giovedì 28 aprile 2016

Oggi così.


 Ma si, che poi - se uno ci pensa - alla fine una giornata ruota intorno a cose dette o sentite dire, no? Quelle cose che in un modo  nell'altro, ne determinano la rotta. Oggi, io, così.
  1. Cazzo se l’abbiamo capito
  2. Raccogliere un vincolo rispetto al rinnovo. 
  3. Domani potrei ricominciare a fumare.
  4. Per caso voleva firmare?
  5. Se tu riuscissi a darmi una traccia oggi pomeriggio ti farei il monumento. 
  6. No la prossima settimana è tutta out prima della partenza.
  7. Il set-up della sala.
  8. Quel tramezzino.
  9. P**** *******
  10. Ste. Cazzo, Ste.

venerdì 22 aprile 2016

La velocità dei miei pensieri era oltre la luce


Durante una delle mie notti insonni in cui spaziavo con la mente, avevo la sensazione che il mio cervello viaggiasse ad altissime velocità.
Penso di aver raggiunto velocità prossime alla luce.
Con un corpo che si avvicina alla velocità della luce si può disegnare un cono di luce e suddividere lo spazio in regioni: il futuro, il presente e il passato.

La mia mente viveva oggi, ieri e domani.
Io mi vedevo bambino.
Adulto, come prima della malattia.
Come oggi.
Vecchio come domani.

Ed ero sempre uguale, sempre con Elisa vicina, con i miei amici, ed ero sereno e felice.
E sicuro di me.

Il mio cervello si stava espandendo, il mio corpo stava vibrando, stavo diventando energia pura.

Stavo visualizzando i colori dell’arcobaleno.

I fisici che stanno ancora cercando i tachioni dovrebbero viaggiare come stavo viaggiando io.

La velocità dei miei pensieri era oltre la luce.

[Questo è un passaggio del libro autobiografico di un amico malato di sclerosi multipla. Che non muove più un muscolo, solo la testa. E che racconta con queste parole le sensazioni delle notti immobili a letto.]

mercoledì 13 aprile 2016

Lassie, improvvisamente






- I miei genitori erano originari di Padova. Poi però mio papà ha cambiato cognome
- E cosa significa il tuo cognome?
- Nothing. It means nothing.
Sophia Shepodd, la giornalista bionda sulla sinistra nella foto, stamattina mi ha risposto così. Nothing. 
E poi mi ha spiegato (in inglese, ma è per capirci) : "Mio papà voleva semplicemente che nessun altro potesse avere il suo cognome. E quindi, quanto è diventato famoso, si è inventato un cognome d'arte. Shepodd. Che non significa niente. It means nothing, Stefano".
Si, è vero. Il tavolo, a sinistra nella foto, sembra molto serio. E i temi lo sono davvero, perché si parlava di investimenti USA in Italia. E, in particolare, delle relazioni economiche USA/Emilia-Romagna. Gli USA sono il secondo Paese (dopo la Germania, prima della Francia) partner commerciale dell’Emilia-Romagna e nel 2015 hanno assorbito esportazioni regionali per oltre 6 miliardi di euro (il 10,9% del totale regionale). 
Però sapere che la giornalista che curerà lo speciale economico su USA Today è Sophia Shepodd, la figlia di quel Jon Shepodd interprete principale della serie Lassie (sugli schermi tv americani ininterrottamente dal 12 settembre 1954 al 25 marzo 1973), ha reso la mattinata più familiare. 
Che, ogni tanto, ci vuole.

martedì 12 aprile 2016

Which war?

A un certo punto, dopo che il Presidente della Regione Emilia-Romagna - narrando alcuni cenni storici di questo territorio relativi al lavoro - fa riferimento al "dopoguerra", l'ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, lo ferma e chiede: "Which war"?
Quale guerra?
Quale dopoguerra?
In mezzo a tante parole importanti nel corso del colloquio ufficiale di ieri, queste mi hanno colpito più di altre. Perché, più di altre - in una sola domanda - sono la rappresentazione plastica degli infiniti punti di osservazione, del relativismo, della vastità della storia. 

sabato 9 aprile 2016

Il discorso di inaugurazione perfetto

A un certo punto, quando tutto è pronto per il taglio del nastro, Enrico si guarda intorno e dice: ci vuole un bambino: "C'abbiamo dei bambiniii?", urla verso il giardino.

Sai quando dici che un Paese lo conosci solo se entri nella sua pancia.

Ecco. Ca' di Lugo è una delle tante magnifiche pance di questo paese, una frazione che un sabato mattina si presenta quasi per intero nel cortile alberato del centro di aggregazione, ricreativo, culturale, che ha appena riaperto. C'è l'inaugurazione. Pochi tacchi, molte scarpe da ginnastica. Mani incrociate dietro la schiena e sorrisi larghi.

E di giovani non è che ce ne siamo tantissimi, ma insomma, dai.

Però un paio di bambini si, e portano a Enrico il cuscino su cui poggiano delle forbici prese certamente dal cassetto del bar del Circolo.

E prima del taglio del nastro, Enrico ha il tempo per rimproverare Gian Battista, in ritardo, che si appoggia su una stampella (C'abbiamo anche la rampa per gli handicappati, sali di lààà!).

E, finalmente, il discorso. Di quelli che si sentono quando per fortuna la retorica muore sepolta.

"Ho fatto l'asilo dalle suore qui a Lugo, e quindi sono diventato comunista per forza", ride Enrico, raccontando al pubblico sparso tra i tavolini, lì nel cortile. "Il lavoro mi ha portato molto in giro, ma alla fine eccomi ancora qui, a 60 anni, a inaugurare un posto importante per tutti noi. A sessant'anni qualcuno si prende un'ucraina, o si compera un'Harley Davidson. E in ogni caso ventimila euro li deve spendere. Io invece, insieme a tanti altri volontari, ventimila euro li ho cercati da metter qui per il centro sociale, Così qui in paese stiamo tutti meglio. C'è spazio per i giovani, per gli anziani, c'è il bar".

Che secondo me, come discorso di inaugurazione, è perfetto.