mercoledì 19 dicembre 2012

Giuditta Pini vs Federica Di Padova

Intervista doppia a Giuditta Pini, segretaria provinciale dei Giovani Democratici di Modena, e Federica Di Padova, segretaria cittadina sempre dei GD. Gggggggiovani, con qualche sorpresa ;-) 


sabato 15 dicembre 2012

I grillini di Parma sono contrari a Grillo. Ma non lo possono dire.



Come al solito, per avere le notizie vere bisogna ricorrere alle fonti non ufficiali. Ed è un peccato, perché nel caso del MoVimento 5 Stelle questo meccanismo rende ancora più opaco un clima che negli ultimi mesi, tra espulsioni e dichiarazioni di guerra intestina, ha fatto del M5S uno dei bersagli del gossip più gettonati.
Se invece il MoVimento avesse davvero la forza della trasparenza, ne guadagneremmo tutti, a partire dalla politica.
Detto questo, ieri ho deciso di sentire la mia fonte parmigiana vicinissima al M5S (molto vicinissima, alla faccia della grammatica sull'uso delle iperboli), perché il comunicato del MoVimento 5 Stelle di Parma con cui si commentavano - con giorni di ritardo - le espulsioni di Favia e Salsi, si commenta da solo quanto a cerchiobottismo.
Tutti guardavano a Parma per capire se dall'area di influenza di Pizzarotti potesse arrivare una critica aperta a Grillo, ma così non è stato, e ci si è dovuti accontentare del vuoto pneumatico.
Naturalmente, le cose stanno diversamente: "Sai, è evidente che il MoVimento in Emilia-Romagna è schierato con Favia e Salsi - mi spiega la mia fonte - Bologna è certamente più aperta nella contestazione a Grillo. Parma, per tutta una serie di motivi, è invece più moderata.  Lo si è visto ancora una volta con la dichiarazione del M5S di ieri. Si è deciso di fare un comunicato democristiano, un equilibrismo per evitare problemi più grossi. Non si poteva fare diversamente. E' chiaro che il MoVimento predilige il confronto delle idee, piuttosto che decisioni prese senza confrontarsi tra tutti. Ma non si può contestare apertamente Grillo, altrimenti è un casino".

domenica 9 dicembre 2012

Civati e la rivendicazione della politica (a 12 stelle)


Sarà stata la pubblicità dello yogurt, che gli ha reso più familiare l’humus del commercio e dell’economia su grande scala. Fatto sta che con Grillo, qualche anno fa, ha fatto irruzione in politica un concetto sino a quel momento riservato all'economia, quello della disintermediazione. Affidandoci a Wikipedia, ecco qui: “Quel fenomeno che si osserva quando i tradizionali canali di distribuzione e vendita di un prodotto/servizio vengono scavalcati, principalmente grazie all'uso delle reti informatiche (Internet)”.
Sostituite “distribuzione e vendita di un prodotto/servizio” con “organizzazione del consenso elettorale” e il gioco è fatto: ecco servito il MoVimento 5 Stelle.
Troppo complicato, dite? Sarà il caso, piuttosto, di capire una volta per tutte che per entrare nell’analisi del M5S è necessario tirar su le maniche e rinunciare ai semplicismi manichei tanto cari ai partiti tradizionali (loro=cattivi e naif, noi=buoni), perché se è successo quel che è successo, è anche a causa della pigrizia intellettuale dei vertici, che hanno fatto spallucce di fronte ai vaffanculo della piazza e hanno liquidato con la boria della presunzione il malessere che stava prendendo corpo nel Paese.
Ecco perché di disintermediazione, di astensionismo, di antipolitica, di populismo e di tutto il corollario legato allo tsunami-Grillo, sarebbe bene parlare più spesso in termini analitici, abbandonando funzionali scorciatoie di sintesi autoassolutorie. Lo fa bene Pippo Civati, il consigliere Pd della Lombardia e leader di Prossima Italia (oltre che candidato alla segreteria nazionale del Pd), che da qualche tempo è in libreria con il volume “La rivendicazione della politica – Cinque stelle, mille domande e qualche risposta” (Fuori onda editore).

Civati, tra i pochissimi a studiare il MoVimento sin dalla sua genesi (si veda il documentario “A furor di popolo” delle Officine Tolau) non fa sconti al suo partito, al contrario, stigmatizza la “lettura caricaturale” che il Pd ha fatto del fenomeno-Grillo, ricordando l’assoluta condivisibilità di gran parte dei temi sollevati da Grillo nel primo V-Day, nel 2007. Di quel giorno Civati ripesca una dichiarazione di Rosy Bindi che lascia al lettore il dubbio di trovarsi su “Scherzi a parte”, tanto questa è sovrapponibile al programma del M5S. Eppure è, anzi era, tutto vero. Poi, però, il Pd – e con lui tutto il sistema dei partiti – ha preso la direzione che sappiamo, imprimendo il marchio di “antipolitica” a tutto l’universo-mondo di Grillo.

Ma Civati – e qui sta uno dei meriti analitici del volume -  ribalta il concetto di antipolitica: “L’antipolitica allora non è quella rappresentata dal MoVimento 5 Stelle, che rifiuta piuttosto questa politica, ma è una disciplina tutta-politica a cui si sono dedicati in molti: chi ha banalizzato il tema dei costi della politica per conservare alcuni inattaccabili privilegi; chi non ha vigilato sul rimborso elettorale, consentendone un uso distorto; chi ha per anni giocato sull’indistinzione tra destra e sinistra, e ora se ne lamenta; chi ha visto crescere l’astensionismo e il malessere diffusissimo nei confronti dei partiti (che si avvia a raggiungere, secondo i sondaggi, il 100% della popolazione) senza fare alcunché. Anzi, proseguendo com’è sempre stato”.

Ecco, quindi, la rivendicazione della politica del titolo, restituire alla politica il ruolo che le è proprio, togliendola dalle secche di un'autoibernazione a puro scopo di sopravvivenza di fronte alle nuove istanze.
Il volume, ricordando anche il ruolo (non condiviso) di Renzi nell’intercettare la disaffezione (sul grillismo renziano segnalo, consentitemelo, anche un mio post relativo alla seconda Leopolda) scende poi nel dettaglio del MoVimento, ne tratteggia i limiti del contenuto programmatico, evidenzia i tratti personalistici, insomma offre un quadro chiaro ed esaustivo del M5S, puntando il dito verso il carattere gattopardesco che il MoVimento potrebbe assumere: cambiare tutto per non cambiare niente, un rischio che il Paese non può permettersi.  

Le incursioni di Giovanni Fontana (blogger di punta del Post.it) e dello scrittore Paolo Nori - che in un certo senso destrutturano alcuni capisaldi del MoVimento – sono lucide e spassose, affiancate da un parallelo Indignados/M5S che illumina i tratti comuni con i vary “Occupy” sparsi per il pianeta, un abbrivio per ricordare a tutti che sul territorio – anche italiano  - esistono comunque già da tempo campagne e movimenti che si muovono per tagliare alcuni dei traguardi indicati da Grillo, su tutti Libera. 

Civati qui ha il merito di portare a sintesi vera i tratti essenziali delle questioni, delegando a Simona Guerra e a Francesco Astore l’approfondimento di due aree particolari: Simona Guerra, dottore di ricerca in Scienze Politiche e Studi Europei, focalizza il tema de “Le cinque stelle e il populismo”, che vi invitiamo a leggere anticipando solo un passaggio fulminante,  emblematico del contenuto: “I populisti – spiega Guerra – possono essere moralisti, ma non sono mai programmatici”, aforisma che ci riporta al rischio di gattopardismo indicato da Civati. Francesco Astore, membro del Forum Nazionale Giovani, indica già nel titolo del suo saggio lo zenit della questione: “Facciamo vincere Grillo (ma non come vuole lui)”.  Astore, citando Trevor Fitzgibbon (uno dei fondatori di MoveOn), ricorda che “è molto più semplice aggregare <<contro>> qualcosa o qualcuno che a favore”, ma introduce elementi di fiducia auspicando la vittoria della politica, quella vera, che può arrivare anche attraverso gesti di alta valenza simbolica, oltre che effettiva, come le primarie. I fatti, va detto, gli danno ragione.

E quindi? E quindi Civati detta la sua road-map dall'interno del Pd, che è quella di una politica che ritrova se stessa e riesce a porre tutte le questioni in un ambito che non è più nazionale, ma per forza di cose è comunitario e planetario, uscendo dalla visione ombelicale del grillismo, anticomunitario ed eurofobico. E’ infatti in un  contesto europeo che devono essere inquadrati i temi sollevati, prima ancora che dal M5S, da chiunque abbia a cuore le sorti del Paese.  Civati, quindi, punta a fare del Pd un partito contemporaneo in grado di contrapporre al livore delle 5 Stelle la prospettiva delle 12 Stelle dell’Unione Europea: “Il Movimento 12 Stelle, quelle della bandiera europea, è l’unico davvero obbligatorio, un movimento che si rivolga all’Europa e, quindi, alle vicende politiche dei singoli Stati che ne fanno parte […] Con più Europa, e non con un atteggiamento di rifiuto delle sue istituzioni. Soltanto attraversando questa frontiera non solo metaforica, la politica darà senso a se stessa e alle scelte che riguardano il nostro Paese”


Di nuovo tu, S.B.


S.B. scende in campo.  Per la (*) volta.

sabato 24 novembre 2012

La mia barista e la minestra delle primarie



LA MINESTRA DELLE PRIMARIE
(trascrizione fedele)

Stamattina al bar, entra una cliente e apre il giornale
Cliente - Ma ci sono le elezioni domani!?!? Che elezioni sono??
Barista - Per il nuovo governo. Penso.
Cliente - Ah
Barista - Eh
Cliente - Ma sono obbligatorie?
Barista - Boh
Cliente - Primariedelpiddì, partitodemocratico. Ah, quindi elezioni del pidì.
Barista - Ah, del pidì
Cliente - Ma non è arrivata nessuna comunicazione a casa
Barista - Destra, sinistra. E' tutta la stessa minestra

giovedì 22 novembre 2012

Le primarie e l'amalgama mal riuscita

Rispetto all'endorsement del Post a Renzi: 
Grande post del Post, lucido, efficacissimo, tipico di chi ha i famosi cinque minuti finali per convincere gli elettori. Io ho però come l'impressione che ci sia un vizio di forma in tutta la faccenda di queste primarie, che noi Tolau avevamo raccolto già a Cesena quando abbiamo raccontato chi erano i grillini, e cioè di che cosa sia effettivamente il Pd. Forse è tutto ancora fermo alla famosa "amalgama mal riuscita" di dalemiana memoria.
E' conclamato che gli ex Ds considerino il Pd il "proprio" partito, guardando con una certa insofferenza tutti i tentativi di incursione dei valori e dei parametri degli ex Margherita.
E poi c'è ancora tutta questa complessa zavorra dell'essere di destra o di sinistra, quella più moderna tra liberal o socialdemocratici e via dividendo rispetto alla visione del mondo.
E quindi Renzi, Bersani, Puppato e gli altri sono perfetti candidati, ma ognuno limitatamente alla propria idea di Pd (ma, per esteso, il centrosinistra), che non è mai quella degli elettori degli altri candidati. Sono tutte idee civili e di grande respiro, ma parlano solo a una porzione troppo ristretta della base che si intende rappresentare. Come un vegetariano che si faccia portatore degli interessi dei prosciuttifici di Langhirano.
Tutti invocano l'unità del partito all'indomani del risultato delle primarie, ma sappiamo tutti che si stanno affilando i coltelli per la resa dei conti interna post-urne. Vedremo.

martedì 20 novembre 2012

Il Pd, Grillo, gli inceneritori: l'eterna lotta con il fattore "dipende"


Tornando a casa dopo aver ascoltato Pippo Civati al teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia, ripenso all'esempio che ha fatto sugli inceneritori lombardi. 
"Ne bastano 3, ma ce ne sono 11", dice Civati. 
Rifletto e concludo: questa è la tipica affermazione che il pubblico si aspetterebbe da Grillo, no? 
Non c'entra qui se questa aspettativa sia giusta o meno. 
La sostanza, ne converrete, è che l'aspettativa sia proprio questa. 
Se lo dice Grillo, ha ragione. 
Se lo dice il Pd, boh. 
Ma perché succede? 
Perché il Pd non risulta pubblicamente "anti" inceneritori? 
Forse non lo è? 
Il ragionamento su questa vicenda (da proiettare su scala nazionale) può partire da Parma, dove Grillo ha puntato moltissimo sul "no" nettissimo all'inceneritore. Il Pd, pur critico verso l'impianto, ha giocato sulla responsabilità dell'investimento ecc ecc. Insomma, si è messo simbolicamente "contro" Grillo (brutalizzo la questione, ma è per intenderci). 
E ha perso. Nell'immaginario, ha perso anche (non solo, ovvio) perché è favorevole all'inceneritore
Ma lo era davvero? Vale a dire, per esteso: il PD è favorevole agli inceneritori? E lo era anche a Parma? E lo sarà per il futuro? 
Vi propongo qui questo breve video  - incredibilmente pochissimo visto  - e questo articolo  per ricordare che Graziano Delrio (Pd senza se e senza ma) sostiene pubblicamente e serenamente la stessa posizione di Civati: in Emilia bastano due inceneritori (ce ne sono otto) e, comunque - aggiunge - l'inceneritore è una scelta ormai sorpassata, meglio puntare sulla differenziata. 
Lo dice lui: sindaco PD di Reggio Emilia e presidente Anci. Non Grillo. E lo dice Civati, che del Pd punta a diventare segretario nazionale.
E' indiscutibilmente una posizione PD autorevole, no? Ma se è così, perché - non dico sull'ambiente - ma almeno sugli inceneritori, il Pd non riesce  a trattenere quella quota di consenso che gli sarebbe dovuta e che invece Grillo gli scippa come si farebbe ad un bambino con le caramelle? Forse perché il Pd, su questo, non ha una vera posizione? Il famoso "dipende"?

Ricordate Dario Fo al termine del documentario "A furor di popolo" in cui si racconta il popolo della Woodstock 5 Stelle di Cesena del 2010? Nel Pd, dice Dario Fo, si ammazzano tra loro, inutile che gli altri (Grillo, ad esempio) gli si mettano contro, perché ci pensano da soli ad eliminarsi.

p.s Davide Lombardi, stamattina, mi fornisce la sua spiegazione: il Pd potrà anche manifestare qua e là la propria contrarietà agli inceneritori, ma alla fine non risulta coerente se poi, ai posti di comando di Hera e Iren (stabiliti anche dal Pd) si decidono invece strategie che vanno nella direzione opposta.



giovedì 15 novembre 2012

PARTITO PIRATA: "NOI CON GRILLO? MAI DIRE MAI..."

Il 17 e 18 Novembre i "pirati" e rappresentanti dei Partiti Pirata d'Europa si incontrano a Roma, per parlare della pianificazione della campagna elettorale comune nel 2014, della visione economica e politica congiunta del movimento pirata e di un'installazione paneuropea di Liquid Feedback. (QUI tutti i dettagli della due-giorni).  Raccontiamolo, allora, questo Partito Pirata.

Per raccontare il Partito Pirata italiano mi sono affidato a Daniele Monteleone (delegato al Consiglio Europeo dei Partiti Pirata), che ha fatto da mediatore con l'assemblea, a cui sono state sottoposte le domande.

*************************************************************


Quali sono, in estrema sintesi, i principali obiettivi del Partito Pirata?
Ci siamo formati alla difesa di diritti civili dei quali i nostri legislatori si sono scordati: il diritto alla segretezza della corrispondenza manca non solo nell'Internet, ma anche in ogni cellulare. Da quando non usiamo più carta e penna abbiamo accettato di non esercitare più tale diritto umano, civile e costituzionale, come se fosse necessario o ragionevole.
Ci siamo formati a combattere l'abuso dei diritti d'autore, usati per legittimare la mancata segretezza della comunicazione, usati per limitare la creatività e l'accesso alla cultura, ma anche per vietare la pubblicazione di documenti compromettenti in politica.
Ci siamo formati a combattere l'intrasparenza politica e per migliorare la democrazia e, alla ricerca di un tale miglioramento, abbiamo scoperto la democrazia liquida e abbiamo addirittura sviluppato gli strumenti per realizzarla.
Ci siamo accorti che gli strumenti che abbiamo sviluppato possono servire a combattere l'intrasparenza e la corruzione nella politica a livello mondiale. Tutti i grandi problemi che vediamo nel mondo, quelli economici, quelli ambientali, fondamentalmente provengono dall'ingiustizia e dalla corruzione. Combattendo per un modo onesto e veramente democratico di fare politica, arriveremo anche più facilmente ad una soluzione economica ed ambientale sostenibile, per vivere a lungo ed in prosperità su questo pianeta, con dignità, sicurezza e libertà per ognuno.

In Italia non siete ancora molto conosciuti, a differenza dei vostri colleghi tedeschi. Qual è secondo voi il motivo? E' solo questione di tempo?
In realtà siamo più giovani dei fratelli tedeschi,pur essendo nati prima. La differenza è che sino a poco tempo fa non ritenevamo di spenderci direttamente in politica, ma di limitarci a fare pressione sui politici. Questo ha portato un ritardo notevole nello sviluppo del Partito.

Avete mai tracciato un ipotetico identikit del vostro elettore? Età, sesso, zona geografica, professione, scolarizzazione ecc?
Certamente. L'età è oltre i diciotto anni, per il resto direi tutti coloro che sono stanchi del modello sociale nel quale viviamo, desiderano un maggior coinvolgimento e si rendono conto che essere fatalisti ed affidare il proprio futuro ad altri è penalizzante, ci porta ad una degenerazione del senso civico, della solidarietà e della condivisione di un mondo che è unico per tutti. I sondaggi in Germania dicono che il Partito Pirata non è di nicchia, credo che valga anche per noi.

Il partito Pirata si sta organizzando in vista delle elezioni politiche del 2013 con propri candidati?
Ci stiamo provando, certo che i paletti e la burocrazia con cui si difendono gli attuali partiti detentori del potere rendono la cosa molto difficile. Comunque è e sarà esperienza e ce la stiamo mettendo tutta.

Esiste la possibilità di una alleanza con il MoVimento 5 Stelle a livello nazionale? 
Mai dire mai, i risultati della democrazia diretta non sono prevedibili. Alle attuali condizioni e decisioni assembleari lo escluderei, dato che siamo decisamente su piani diversi di partecipazione, condivisione, metodologia e spesso su contenuti che non sempre ci paiono coerenti. Tutti hanno diritto di cambiare idea, ma alcune espresse e poi modificate paiono un voler seguire il vento piuttosto che governarlo.

Quali sono i temi e le politiche che vi accomunano con il MoVimento 5 Stelle? Quali vi dividono?
Ci uniscono la richiesta di trasparenza della pubblica amministrazione, diritto di accesso e partecipazione diffusa. Ci dividono tutte le questioni - per noi fondamentali - riguardo la privacy, i diritti civili e lo stato di diritto.

Grillo ha depositato il marchio "Pirati a cinque Stelle". Secondo la stampa, temeva un'alleanza tra voi e i "frondisti" emiliani del M5S. Lei cosa ne pensa?
Devo dire che è abbastanza difficile per noi riuscire a spiegare che, ponendoci in modo diverso nei confronti della politica e credendo in un modo diverso di fare politica e governare, non siamo propensi ad utilizzare vecchi metodi di politica. Si figuri che osteggiamo il copyright, quindi chiunque può fregiarsi del termine pirata, purché non pretenda di parlare in nostro nome, non pretenda di sostituirsi a noi. Siamo tutti pirati e signori, come diceva una nota canzone di qualche anno fa.

Esistono contatti ufficiali tra il Partito Pirata e Giovanni Favia? E con Valentino Tavolazzi?
Se qualcuno chiede aiuto, cerchiamo di accontentarlo. Riguarda Favia esattamente come riguarda altre forze politiche democratiche. Se ne parla poco, perché fa poca notizia, ma i pirati hanno aiutato anche la Lista Marano-Fava ad allestire Liquid FeedBack, in occasione della loro campagna per le regionali in Sicilia.

A Ferrara avete presentato "Liquid feedback". Credete che potrà davvero essere uno strumento per mettere in atto la democrazia diretta?
Liquid feedback è sicuramente uno strumento che, applicando l'algoritmo del metodo Schulze di calcolo del peso del singolo voto, porta a votazioni soddisfacenti. Importante anche la distinzione tra democrazia diretta e liquida. La democrazia diretta non è realizzabile ad uso quotidiano.
Comunque non dobbiamo dimenticare l'analfabetismo digitale, perciò allo strumento digitale dovremo affiancare coinvolgimenti diretti e reali con assemblee locali, consapevoli che il successo inciderà sul modo di fare politica e governo.

Siete favorevoli all'uscita dall'euro?
Il Partito Pirata non ha alcuna posizione sull'uscita dall'euro. Tutto quello che riguarda la politica economica è in gran parte indeterminato nelle risoluzioni assembleari. Siamo comunque orgogliosi di avere avviato un dibattito di intelligenza collettiva su questi argomenti per trovare soluzioni democratiche ai problemi che affliggono il Paese.

In che modo l'Italia, e più in generale le democrazie occidentali, possono provare ad uscire dalla crisi economica?
(A questa domanda risponde Daniele Monteleone in qualità di delegato al Consiglio Europeo dei Partiti Pirata). Stiamo lavorando congiuntamente con gli altri Paesi Europei. Infatti nel summit che ci sarà a Roma il 17-18 Novembre del Partito Pirata Europeo si discuterà anche la questione crisi economica con i nostri rappresentanti politici e altri ospiti autorevoli come Boldrin.

Per quale motivo il Partito Pirata ha questo nome?
Molto semplicemente abbiamo pensato di anticipare l'appellativo che c'avrebbero dato eventuali interlocutori. Siamo nati per impedire che Internet sia ridotta a un supermercato, privandola della libertà di condivisione delle idee e delle informazioni. Siamo convinti che la Rete sia il mezzo col quale si possa realizzare uno sviluppo sociale più equo e solidale, una nuova società che rispetti l'individuo allo stesso modo, qualunque sia la sua condizione di razza, di credo, di sesso o finanziaria.

Come si diventa soci, o simpatizzanti, o tesserati del Partito Pirata?
Simpatizzanti si diventa condividendone gli obiettivi, soci e tesserati lo si diventa certificando l'unicità dell'iscrizione, dato che il principio "una testa un voto" implica che non ci si possa iscrivere più volte, questo per onestà e per poter partecipare lealmente all'Assemblea Permanente.

Esistono già sedi locali del Partito Pirata? O l'organizzazione è totalmente su web? 
Si, ci sono sedi locali e ogni giorno cerchiamo di aprirne di nuove. Come pirati le sedi possono essere le più varie, dall'abitazione privata, al bar e alla sala comunale, i pirati si riuniscono dove più è comodo, hanno ben poche sedi fisse.

Esiste un "segretario" del partito, così come nei partiti tradizionali?  O l'organizzazione è totalmente diversa? 
L'organizzazione è assolutamente orizzontale. Fatte salve le responsabilità di legge, nessuno è più pirata di un'altro e non ci sono figure preminenti. Non abbiamo leader, ma solo pirati che propongono, votano o applicano le decisioni assembleari. Il software che utilizziamo per l'Assemblea Permanente ci permette di delegare chi crediamo più competente, ma ci permette anche di cambiare istantaneamente la delega o intervenire personalmente quando il delegato non rispecchia o crediamo non rispecchi più la nostra idea. Questo fa si che ci sia la massima libertà individuale d'esprimere il nostro voto, che è vincolante.

VESTIRSI DA CANI IN TEMPI DI CRISI



Credevo di aver capito che, in tempi di crisi, la gente risparmia più che può.
Non è detto che le persone non abbiano liquidità da parte, anzi, ma di questi tempi - credevo di aver capito - le spese superflue scompaiono. Ieri, alla cassa di un noto negozio, scopro i vestiti per cani di piccolissima taglia: 16,95€ per la felpa, 19,95€ per il maglione.
Ne venderanno pochissimi, penso (credendo di aver capito). Invece no, non avevo capito e scopro che  felpe e maglioni per cani non sono una spesa superflua.
La cassiera dice che nell'ultimo mese ne ha venduti quasi una sessantina. Ma nel negozio principale della città ne hanno venduti, sempre nell'ultimo mese, almeno tre volte tanto. Nell'ultimo mese, insomma, qui in città sono stati acquistati 240 vestiti per cani di piccolissima taglia, quasi tremila in un anno. Facendo una media dei costi, più di 53mila euro in vestiti per cani (solo a Modena città e solo per i cani di piccolissima taglia).
Insomma, ho capito che in realtà della crisi economica non ho capito granché, se duemilanovecento persone di questi tempi non se la sentono di essere così crudeli da negare una felpa con cappuccio al proprio cane.

giovedì 8 novembre 2012

Appunti per un Paese capra-capra-capra-capra



Centrosinistra e centrodestra pronti a guidare il Paese.

In Sicilia, Crocetta vince solo grazie all’alleanza con l’Udc, quella stessa Udc che ha appena bocciato alla Camera il testo base della legge contro l'omofobia. Renzi, intanto, dichiara che in caso di vittoria non farà alleanze né con Udc, né con Sel. In Lombardia primarie di fatto annullate per fare spazio alla candidatura di Ambrosoli, che punta a un “progetto civico”, con i partiti costretti a fare da tappezzeria. Vendola dice "mai con Renzi, né con Casini". Bersani e il bravo Fassina arrabbiati con Renzi per aver copiato il loro programma. Tutto giusto, ma soprattutto: quando si dice parlare chiaro agli elettori.

A destra irrompe il ticket Samorì-Sgarbi. Il primo spiega che la classe dirigente del Pdl "ha una visione estremistica delle politica"  e Libero gli attribuisce la frase "Nel Pdl sono tutti degli incapaci", il secondo è quello di capra-capra-capra-capra. Delusione per i pidiellini ai blocchi di partenza delle primarie, a forte rischio di annullamento prima ancora della definizione delle regole, su tutti la Santanché (quella che definisce la Boccassini “una metastasi della democrazia”). Quando si dice: per palati sopraffini.

Grillo continua a godersi lo spettacolo e ringrazia tutti, ma proprio tutti.



martedì 6 novembre 2012

Ascoltare i grillini, invece di parlare contro Grillo

Oggi, durante una conversazione privata, un notissimo attivista del MoVimento 5 Stelle, commentando la vicenda Salsi, mi ha detto: "Sono disperato. Dobbiamo riuscire a ribaltare la ratifica delle decisioni prese da Casaleggio"
Proteggo la sua identità per due motivi: il primo, personale, è che si trattava di una conversazione privata, quindi è una questione di buona educazione, prima che di deontologia professionale.
La seconda, è che scatterebbe immediatamente la famosa espulsione. Grillo rimarrebbe privo - ahilui- - di uno degli attivisti più in vista e più quotati (e meno sdraiati sulle posizioni del 'capo').
Niente di strano, comunque. I toni usati in questi giorni non hanno niente di differente dai "vaffanculo" urlati al momento della nascita del M5S. Sono elementi identitari del MoVimento, sono le parole d'ordine attraverso cui Grillo compatta la base e aumenta il consenso. E, da un punto di vista strettamente politico, è un'operazione assolutamente vincente. E continuerà così, perché è una linea che paga.
Vi immaginate il contrario? Grillo che cede sulle presenze in Tv e che garantisce briglia sciolta ai vari personalismi? O che accetta confronti pubblici? Il MoVimento morirebbe in una settimana. Quindi, come detto, nessuna sorpresa. Non parliamo di quanto questo sia giusto o non giusto, categorie peraltro labilissime in politica, da quando l'etica del "bene comune" è diventata merce rara. Parliamo solo di efficacia del modello. Tutti i partiti parlano alla propria base con i propri codici, con un linguaggio comune, con parole che hanno senso per quella base.
Sorprende, piuttosto, il fatto che i partiti tradizionali (o quel che ne resta) usino verso Grillo delle armi spuntatissime, come il richiamo al decoro del linguaggio, l'indignazione per l'affronto, il sarcasmo verso un programma considerato effimero, l'ironia verso le competenze. Insomma, l'anti-grillismo usato per abbattere Grillo. Che sarà totalmente inefficace, al pari dell'antiberlusconismo verso Berlusconi. Tutti gli "anti", infatti, sono paradossalmente il cemento che consolida il consenso verso chi si trova al centro del mirino. Da sempre.
Adesso inizierà il fiume di parole sull'impresentabilità del famoso decalogo. Che, effettivamente, è impresentabile, offensivo verso l'intelligenza delle persone, subdolo verso la libertà personale.
Vabbè, ma detto questo?
Quand'è che la politica, più che parlare contro Grillo, ascolterà i grillini?
In quel caso, forse, le cose potrebbero cambiare. D'altro canto, non lo dice lo stesso Grillo che la vera vittoria del MoVimento sarebbe la scomparsa del MoVimento stesso? Una scomparsa dettata dal fatto che il MoVimento non servirà più, perché la politica sarà tornata a fare il proprio mestiere.

mercoledì 31 ottobre 2012

Grillo pesca a sinistra (a Palermo)

Qualche giorno fa, ad urne ancora calde, avevo  scritto:
"Non si dica che Grillo è un movimento di destra. La meccanica del MoVimento è ormai chiara: pesca tra le file dei delusi di chi ha governato i territori fino a quel momento. In questo caso, la destra".
Ieri, però, l'Istituto Catteneo di Bologna ha reso pubblica l'analisi dei flussi di voto nella città di Palermo, che rovescia la sensazione che io, come la maggior parte degli osservatori, avevo avuto: il MoVimento 5 Stelle deve gran parte del suo successo ai delusi del Pd, di Sel  e dell'Idv. 
E' un dato che riguarda solo Palermo, quindi è "inquinato" dalle dinamiche del tutto particolari che distinguono le città dai centri minori, ma è comunque indicativo del fatto che la direzione è quella: i delusi dalla sinistra votano Grillo. I delusi dalla destra e dal centro-destra (in particolare Udc, Fli, Mpa) nonb vanno a votare. 


lunedì 29 ottobre 2012

UNA BRACCIATA (SULLO STRETTO) VI SEPPELLIRA'



Elezioni regionali Sicilia 2012 


  • Chi ha vinto 1 - Il partito dell’astensionismo – 53%
  • Chi ha vinto 2 – Grillo. Il 18% dice tutto. Non si dica però che Grillo è un movimento di destra. La meccanica del MoVimento è ormai chiara: pesca tra le file dei delusi di chi ha governato i territori fino a quel momento. In questo caso la destra.
  • Chi ha perso 1 – L’intero centrodestra, che cala del 25%
  • Chi ha perso 2 – Il Pd (13%), a meno che qualcuno non consideri un calo del 5% una vittoria e che l’alleanza con il partito che aveva sostenuto Totò Cuffaro sia “una cosa di sinistra”
  • Chi ha perso 3 – Sel, Idv e la galassia degli ambientalisti, a cui va però riconosciuta l'attenuante della coerenza dello schieramento (che in politica, è noto, non paga)
  • Chi può governare – Con questi numeri? Auguri.
  • Le reazioni surreali 1 – La frase con cui Bersani ha commentato il risultato: “''Abbiamo vinto, cose da pazzi. E' la prima volta dal dopoguerra che c'è la possibilità di una svolta vera nella Regione''.
  • Le reazioni surreali 2 - Casini: ''Alleanza progressisti e moderati unico antidoto all'antipolitica''.
  • Le reazioni surreali 3 – Alfano: “Il risultato del Pdl in Sicilia pari al 25% è straordinariamente positivo”.
  • Facci ridere - Grillo, che oggi dice "la parola grillini è scorretta e anche un po' offensiva, in quanto riduttiva e verticistica". Chiedere lumi a Favia, Tavolazzi e compagnia...

giovedì 25 ottobre 2012

E se avesse ragione Vendola?: "Pur essendo innocente, mi vanterei se avessi fatto quel reato"

"Io, pur essendo innocente, persino mi vanterei se avessi fatto quel reato". 
Così Nichi Vendola, ad una mia domanda sulla sanità pugliese nel corso dell'intervista alla sala Corassori lo scorso 29 settembre promossa da Sel, aveva difeso pubblicamente il profilo professionale del professor Paolo Sardelli, che ha il merito - dice Vendola - di aver fatto del reparto di chirurgia toracica del San Paolo di Bari ("ospedale di frontiera") il terzo miglior reparto d'Italia. Al di là della questione giudiziaria e senza timori reverenziali, sottolineando che il nostro Paese è "un'Italia in cui vincono gli asini", Vendola (un mese prima della richiesta di 20 mesi di reclusione da parte della Procura di Bari ) metteva al centro un tema su cui è quasi impossibile il confronto senza sbranarsi, quello dei criteri con cui vengono scelti i posti di vertice.






Siete qui per Renzi, naturalmente (o per il suo programma?)

Provocazione: ho spacciato alcune proposte di Vendola, Bersani e Puppato per proposte di Renzi, chiedendo su queste "finte" proposte renziane un parere alle persone che stavano aspettando Renzi per il comizio a Sassuolo: tutti d'accordo su tutta la linea, con poche eccezioni. Un gioco, tutto qui, che però dice molto delle primarie, del centrosinistra e della politica in generale.


martedì 16 ottobre 2012

Giovedì l'intervista ad Alessandra Moretti


La notorietà è un'arma a doppio taglio. Se poi sei bellissimo, o bellissima, le cose si complicano, soprattutto sei hai un posto di responsabilità e devi dimostrare ad ogni passo che quel posto te lo sei guadagnato sul campo (e che ha un senso, essere lì). E se militi in un partito di sinistra, ma ti accusano di essere di destra, siamo quasi alla frittata, condita da qualche gaffe iniziale nella fase di riscaldamento. E' il caso di Alessandra Moretti, vice-sindaco di Vicenza e front-woman della squadra che affiancherà Bersani fino alle primarie del 25 novembre con il compito di coordinare comitati e volontari, occuparsi di comunicazione e raccogliere fondi. Lei, in particolare, è la portavoce di Bersani. E la cosa, soprattutto ai vicentini, continua a non andare giù: "C’è da scommettere che si moltiplicheranno i malumori e le sorde invidie contro una misconosciuta Carneade che ha scavalcato tutti per assurgere alla destra di Bersani per meriti mediatici" si legge su "La Nuova Vicenza". Oppure: "Lei è la foglia di fico di una classe dirigente non solo vecchia, ma che ha sulla coscienza vari governi corresponsabili assieme al centrodestra di vent’anni di deludente Seconda Repubblica", come sintetizza brutalmente Alessio Mannino, sempre su La Nuova Vicenza.
Ma sarà davvero così? O siamo al classico "nemo propheta in Patria"? Alessandra Moretti ha carattere e non si scompone, risponde punto per punto, rivendica la bontà della cooptazione come metodo e tira dritto verso il 25 novembre. Comunque la si pensi, è evidente che Bersani, per un ruolo così delicato, avrà pensato alla sostanza, prima che alla forma. Anche perché in ballo c'è la leadership della sinistra e del Paese. Insomma, del futuro. Il sospetto è che in queste critiche venga a galla l'immarcescibile e stantìo vizio italico di non perdonare l'intelligenza a chi ha già avuto altri doni, in questo caso la telegenìa, prima ancora che la bellezza. Sarà così?
Intervisterò  Alessandra Moretti giovedì 18 alle 18,30 al Circolo Vibra di Modena su invito del comitato ModenaxBersani. Con lei ci saranno anche Greta Barbolini, presidente di Arci Modena e Cristina Manfredini, presidente di Mediagroup98. E, come avrete capito, potrebbe essere davvero una conversazione interessante (ovviamente senza sconti).

mercoledì 10 ottobre 2012

Screenshot sul Belpaese

Stamattina, intorno alle dieci e trenta, il Belpaese sulla homepage di Repubblica. Eppure io sono convinto che la politica non sia lo specchio fedele del Paese, perché nel Paese c'è di meglio, io lo vedo tutti i giorni.


martedì 2 ottobre 2012

Anna Finocchiaro, Davide Baruffi e Antonella Baldini - Intervista alla Festa Democratica di Modena - 8 settembre 2012

La mia intervista al capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, al segretario provinciale del Pd di Modena, Davide Baruffi e al sindaco di Camposanto, Antonella Baldini in occasione della Festa Democratica di Modena - 8 settembre 2012


lunedì 1 ottobre 2012

Perché Vendola piace alla base di Sel (fino alle primarie...)


Sabato scorso, 29 settembre, ho intervistato Nichi Vendola nel corso di un'iniziativa pubblica promossa da Sel di Modena. Appena sarà possibile, pubblicherò sul blog il video dell'intervista. Per ora la cosa che mi sento di rilevare è che in Vendola ho riscontrato una caratteristica evidente: la sua base lo adora. Letteralmente. Un'adorazione che ha a che fare con l'amalgama di carisma personale e idea politica, certo, ma soprattutto col fatto che Vendola ha un'idea chiara e tonda del "Paese che vorrei" da trasmettere alla base. E' l'idea di un Paese votato all'equità sociale, al lavoro, ai diritti civili e alla valorizzazione dell'ambiente, un Paese che punta al rovesciamento del modello turboliberale in favore di un percorso di riconversione, recupero e valorizzazione delle risorse, che si tratti di ambiente come di energie intellettuali.
E questa idea è il sogno di Sel. Un sogno che lui riesce a trasmettere (e proprio in questa capacità sta la sua forza), facendone quindi un elemento identitario fortissimo, chiaro e univoco, intorno a cui la base di Sel si compatta, proprio come avviene intorno ai totem: un'idea cardine dai contorni netti, definiti, senza le ambiguità che contraddistinguono altri partiti, Pd su tutti (si pensi alla varietà di posizioni all'interno del Pd sui diritti degli omosessuali o sul nucleare, per citarne solo alcune).
Questa capacità di essere leader identitario intorno a un totem è evidente in altri politici che, proprio su questo stesso meccanismo, hanno fondato le loro fortune politiche: Berlusconi con l'anticomunismo, Bossi con l'invenzione della Padania, Grillo con la lotta alla casta. I primi due, negli anni, hanno dissipato il loro tesoro di consensi e nel MoVimento 5 Stelle si intravvedono le prime smagliature. Ma qui non parliamo di bontà o meno dell'idea di base di questi leader, parliamo solo del meccanismo che permette di riunire intorno a un'idea identitaria forte una base elettorale. E Vendola, in questo, è un chiaro esempio di leader idolatrato. Fino a quando? Fino a quando annuncerà se candidarsi o meno alle primarie. Se si candiderà, parte della base trangugerà questa decisione come un pasto indigesto, e per Sel sarà l'inizio dell'annacquamento delle idee fondatrici, con l'inevitabile corollario di emorragia di consensi.

p.s. - Oggi (2 ottobre 2012) a Bologna c'è questa vicenda che è illuminante rispetto alle difficoltà di un rapporto Sel-Pd sulle questioni ambientali. Proiettate la dinamica a livello nazionale e si può immaginare quanto sarà instabile un'eventuale coalizione.

sabato 29 settembre 2012

29 settembre, stasera intervisto Nichi Vendola

Stasera intervisto Nichi Vendola, presidente di Sel. Appuntamento alle 19 alla sala Alfeo Corassori di Piazza Cittadella 36 a Modena. 
Parleremo di diritti civili e lavoro, di giustizia sociale e ambientale, di come contrastare la precarietà di giovani e meno giovani.
Naturalmente parleremo di politica, di primarie, di legge elettorale e di elezioni, anche se l'ipotesi di un "Monti-Bis" rischia di trasformare tutto ciò (primarie, elezioni ecc) in un esercizio di stile o poco più, dato che i giochi sembrano fatti. 
Se avete domande per lui, scrivetemi all'indirizzo stefano.aurighi@gmail.com, oppure sul mio profilo su Facebook

lunedì 17 settembre 2012

E' ufficiale: Berlusconi si candida, ma poi passerà il testimone al vero candidato

Berlusconi si candida a guidare il centrodestra alle elezioni del 2013. Non ha ancora dato l'annuncio ufficiale, ma la fonte è attendibile. Lo annuncerà prestissimo. L'annuncio polverizzerà tutte le candidature fiorite in questi mesi (Santanché, Alfano ecc). Il risultato, quindi, sarà di fare terra bruciata tra i suoi valvassori e riprendere il timone del centrodestra. Prima che il Pd scelga il candidato premier (con o senza le primarie), Berlusconi si ritirerà e lascerà il posto al vero candidato, a cui manca il nome, però c'è l'identikit: giovane (giovanile, via), vale a dire tra i 35 e i 50; liberal; rapporti frequenti con mercati e università USA.
Dopo aver provato (senza successo) ad arruolare Luigi Zingales, e aver servito a Renzi la polpetta avvelenata del gradimento pubblico dichiarato proprio ieri, l'attesa è per un nome pescato tra gli economisti di razza, anche se non notissimi al pubblico. Un candidato con questo profilo otterrebbe il risultato di idrovorare una quota consistente di voti al Pd, in particolare alla quota renziana. E il Pd a quel punto, indebolito il primo cittadino di Firenze, si ritroverebbe con un candidato premier "comunista" (Bersani, che è comunque in pole, ma è meglio dargli una mano...), spianando la strada alla "testa di legno" scelta dal Cav per giocare per l'ennesima volta una vittoriosa campagna elettorale contro i mangiatori di bambini.

giovedì 13 settembre 2012

La Lega Nord punta a candidare Favia nel 2013

Giovanni Favia e Manes Bernardini


La Lega Nord punta su Giovanni Favia per un grande progetto politico comune che ha come obiettivo un forte posizionamento sull’Emilia Romagna e, a medio termine, l’ulteriore potenziamento nelle altre regioni del nord.
I contorni dell’operazione per ora sono ancora in via di definizione, ma alcuni elementi sono già confermati. Regista dell’operazione è Manes Bernardini, il capogruppo della Lega Nord al Comune di Bologna, che l’anno scorso aveva sfidato Merola (Pd) al ballottaggio, ottenendo il 30,5% dei voti.
L’idea di Bernardini di una candidatura-Favia  in occasione delle elezioni del 2013 in una lista collegata alla Lega Nord, da alcuni considerata pura fantapolitica, è motivata da una serie di ragioni che nell’ambiente cominciano a circolare con una certa insistenza.

Innanzitutto i dati: il gruzzolo di preferenze personali di Favia alle ultime regionali (oltre 161mila voti, pari al 7% a livello regionale), fa gola a tutti, anche se per ora Favia ha respinto al mittente ogni corteggiamento. Dopo le recenti polemiche seguite al celebre fuorionda, Favia sarebbe infatti tentato di dare vita a un nuovo movimento (autonomo) che raccolga tutti i “frondisti” sul territorio  dell'Emilia-Romagna: in questa lista potrebbero sicuramente esserci Valentino Tavolazzi per  Ferrara e Raffaela Pirini per Forlì con il loro carico di preferenze. Ma la quota di insoddisfatti (emiliano-romagnoli, ma più in generale nel nord) verso Beppe Grillo è certamente molto più ampia e rappresenta una quota potenziale di voti significativa che Favia potrebbe “scippare” al MoVimento e portare in dote per il matrimonio con la Lega Nord.

Bernardini sottolinea poi il “nuovo corso” della Lega voluto da Maroni, una Lega 2.0 ancora in fasce, ma con idee già abbastanza chiare, su tutte l’abbandono della “Padania” in favore di un più generico “Nord”. Questo passaggio, che stempera il carattere secessionista leghista, sgombrerebbe gran parte dei dubbi residui dei “frondisti” grillini, che si troverebbero in sintonia con la Lega sui temi di maggior impatto simbolico e identitario, su tutti la lotta contro gli sprechi e contro la casta,  o la contrarietà ai governi tecnici. Il nord, inoltre, è bacino naturale di voti anche per il MoVimento, ormai forte di un elettorato trasversale a categorie lavorative e classi di età.
Lega Nord e M5S, giusto per dare un’idea del potenziale, alle regionali del 2010 avevano raccolto  insieme il 21%. Il dato, nell’ipotesi di un’alleanza Lega-Favia, risentirebbe negativamente di molti fattori, su tutti lo schianto dei consensi leghisti dopo l’affaire Belsito-Trota, ma potrebbe essere controbilanciato (almeno in parte) da quelli di Favia e del suo seguito.

Sullo sfondo, infine, lo scenario di un “nemico” comune a leghisti e “frondisti” grillini, cioè l’Europa e tutto ciò che ne consegue, a cominciare dall’Euro. Sarà un caso che proprio in questi giorni a Parma, nel nuovo feudo grillino di Pizzarotti (tentato dall’alleanza con Favia) si sperimenti una moneta locale? Una pratica addirittura più leghista della Lega, ma - guarda caso - in territorio 5Stelle. Basta solo un altro passo, e il matrimonio è cosa fatta?

(Su Repubblica.it del 15 settembre Manes Bernardini smentisce, ma io confermo che sulla base delle notizie in mio possesso lo scenario descritto era corretto)

Stefano Aurighi

martedì 11 settembre 2012

Un passo indietro da parte di tutti, per evitare di cadere nel baratro della crisi

Ma Monti non aveva detto che la fine della crisi è vicina? Ieri il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, a Ferrara non ha usato giri di parole: "Italia in grandissima difficoltà, serve un passo indietro da parte di tutti". Il problema, però, è che gli italiani si stanno dimenticando del "bene comune"...

sabato 8 settembre 2012

Pirini (M5S Forlì): "Espulsioni e liste, ecco come funziona"




Prima del fuorionda di Favia, già Raffaella Pirini (M5S Forlì) puntava il dito sulle modalità di gestione del MoVimento 5 Stelle, dalle "espulsioni"  alla formazione delle liste per le elezioni.
L'intervista, sino ad ora mai pubblicata, va online oggi, 8 settembre 2012.

lunedì 3 settembre 2012

Grillo detta l'agenda (e tutti noi dietro come pecoroni)



La politica si fa dettare l’agenda dai media da tempo immemorabile, creando uno scollamento abissale tra i cittadini e i partiti, i primi assorbiti da una quotidianità non sempre facile, i secondi attenti ai titoli e ai fondi dei giornali. Due mondi sempre più separati. E Beppe Grillo, di questi tempi, se la ride. Tutti i media, con un riflesso pavloviano, da anni si presentano armati di microfono quando il comico apre bocca. Da qualche tempo, però, accendono direttamente il megafono. E lui, senza fatica, guida il gioco.

Com'è possibile cascare con tutti due i piedi nella provocazione del presunto odio verso di lui e della sua possibile eliminazione fisica?

Ogni parola, denuncia, sbadiglio o corrente d’aria che esca dal suo blog entra direttamente nell’amplificatore del sistema dei media, che la condisce con il ditino alzato di chi si sente offeso dalle parole del comico e la serve  ai propri lettori ancora calda e fumante per sottolineare che questo Grillo questa volta ha proprio esagerato. E Grillo ha ragione a ridersela, perché ogni titolo indispettito su di lui, è una quota di consenso in più verso il MoVimento. E la ditta Grillo/Casaleggio lo sa. Gli basta uno schioccar di dita e il titolo ad effetto è garantito, con l’ovvio corollario di nuovi voti verso il MoVimento, perché Grillo - nella sostanza, anche se non nella forma - spesso ha ragione (si, si, anche lui fa delle cappelle clamorose, ma ci siamo capiti).  I partiti tradizionali e i media non devono ignorare Grillo. Ma quando lo mettono al centro del mirino, ci dev’essere un buon motivo, per rispetto dei cittadini, prima ancora che dei lettori.

Un esempio: che senso ha che Bersani, con tutte le cose che potrebbe dire in apertura della Festa Democratica di Reggio Emilia, se la prenda con “i fascisti del web”? Davvero il popolo della sinistra si aspetta che Pierluigi Bersani parli di Grillo? O si aspettano parole e programmi sul lavoro, la sanità, la scuola e il precariato? In questo modo Bersani non fa altro che compattare una base che è già compatta.  Ma come reagirà tutta quella quota di indecisi, a un passo dal mollare il Pd per approdare a Grillo?  Insomma, caro Bersani, non è una grande strategia. Lo hanno capito meglio a destra, dove Grillo lo studiano (ad esempio Berlusconi, che si sciroppa tutti i comizi del comico per assorbire un po' di quella carica comunicativa).

Possibile che non si riesca a recuperare una visione concreta sul Paese, dando ai lettori e ai cittadini le informazioni di sostanza, invece che la caciara quotidiana?

E’ il vicolo cieco dell’agenda dettata dall’esterno, che ci guida in una direzione, mentre il Paese va in quella opposta.

p.s. Nel PD, in più occasioni (qui e qui, ma ce ne sono molte altre), solo Pippo Civati ha proposto riflessioni "non urlate" su Grillo

venerdì 24 agosto 2012

Ho voluto la bicicletta e ora governo Parma giocando a shanghai

Sul Venerdì di Repubblica oggi in edicola, la mia intervista al neo sindaco di Parma Federico Pizzarotti sui primi tre mesi di esperienza amministrativa (qui l'articolo originale).
Federico Pizzarotti (Foto Aurighi)


Due mesi per fare la giunta? "Un metodo esportabile". Il buco da ripianare? "Come per i mutui, una rata alla volta"... L'inceneritore? Un vero rebus. Il sindaco a 5 stelle racconta i suoi primi cento giorni, "lunghi 15 anni"

di STEFANO AURIGHI

 PARMA. Gli elettori gli chiedono la rivoluzione e lui, per ora, ha comperato la bicicletta per spostarsi in città: "È sicuramente il gesto più grillino che abbia fatto. Il Comune risparmia soldi e a me serve per avere il polso della situazione quando parlo con i cittadini che incontro nelle strade. Mica posso basarmi su quello che scrivono i giornali". Eletto a furor di popolo sindaco di Parma con il 60 per cento dei voti nelle liste del MoVimento 5 Stelle lo scorso 21 maggio, Federico Pizzarotti si tormenta i capelli irrigiditi dal gel. Lavora anche nel weekend e sono saltate le ferie a New York: "Sono passati tre mesi, è vero, ma per l'impegno che ci vuole sembrano quindici anni". Solo per fare la giunta, ci ha messo due mesi: "Ma non è detto che sia un male. Vedrà che si rivelerà un metodo esportabile" prova a rispondire lui.

 C'è da capirlo, fare il sindaco ha poco a che fare con la rivoluzione, molto di più con l'asfaltatura delle strade. Se poi ti eri presentato come il paladino della nuova politica, della finanza pulita e dell'ambiente incontaminato, le cose si complicano. Eh sì, perché a Parma c'è da ripianare un buco finanziario di 850 milioni di euro lasciato in eredità dalle precedenti amministrazioni. Alle porte della città, poi, la multiutility Iren sta costruendo quell'inceneritore che gli elettori non vogliono e su cui Pizzarotti ha giocato tutta la campagna elettorale.

 Aveva promesso di provare a non farlo accendere, ma sarà dura: "La cosa che chiedono di più i cittadini è la manutenzione: la buca, la strada, il lampione" conferma. E sa perfettamente che le promesse a cinque stelle, imbrigliate nelle regole dell'amministrazione, rischiano di rimanere parole al vento. Ma non capitola e detta la linea: "Qui, prima, si era orientati a progetti, costruzioni, cose nuove. Adesso bisogna indirizzarsi a sistemazione, preservazione, ristrutturazione".

 E poi ti sorprende con l'ottimismo inedito, e un tantino azzardato, della "variante shanghai": "Ho fatto tante volte l'esempio del gioco dello shanghai. Devi sfilare una bacchettina alla volta, perché prendere tutto in blocco o agitarsi può solo causare danni. Invece prima sblocchi un lavoro, poi ti si libera uno stabile, si chiude un discorso, finisce un debito e magari si chiude una società di quelle strumentali". Un lento gioco d'equilibrio, insomma, che applicato all'urgenza delle questioni parmigiane rischia di aggravare la situazione, come nel caso dell'inceneritore. Iren, infatti, vuole terminare la costruzione e collaudare l'impianto entro dicembre, termine ultimo per non perdere 40 milioni di euro di incentivi del decreto Romani. Gli operai lavorano senza sosta, anche in agosto, perché i tempi stringono. La giunta Pizzarotti, dal canto suo, ha messo campo un esperto che sta studiando l'iter che ha portato alla realizzazione dell'inceneritore "per capire se il processo è stato corretto" e costringere eventualmente Iren a sospendere i lavori. L'ultima carta da giocare sarebbe la rescissione del contratto, un'opzione che costerebbe al Comune una maxi penale di 180 milioni di euro: un elefante che potrebbe sedersi sullo shanghai del sindaco e che porterebbe il debito intorno al miliardo di euro.

 Ma è proprio qui che Pizzarotti ti sorprende di nuovo, perché quando gli chiediamo "come si fa a riempire un buco di 850 milioni di euro?", prima risponde testualmente che "la domanda è mal posta" e poi si dilunga a spiegare, con precisione scolastica, che ogni debito "è fatto di tante componenti, intanto ci sono gli investimenti, i beni patrimoniali e le partecipazioni...". Sì, ma il buco nel bilancio? La politica nazionale guarda a Parma proprio per capire come se la caverà il Movimento di Grillo con un debito di questa portata. Un sistema che funzionasse lì, infatti, potrebbe funzionare ovunque. Il sindaco giura che la ricetta grillina c'è e la illustra così: "Faccio un esempio, io ho investito e ho speso dei soldi, insomma ho contratto un mutuo. Ma se ho fatto un mutuo per la casa, ovviamente non posso estinguerlo in un giorno. Quindi quello che mi serve davvero non è il totale della somma del mutuo, ma è la rata per pagarlo un po' alla volta".

In definitiva: "Quello che ci occorre adesso, e che stiamo recuperando, sono le risorse per le spese correnti e per ammortizzare il debito", e si spera che a Parma basti per evitare il default. Di sicuro, per recuperare denaro, Pizzarotti avrà bisogno di tagliare. In questi primi tre mesi ha ridotto del 10 per cento il suo compenso e quelli del vicesindaco e presidente del consiglio comunale, ha tagliato i posti auto gratuiti per i consiglieri comunali e ha abolito i biglietti omaggio a teatro per consiglieri comunali e assessori. Provvedimenti di "matrice grillina" rivendica Pizzarotti (anche se ormai abbastanza diffusi), utilissimi sul fronte del consenso, certamente non così determinanti su quello della sostanza, come nel caso dell'utilizzo della bicicletta in città al posto dell'auto blu: "Non ho rinunciato del tutto all'auto di servizio, perché se devo andare in altre città non ci vado in bicicletta" spiega. "Il costo annuo delle precedenti amministrazioni per autisti e auto era di circa 250mila euro. Stiamo valutando di avere una sola macchina a disposizione di sindaco e giunta, guidata da personale comunale, spendendo in totale 20-30mila euro l'anno". Gesto nobile, si recuperano più di 200 mila euro, ma la rivoluzione grillina è lontana.

Già, Grillo. Cosa pensa del suo pupillo parmigiano? "Ogni tanto ci sentiamo, c'è qualche battuta via sms con lui, messaggi di incoraggiamento in cui mi dice di tenere duro e che, se serve una mano, loro ci sono". Tutto qui? Ma andiamo... Lui giura: è un rapporto sporadico e "mediato" dal cellulare. Così come con Gianroberto Casaleggio, il guru del MoVimento che si occupa della comunicazione. Come per tutti i grillini, anche Pizzarotti ha l'ossessione del rapporto con i giornalisti (una sola intervista televisiva, concessa a un'emittente locale, e poi più niente, men che meno a pagamento), accusati di dare una lettura distorta delle cose. Secondo il primo cittadino, nel sistema dei media tutto converge intorno a un solo messaggio: "Se i grillini a Parma faranno male, ok, li abbiamo sbaragliati. Se lì faranno bene, sarà un bel un problema".

 E qui si arriva al nocciolo della questione grillina: "Quello che serve è un rapporto diretto con il cittadino per dare l'idea di quello che l'amministrazione sta facendo" sottolinea Pizzarotti. "Sul nostro canale YouTube c'è la diretta del consiglio comunale. E carichiamo anche i video delle nostre conferenze stampa". Una fiducia smisurata nel web, che ora sarà usato per calare una carta che Pizzarotti considera rivoluzionaria: "Abbiamo appena inaugurato la "registrazione forte" sul sito del Comune di Parma. Con la carta di identità inserisci i dati anagrafici e io so per certo che sei proprio tu. Sulla base di questo ti diamo la possibilità di commentare il nostro lavoro. Ti offro la comunicazione diretta e tu ti fai la tua idea. Poi, la puoi anche leggere sul giornale nazionale, ma ti fai la tua idea". È l'embrione del famoso "un clic, un voto" tanto caro a Grillo, però - gli facciamo notare - scarsamente applicato persino sul portale nazionale del MoVimento. Pizzarotti allarga le braccia, ma rivendica l'obiettivo: in fondo, è solo un'altra bacchetta da spostare.

lunedì 25 giugno 2012

Il cuore di Caterina

Al "Concerto per l'Emilia" Caterina Caselli non ci arriva, e la sua voce arranca alla terza strofa, quando urla al cielo "cercavo in te-e-e-e-e". Ma è proprio lì che vedi l'Emilia che non molla. l'Emilia che si mette in gioco. L'Emilia che non si spezza neanche se la magnitudo vola cupa sui sogni di questa terra che si credeva protetta.
E' proprio in quella voce, che si riaccende roca dopo 42 anni di silenzio, che capisci che questa terra ha gli anticorpi giusti, che non si ferma di fronte a due faglie stronze che si prendono a pugni sottoterra e che ci fanno morire tutti un po' dentro. Figurati se si ferma di fronte alla voce che fatica a scaldarsi, ma che poi vola alta, altissima. E' proprio in quella fatica che capisci che ci siamo tutti, ma proprio tutti. Perché, sì, ha ragione Caterina: si muore un po' per poter vivere.

INSIEME A TE NON CI STO PIU'


Insieme a te non ci sto più, 
guardo le nuvole lassù... 
cercavo in te-e-e-e 
le tenerezze che non ho, 
la comprensione che non so 
trovare in questo mondo stupido. 
Quella persona non sei più, 
quella persona non sei tu.... 
finisce qua-a-a-a 
Chi se ne va che male fa? 
Io trascino negli occhi 
dei torrenti di acqua chiara 
dove io berrò.. 
io cerco boschi per me 
e vallate col sole 
più caldo di te... 


Insieme a te non ci sto più, 
guardo le nuvole lassù... 
e quando andrò-ò-ò... 
devi sorridermi se puoi, 
non sarà facile ma sai 
si muore un po' per poter vivere... 
Arrivederci amore ciao, 
le nubi sono già più in là... 
finisce qua-a-a-a 
Chi se ne va che male fa? 


E quando andrò-ò-ò... 
devi sorridermi se puoi, 
non sarà facile ma sai 
si muore un po' per poter vivere... 


Arrivederci amore ciao, 
le nubi sono già più in là...

venerdì 22 giugno 2012

Contro Steve Jobs

Ok, l'iPad, l'iPod, l'iMac, la mela, la bellezza e la tecnologia fuse in prodotti perfetti.
Ma chi era veramente Steve Jobs? Per capirlo vale sicuramente la pena leggere la biografia autorizzata:  Jobs stesso non aveva dato particolari limiti a Walter Isaacson quando lo aveva contattato per commissionarla, quindi è tutto tranne che un'agiografia.
Da qualche tempo, però, è in circolazione anche il breve saggio di Evgeny Morozov, uscito di recente per Codice Edizioni. L'ho comperato contravvendo alla regola- base che guida la gente sprovveduta come me nella scelta dei libri: la copertina. Certo, il titolo è un vero claim: "Contro Steve Jobs", tanto per capirci. Ma questa volta mi ha incuriosito di più la  frase della quarta di copertina: "Per buona parte degli ultimi dieci anni la Apple non ha venduto solo prodotti; ha venduto una terapia basata sulla tecnologia". Vedremo.