispalla e felpe. Ho avuto il sospetto che mi facesse una domanda a caso quando mi ha chiesto: "Papi, ti piace questa musica da scimmioni"?
Come tutti gli uomini-attaccapanni, negli anni ho elaborato anche io un campionario di risposte-standard da utilizzare nei rari casi in cui mi chiedano davvero un parere.
La mia risposta standard preferita è: "Umh...".  E' una risposta perfetta, perché nella sua vaghezza scioglie gli ultimi dubbi di chi ha fatto la domanda. Ogni tanto azzardo "Però!", anche se è un'espressione piuttosto sbilanciata. Se proprio voglio rischiare, butto lì "Beh, figo, no?". Sono risposte calibrate, studiate nel tempo, fatte apposta per non lasciare spazio a ulteriori domande.
Gli uomini-attaccapanni si cercano con gli occhi,  si studiano a vicenda per imparare nuovi sistemi di sopravvivenza. Si consolano con sguardi silenziosi di comprensione reciproca. Ogni tanto, per sbaglio, vengono usati come attaccapanni dalle mogli degli altri attaccapanni, ma non protestano.
Gli uomini-attaccapanni sono persone semplici. Hanno un paio di scarpe per l'inverno e uno per l'estate. Se c'è freddo indossano un maglione, se c'è caldo mettono la t-shirt o una camicia. La vastità dell'offerta nei negozi li disorienta. Vogliono tornare a casa.
Di recente, in un megastore, ho tentato di affrancarmi da questa condizione. Ho pensato: "Adesso mi impegno davvero, ce la posso fare, ci devo solo mettere dell'entusiasmo". Mia moglie mi ha fatto vedere con grande orgoglio un paio di pantaloni che le piacevano: "E' un colore da morti", ho detto. Lei mi ha guardato, poi ha guardato i pantaloni, poi mi ha di nuovo guardato: "Ti preferivo nella versione attaccapanni".