domenica 29 dicembre 2013

La lezione del 2013

Ieri, dopo molti anni, ho rivisto un amico d'infanzia.
Lui era il più veloce di tutti nelle corse, durante l'ora di ginnastica.
In questi anni ci ha divisi solo la distanza geografica.
Io sono andato via, lui è rimasto.
Ma ci siamo tenuti sempre in contatto.

Quando ho suonato al campanello di casa, non ha risposto.
Allora l'ho chiamato al cellulare, ma non ha risposto neanche in quel caso.
Strano, avevamo un appuntamento e lui mi aveva garantito: "Ti aspetto".
Gli ho mandato un messaggio e ho aspettato fuori casa.

Dopo qualche minuto ha risposto testualmente: "Fatti aprire la qualcun altro la chiave è sotto il tappetino al testo piano".

Salgo.
Trovo le chiavi.
Apro la porta.
Entro.

Lui è lì, in cucina, che mi aspetta.
Si scusa per non avermi aperto e mi spiega cosa glielo ha impedito.
Era solo in casa.
I freni della sedia a rotelle erano rimasti bloccati, e lui non riesce da qualche mese a muovere neanche le braccia, perciò non poteva sbloccarli.
La poca forza residua che ha sulle gambe gli permette di far avanzare la sedia a rotelle di pochi centimetri alla volta, ma con i freni tirati c'è poco da fare.
Non solo. Il dispositivo del cellulare che gli permette di usare i comandi vocali si era inceppato ed era rimasta attiva solo la funzione "rispondi al messaggio".

Quando io suonavo al campanello, quindi, lui non poteva muoversi per venire ad aprirmi. Né poteva rispondere alla chiamata del cellulare. Per fortuna gli ho mandato un messaggio, così ha potuto rispondere.

Quando sono entrato, lui mi ha salutato dandomi le spalle, dato che non si può muovere.
Ci siamo raccontati molte cose, con grande semplicità.

Non abbiamo parlato della malattia che si è manifestata qualche anno fa e lo ha costretto progressivamente sulla sedia a rotelle, presentandogli il conto dell'immobilità.

Abbiano solo parlato di cose che ci facevano ridere. O riflettere.

Poi ci siamo salutati.
Io sono uscito, lui è rimasto lì.

E sono rimasto solo, con il pensiero della totale inconsistenza delle cose di cui mi lamento tutti i giorni.


giovedì 12 dicembre 2013

"Tutti hanno diritto di dire ciò che vogliono. Ma anche noi di chiamarla Troia!"

La faccia, in questo video, la mettono alcuni giornalisti di Modena, solidali con la collega, ma le parole sono quelle testuali dei grillini. La "base" del Movimento 5 Stelle? Eccola qui: incitati da Beppe Grillo i "fan" del movimento così commentano su Facebook un articolo (sgradito al Capo) scritto da Maria Novella Oppo, giornalista dell'Unità. 

domenica 1 dicembre 2013

"Spese pazze" in Regione: se anche Michele Smargiassi rinuncia al giornalismo siamo fritti

Michele Smargiassi
Restituitemi Michele Smargiassi!! Quello vero, però.
Adesso vi racconto.

Questa mattina sfoglio Repubblica. In prima pagina c'è la firma di Michele Smargiassi. L'articolo è intitolato "Convegni, hotel e aragoste: il modello emiliano naufraga tra gli scontrini". Mi pregusto la lettura, proprio come si fa con una pietanza succulenta, quando sai che il palato ti ringrazierà per l'estasi del risultato.
Leggo Michele da un quarto di secolo. Per me, che sono un giornalista di serie D, con un percorso professionale lastricato da errori grossolani e imperfezioni continue, lui rimane una sorta di esempio vivente, punto di approdo auspicabile.
Stile inimitabile, prosa piacevole, gusto della battuta, efficacia della argomentazioni. Sempre attento alle fonti, ai riscontri, ai dati. In altri termini, alla sostanza. E, naturalmente, sintesi fulminanti, che in una frase condensano in maniera sublime anche la più contorta delle vicende.

Quella che preferisco è: "C'è un corvo ma assolutamente nessuna volpe nella spy-story al ragù che sta esagitando la campagna elettorale bolognese", che riassumeva in maniera beffarda la sequenza di colpi bassi della campagna elettorale a Bologna nel 2009.

Il pezzo di oggi, come sempre, è perfetto e, per larghissima parte, condivisibile, sulla linea di quanto già Aldo Balzanelli scriveva circa un mese fa. Smargiassi scrive che la vicenda delle cosiddette "spese pazze" di cui tanto si parla (e che saranno al centro della direzione regionale del PD in programma domani sera, durante la quale i consiglieri del PD Monari e Montanari potrebbero annunciare le loro dimissioni) "accade in una Regione politicamente immobile, consociativa e senza vera opposizione da decenni.

Smargiassi, in sostanza, fotografa una situazione, inserendo però il registro del suggerimento blando, una sorta di preparazione del terreno al lettore verso una conclusione ovvia, che prosegue con le frasi successive:

L'impressione è che nel decalogo del consigliere sia saltata ogni distinzione fra spese istituzionali, finanziamento ai partiti, belle figure 'a gratis' e sontuoso apporto al benessere personale con missioni stile "convegno più aragosta.

Un'impressione, quindi, come dice Smargiassi. In sostanza, una sua opinione, su cui si può concordare o meno. Non è esattamente il mestiere del cronista, ma capita.

Poi, però,  come in tutti i suoi pezzi, arriva la sintesi, questa:

"Uno stile di vita politico fatto di begli alberghi, ristoranti a tutte stelle e auto in attesa"

E' su questa frase che ho capito di essere diventato orfano di Smargiassi, che ha scelto - anche lui - la scorciatoia della sintesi piaciona ed ammiccante , che sempre - anche in questo caso - è bellissima ed efficace dal punto di vista della potenza dell'immagine, ma del tutto indifferente alla realtà delle cose. Smargiassi, messo di fronte alla fatica del giornalismo, questa volta sceglie anche lui l'abbrivio dello slogan, anche se - mai come in questi casi - sarebbe stato necessario dare i dati reali, capire chi, quanti, come, in che occasione. Smargiassi, come chiunque tra di noi faccia questo mestiere, conosce centinaia di politici e vede bene quale sia la quotidianità della filiera, dal consigliere circoscrizionale sino al consigliere regionale, vite nella stragrande maggioranza dei casi lontane anni luce - nella sostanza e nelle modalità - dallo slogan con cui riassume un'intera compagine.

Siamo insomma al famoso "è tutto un magnamagna", "qui una volta era tutta campagna", "tanto alla fine sono tutti uguali. Che, detta da Sallusti o Brachino passi pure. Ma scritta da Smargiassi lascia orfani di una delle penne migliori in circolazione.

Ed è un peccato, perché se anche il giornalismo "buono" si lascia erodere dalla pigrizia di questa sorta di iconoclastia laica, così tanto di moda e così tanto cieca, chi rimarrà a raccontare i fatti separati dalle opinioni? 

Restituitemi Michele Smargiassi!! 

domenica 30 giugno 2013

La montata lattea di Carlotta Magnanini e i cadaveri del Vajont


Per spiegare che ha avuto una montata lattea scarsa, Carlotta Magnanini su D di Repubblica scrive:

"La montata lattea non fu quell'esondazione inarrestabile del Vajont come avrebbe dovuto essere, ma di quelle che va be', sempre meglio che niente. Così così. Da puerpera spuria". 

E poche righe dopo, per precisare di aver provato anche con il latte ipoallergenico Unipo, sottolinea: 


"La poppata successiva fu un Vajont di Unipo in polvere".


Maneggiare la scrittura, ignorando la storia, provoca sempre risultati agghiaccianti e, in questo caso, umilianti per la memoria delle 1917 vittime del Vajont, per i superstiti e - sì - anche per il giornalismo.
Sono sicuro che è tutto scritto in buona fede, faccio lo stesso mestiere della Magnanini e so che può capitare, ne ho già scritto. E' capitato anche a me. 
Ma almeno nell'anno della ricorrenza del 50° della catastrofe di Longarone, un po' di attenzione, dai. 
Altrimenti va a finire che, per descrivere una diarrea, scriveremo simpaticamente di aver avuto un'Hiroshima nel culo. Oppure descriveremo un travolgente sisma dell'Irpinia nel naso per dire che ci stavano scaccolando con una certa irruenza. O un olocausto in cucina per dire che il frigo non funziona.
Io, oltre che giornalista, sono figlio di una superstite e faccio un invito ufficiale a Carlotta Magnanini, senza ironia: se è disponibile, un giorno la accompagno nelle zone della tragedia. Sono sicuro che capirà che il mio non è livore, è solo tentativo di mantenere viva la memoria.

domenica 23 giugno 2013

Giovane è la notte


Davide Lombardi su Note Modenesi intervista Filippo Bottura, 23 anni, deejay modenese, organizzatore del MMV (Modena Music Village), un evento che ha richiamato migliaia di giovani. E, proprio a proposito di giovani, Bottura racconta un mondo che agli adulti è sostanzialmente ignoto. Uno spaccato fenomenale che è al contempo preziosa fonte di informazione, ma anche e soprattutto strumento indispensabile per i politici che a qualunque livello si occupano di politiche giovanili.

mercoledì 19 giugno 2013

lunedì 17 giugno 2013

La teocrazia punitiva del M5S

Enza Blundo, M5S, ha chiesto a Adele Gambaro
di chiedere perdono a Beppe Grillo
Invocare il perdono di Beppe, in diretta. (guardate il video...) 
Nella politica italiana si affaccia la teocrazia movimentista, in cui il dio Grillo - che già da tempo ha potere simbolico di vita e di morte nel MoVimento - ora allarga le proprie facoltà a quella intermedia e vagamente paternalista del perdono.
Notizia pessima di per sé, lo è maggiormente in quanto apparecchiata come gogna pubblica per la peccatrice, lapidata virtualmente nei giorni scorsi (come tutti gli espulsi), a cui però viene concesso di riprendere in mano la propria vita di movimentista a patto di battere il petto in segno di perdono: Grillo, mi prostro davanti a te, invoco la tua magnanimità di fronte ai confratelli.
Permeata dei peggiori elementi settari (presenza di un leader carismatico, coercizione psicologica come nel caso della gogna, ricchezze dei singoli convogliate a favore di una causa più grande), una quota (si spera limitatissima) del M5S si aggiunge ai tanti elementi che rischiano di far implodere il progetto originario del MoVimento, che era così bello, così fresco, così pieno di aria di partecipazione, che vederlo sepolto sotto la lapide marmorea di una teocrazia, oltretutto punitiva, fa malissimo alla nostra già claudicante democrazia.
Non ne sentivamo davvero il bisogno.


"Io, quello che mi auguro, è che Adele, come è giusto che sia, 
abbia la forza e la voglia di chiedere scusa e perdono 
per aver messo in discussione questo [...] 
non possiamo farci del male l'un l'altro, altrimenti l'insieme non funziona.
[...] io spero che si accolga quella proposta che era 
stata fatta - e chiudo - di una telefonata a Beppe, 
e le scuse siano in diretta a Beppe"

martedì 11 giugno 2013

Senza Grillo il MoVimento 5 Stelle potrebbe diventare adulto


Avete ascoltato i 24 secondi di video qui sopra? Qualche anno fa, quando a Cesena alla Woodstock 5 Stelle avevamo acceso le telecamere per capire quale fosse la natura del MoVimento, Giulia Bondi aveva fatto a Grillo quella che - con senno di poi  - si è rivelata essere la domanda delle domande: può esistere il MoVimento senza di te?
E lui aveva risposto:

"Esiste già. 
Sono tutti dei Grillo. 
Sono tutti leader di se stessi. 
Se tu realizzi un tuo sogno, lo rendi reale, 
sei già un leader di te stesso".

Una risposta da papà saggio, che guarda con orgoglio i figli mettere a frutto il suo insegnamento e li vede camminare verso il mondo.
Questa risposta, realistica all'epoca, si è poi rivelata irrealizzabile quando è arrivato il potere vero.
Lo si è visto una prima volta nel famoso tweet di pochi mesi fa, di fronte all'eventualità che il M5S potesse votare la fiducia a un eventuale governo Bersani. In quell'occasione Grillo, al posto di cogliere quello che sembrava il primo cenno di realismo istituzionale dei suoi, si era offeso, Invece di farsi da parte come riconoscimento dell'inizio di un percorso di maturità  dei suoi e lasciare campo libero, aveva minacciato di andarsene, di abbandonare la politica, facendo rientrare rapidamente i primi accenni di frattura nel MoVimento, annullandone evidentemente la prima spinta di maturazione, mettendosi quasi fisicamente di traverso. In altre parole, minacciando di immolarsi, bruciando nella pira funeraria l'essenza del MoVimento stesso.

Con il post "Il problema è Beppe Grillo", con cui il comico ribatte alle accuse della senatrice M5S Adele Gambaro, si rinnova e si potenzia il medesimo meccanismo: Me ne vado? Eh? Vado via? E, sottotraccia, la consapevolezza (la supponenza, in questo caso) che senza il suo leader, il MoVimento non può affatto esistere. La figura del fondatore che, come da tradizione, diventa zavorra.
Non è vero, quindi, che "tutti sono dei Grillo". Di Grillo ce n'è uno solo e, fino a quando ci sarà, la sensazione - ormai una certezza - è che il M5S rimarrà nel recinto della sperimentazione rancorosa della protesta politica.

Dal punto di vista strettamente analitico, questa è la rappresentazione plastica dell'ormai celeberrimo sperpero di milioni di voti dati al MoVimento.
Se però Grillo lasciasse adesso, con un'uscita di scena intesa come avallo e pieno riconoscimento della capacità del M5S di camminare da solo, il MoVimento potrebbe davvero provare a diventare quella forza in grado di dare gambe a quel programma sino ad ora rimasto pura lettera morta.
E, di fronte all'astensionismo catastrofico di quest'ultima tornata elettorale, il voto potrebbe riacquistare quel senso di delega che - mai come nel caso di Grillo - si è rivelato fuori bersaglio.

domenica 9 giugno 2013

Last minute: Grillo prende per il culo i grillini

La novità dell'ultim'ora è che Grillo sta prendendo per il culo i grillini.
Messo all'angolo da risultati elettorali, defezioni e critiche aperte che provengono dai suoi parlamentari, il comico sbrocca di brutto e nel tentativo affannato e goffo di ricompattare la base attraverso le consuete urla identitarie, prende per il culo la sua stessa base, quella stessa base che gli ha dato fiducia.

E' un gran peccato, perché in questo modo rischia di far sparire il MoVimento 5 Stelle e, con il MoVimento, tutto ciò che nel M5S c'è di buono.

La presa per il culo è lì in bella vista nel post  "C'è chi ha votato il M5S", in cui vengono elencati 25 motivi per cui la gente ha votato il MoVimento.

La presa per il culo al suo elettorato è il motivo numero 21:

C'è chi ha votato il M5S per relegare finalmente Berlusconi nella spazzatura della Storia

I suoi elettori sanno perfettamente che l'occasione per "relegare finalmente Berlusconi nella spazzatura della Storia" c'è stata. Erano i giorni in cui si eleggeva il Presidente della Repubblica. E Grillo, sul blog, scriveva che l'elezione di Prodi "cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche".

Prodi, trombato da 101 ignoti (si fa per dire...) del Pd, avrebbe avuto chanche di "relegare finalmente Berlusconi nella spazzatura della Storia" e "cancellare Berlusconi dalle carte geografiche" se il M5S avesse accettato un accordo sul nome di Prodi. Ma non lo ha fatto. Ed è stato, con ogni probabilità, l'inizio del declino. Non quello che Giannino tentava di fermare a suon di lauree. Quello del MoVimento che, preso in giro di fronte all'evidenza della mancata presa in carico di responsabilità, potrebbe davvero evaporare con gran danno per tutti.

mercoledì 5 giugno 2013

Non tutte le donne sono così feroci (speriamo)


Treno regionale Bologna-Venezia, ore 9,20.
Salgo, apro il giornale. Di fronte a me c'è un uomo, cinquant'anni circa, anche lui sprofondato nella lettura di Repubblica.
Salgono quattro donne, età media 65. Si siedono proprio di fianco a noi. 
Sono chiaramente in gita, una è evidentemente la "leader". 
E' bassa, robusta. bionda ultra-tinta, vestita in maniera curata, gioielleria di seconda mano, voce sicura, occhialoni da sole. Non so ancora che sta per accadere qualcosa di feroce.
Il treno parte, le chiacchiere delle quattro donne in gita anche.
Improvvisamente sale altissimo il tono della voce della donna ingioiellata.

"MA BASTAAAA, SEI SEMPRE QUELLA CHE PUNTUALIZZA"
E la donna di fronte all'ingioiellata replica, quasi sottovoce. "Ma ho solo detto..."
"SEI SEMPRE QUELLA CHE ROVINA LE DISCUSSIONI"
"Ma cosa ho detto"? (sommessamente)
"SE IO PARLO DI BARCELLONA E DI GAUDI', CHE BISOGNO C'E' DI PRECISARE?"
"Ma io ho solo detto che..."
"SE IO DICO CHE A BARCELLONA C'E' IL QUARTIERE GAUDI', CHE BISOGNO C'E' DI PRECISARE CHE SONO SOLO TRE CASE, NON UN QUARTIERE????"
"Va bene, va bene. Dicevo solo che sono tre edifici"
"NO, NON VA BENE, BISOGNA CHE QUALCUNO TE LO DICA, SEI SEMPRE COSI!!! GUARDA CHE LA GENTE QUANDO CHIACCHIERA VUOLE SOLO CHIACCHIERARE, NON VUOLE CHE GLI SI ROMPA LE BALLE!"
"Va bene, va bene, finiamola qui, scusa"
"FINIAMOLA QUI!?? NON MI VA BENE CHE TU DICA FINIAMOLA QUI CON QUEL TONO!!!"
Con un filo di voce, guardando verso il pavimento "Per favore, sto male, per questo dico finiamola qui. Basta, per favore"
"AH, ECCO, FINIAMOLA QUI, SI, MEGLIO"

Il treno sferraglia verso Ferrara, il quartetto prosegue il chiacchiericcio, a cui però non partecipa più la donna  che ha osato contraddire l'ingioiellata. Se ne sta in silenzio, umiliata, col groppo in gola.
Il treno ferma a Ferrara. 
Prima di scendere, l'uomo di fronte a me si alza e si avvicina al quartetto di over65, si china verso la donna che è lì ancora silenziosa, le tocca un braccio. 
Lei si gira verso lo sconosciuto, con aria mite, sorpresa.
Anche le altre tre sono sorprese da quell'intrusione tanto inaspettata e si fanno improvvisamente silenziose.
Lui le dice: "Ho seguito la vostra discussione. Una donna con la sua sensibilità, la vorrei come zia delle mie nipotine".
"Davvero?", chiede. E un sorriso incredulo le illumina il viso.

martedì 4 giugno 2013

Qualcuno sa come si chiama il fan n° 1 di Pippo Civati?























La foto ritrae Pippo Civati all'arrivo alla direzione del PD. Ma io le frecce le ho messe sui professionisti dell'apparire, perché sono mitici, parte integrante dell'Italia.
Il 2 è Gabriele Paolini, e lo conosciamo tutti. Il 3 è quello che si fa chiamare Michele, anche se non è il suo vero nome, e finge di essere un giornalista.
Il numero 1 mi mancava, ma si impegna. Qualcuno sa come si chiama?

domenica 2 giugno 2013

Sta a vedere che Grillo apre al Pd per fermare Berlusconi


Se davvero l'idea del presidenzialismo dovesse prendere corpo, come lascerebbero intendere le parole di Letta e la replica di Alfano, potrebbero crearsi le condizioni per cui il MoVimento 5 Stelle potrebbe aprirsi a una forma di collaborazione con il PD (o con una buona parte del PD e altre forze del centrosinistra) per scongiurare che questo possa accadere.
Le condizioni, come ha dichiarato proprio su questo blog Piergiorgio Corbetta, sono queste:

[...]se in effetti la situazione precipitasse, se effettivamente Berlusconi diventasse per la sinistra un rischio più grande di quanto lo sia stato sinora, e cioè che a un certo punto ci fosse l’eventualità di tornare alle elezioni con la prospettiva che le vinca Berlusconi e che poi possa diventare Presidente della Repubblica; insomma, di fronte a un quadro di questo genere,  può anche darsi… Si deve veramente drammatizzare fortemente la situazione politica per pensare che Grillo possa fare qualche cosa.[...]

Vedremo.

giovedì 30 maggio 2013

Se il duo Benji & Fede umilia Grillo e le vaghe idee sui 16enni...

La distanza ABISSALE della politica dai giovani sta - tra i tanti esempi possibili - nella proposta di Grillo di abbassare l'età del voto ai 16enni, quantomeno per votare ai referendum.
Il post più popolare di Grillo, oggi, quello dedicato ai "maestrini dalla penna rossa", prende circa 1.100 "mi piace".
Federico Fede Rossi, uno dei due componenti del duo-idolo modenese Benji & Fede (superstar tra i 16enni, chiedete nei corridoi delle scuole superiori di tutta la provincia...), ne prende quasi 40mila per un semplice video dal titolo "ti voglio bene mamma <3" in cui canta in auto in compagnia della mamma, atterrita dalla guida del popolarissimo figlio.
Si, si, è vero, sono "solo" numeri, è "solo" web.
Ma i giovani, sul web, ci vivono.
Questo per dire alla politica (tutta la politica): quando si dice conoscere i giovani
Ah, per favore, non tirate in ballo il disimpegno dei ragazzi, perché i casi sono due: o non avete figli, e non avete idea di come giri il mondo; oppure siete di quelli convinti che a 16 anni si debba essere bruciati dalla passione politica, ma a quell'età - per fortuna - ben altre sono le passioni che bruciano.


giovedì 23 maggio 2013

Camposanto, una proposta per la memoria del sisma




















Nel piazzale vuoto che si intravvede dietro al citofono, una volta sorgeva lo stabile che ospitava nido, elementari e medie di Camposanto, in provincia di Modena. Lesionato dal sisma del 2012, è stato abbattuto.
In termini di identità collettiva, è come se a Roma venisse abbattuto il Colosseo. L'unica cosa rimasta in piedi è la colonnina con il citofono, su cui sono ancora leggibili le etichette dei campanelli della scuola media e della scuola elementare. L'ho fotografata ieri sera, mentre passeggiavo per le vie del centro, qualche minuto prima di entrare alla sala polivalente Ariston, dove ho moderato il dibattito tra i candidati sindaco per le elezioni che si terranno domenica 26 maggio.
Certi dettagli che rivelano la quotidianità delle relazioni di un paese, come nel caso dei campanelli ritratti nella foto, hanno una forza narrativa potentissima, perché raccontano la vita reale.
Se questa colonnina potesse in qualche modo essere protetta e rimanere lì a testimonianza di quanto successo, forse sarebbe un'operazione di mantenimento della memoria più efficace di qualunque monumento.

mercoledì 22 maggio 2013

"Il Movimento 5 Stelle? O diventa un partito, o finisce qui". A colloquio con Piergiorgio Corbetta

“La democrazia diretta è un’illusione. Il MoVimento 5 Stelle deve trovare dei meccanismi  di strutturazione intermedia. In sostanza, deve diventare un partito. Se rifiutano di farlo, rischiano di rimanere con una candela spenta in mano”.  Non fa sconti alle ambizioni di Grillo, Piergiorgio Corbetta,  direttore di ricerca dell’Istituto Carlo Cattaneo, ma il suo è un punto di vista di chi il M5S lo conosce davvero da vicino. Autore, con Elisabetta Gualmini, de “Il partito di Grillo” (Il Mulino), Corbetta analizza il traguardo (ormai vicinissimo) dei primi cento giorni del M5S in Parlamento, e non mancano le sorprese: il MoVimento mostra tutti i segni tipici del web-populismo, zavorrato anche dalla novità “fasulla e deludente” della rete, e Grillo, per mantenere stretto a sé il proprio elettorato, potrebbe persino pensare di cedere a future alleanze, senza sottovalutare il malcontento che cova tra i suoi parlamentari, tentati in parte di abbandonare la partita. E, sullo sfondo, la possibilità di intercettare i voti dei delusi dal Pd.

Professor Corbetta, di solito i primi cento giorni di un progetto politico dicono molto sulla capacità di tenuta del progetto stesso. Il “post-urne”, in vista di questo traguardo, sembra fotografare un momento di stallo per il MoVimento 5 Stelle.
Il post urne è condizionato dalle urne, nel senso che Grillo ha le mani legate dal suo elettorato.  È rimasto completamente  bloccato da un eccesso di successo. Ha vinto troppo.

Ha vinto troppo?
Si, troppo rispetto agli obiettivi.  Aveva in mente un partito di controllo, che sarebbe una funzione assolutamente nobile nell’ambito della politica italiana. Lo aveva dichiarato in maniera chiara: «Quando andremo  in Parlamento non ci metteremo a destra, non ci metteremo a sinistra, ma ci metteremo dietro per controllare quello che fanno i governanti e l’opposizione». Questo, dato l’esito del voto, non è stato possibile.  Lo avrebbe potuto fare se avesse avuto il 15%. Ma, avendo il 25%, è diventato condizionante e indispensabile per gli accordi governativi.  Da questo contesto non si esce e Grillo, tirandosi indietro, congela la situazione.

In sostanza, Grillo non vuole deludere il suo elettorato, ma così facendo mette il MoVimento in un vicolo cieco.
Proprio così, ma la situazione non può comunque durare. Non va mai dimenticato che l’elettorato di Grillo ha tre caratteristiche principali che ne hanno determinato, allo stesso tempo, il successo e la debolezza:  non ha radicamento territoriale, è trasversale alle classi sociali e, sostanzialmente, prende voti in tutto lo spettro politico. Grillo raccoglie quindi il voto di protesta generalizzato, ma non può trasformarlo in proposta. Faccio un esempio per capirci: se lui prende il voto di chi si lamenta delle tasse, ma anche quello di chi si lamenta perché il Comune o lo Stato tagliano i servizi del welfare, è evidente che quando si tratta di decidere una politica, o scontenta gli uni o scontenta gli altri. È il dilemma di tutti i  partiti populisti, che sono – per ricognizione storica -  partiti che ottengono consenso su tutto l’arco dell’elettorato da ogni punto di vista (generazionale, sociale, territoriale), e che però poi, proprio per questo motivo, sono incapaci di fare una proposta politica.


La sensazione, però, è che la rappresentanza parlamentare del MoVimento stia cercando di “cambiare pelle” per adattarsi ai meccanismi istituzionali, provando a dare risposta alle istanze del proprio elettorato.  O c’è invece la possibilità che Grillo perda la grande occasione di rappresentare questo voto di massa?
Non lo so.  Dipende dal contesto esterno, in primis dall’economia. Ripartirei dal dato delle urne: è chiaro che Grillo ha preso troppi voti.  Di quel 25% - diamo una stima grossolana - il 15% sono suoi elettori, il 10% sono in più. Questo 10% di persone che hanno votato per vedere “cosa avrebbero combinato i nuovi”,
probabilmente li ha già perduti. È questa situazione di autoestraniazione dalla politica nazionale che, certamente, gli fa perdere molti voti. Molti. Però è chiaro che se, andando avanti, il governo non riesce a garantire risultati perché le tensioni lo paralizzano; o se la situazione economica peggiora o addirittura precipita, il MoVimento potrebbe catturare nuovo elettorato, ad esempio intercettando anche gli elettori di sinistra contrari all’inciucio. Questo potrebbe portare a un’eventuale compensazione tra voti persi e nuovi voti acquisiti. La mia impressione, ma è pura impressione, è che non ce la farà a mantenere questo consenso.

Rimanendo a livello di impressioni, si è capita in questa prima fase parlamentare quale sia l’idea di Paese del MoVimento?
Secondo me non ha un’idea del Paese. Ha un’idea della rappresentanza politica.  C’è questa grande fede nelle capacità di trasformazione della società e della politica da parte della rete. Da questo punto di vista, però, fino ad ora la delusione è totale, perché il web si è dimostrato uno strumento inefficace per la partecipazione politica dell’elettorato, del cittadino.
Le primarie, le quirinarie e le altre consultazioni hanno mostrato una partecipazione bassissima modestissima, inconfrontabile con la partecipazione – ad esempio – delle primarie del Pd.  È anche inaffidabile, basti pensare agli attacchi da parte degli hacker. Ed è anche uno strumento  opaco, da almeno due punti di vista: da quello del cittadino che partecipa, perché io non posso mai sapere se sei tu che hai partecipato alle parlamentarie via web o se è stato tuo figlio o tua sorella o un genitore o un anziano con un nipote che chiede “nonno mi fai usare il computer”? Ed è opaco anche dal punto di vista della gestione, perché non hanno comunicato quanti sono stati effettivamente i votanti alle varie consultazioni. Certamente è uno strumento in fase di rodaggio, ma la novità dovuta all’informatica e alla partecipazione diretta che questa permetterebbe è una novità fasulla e deludente.

Sempre riferendoci all'attuale rappresentanza parlamentare, prima o poi Grillo potrebbe essere tentato da alleanze su specifici punti?
Grillo si è presentato come alternativo in termini radicali e, fino a questo momento, era inevitabile che perseguisse questa linea.  Ora, dopo che sono passati alcuni mesi, se in effetti la situazione precipitasse, se effettivamente Berlusconi diventasse per la sinistra un rischio più grande di quanto lo sia stato sinora, e cioè che a un certo punto ci fosse l’eventualità di tornare alle elezioni con la prospettiva che le vinca Berlusconi e che poi possa diventare Presidente della Repubblica; insomma, di fronte a un quadro di questo genere,  può anche darsi… Si deve veramente drammatizzare fortemente la situazione politica per pensare che Grillo possa fare qualche cosa.

Tutti questo mesi passati a discutere solo di diarie, rimborsi, di tagli di indennità, un po’ ombelicale, non rischia di essere un elemento di disaffezione della base? Come a dire: mentre il Paese va verso il baratro, voi siete qui a parlare di queste cose.
Certo, c’è il rischio concreto di far disamorare gli elettori che pensano: questi qui non fanno niente dal punto di vista politico, intanto il Paese va a rotoli e questi hanno sprecato il mio voto stando a parlare di diarie. Ma c’è anche il rischio di disaffezione dei propri rappresentanti in Parlamento.

Anche dei parlamentari? Perché?
Sono persone giovani che sono andate in Parlamento a 25-30 anni, ancora alla ricerca di una collocazione professionale. Quando si accorgono che sono in Parlamento e corrono il rischio di stare lì cinque anni, perdendo l’occasione dell’opportunità di una collocazione professionale, senza portare a casa nemmeno, dal punto di vista economico, un qualche cosa di veramente capitalizzabile…

Dice che potrebbero essere tentati di lasciare per questione di soldi?
Guardi, io ho sentito tanti parlamentari che mi dicevano «i parlamentari italiani sono ricoperti d’oro. Se non avessero questo fortissimo stimolo, questa gratificazione pecuniaria, volgarmente pecuniaria, la metà di questi mollerebbe tutto». Per i parlamentari più in vista, per quelli che costituiscono la “leadership” del Parlamento, c’è la soddisfazione, c’è la garanzia di relazioni sociali ecc.  Ma per i “peones”  è un lavoro noiosissimo, poco gratificante, persino umiliante in alcune situazioni. Un conto è se queste persone portassero a casa 10mila euro al mese, ma se a 30 anni portano a casa 2500 euro, spendendoli tutti per mantenersi a Roma, si corre veramente il rischio che questi dicano: “Ma chi me lo fa fare? Cosa ci guadagno? Cosa porto a casa?”.  Lo sappiamo tutti, c’è gente che andata in Parlamento con meno di 100 voti ottenuti alle loro parlamentarie, gente che andata per caso in Parlamento e che spesso non ha una storia o una motivazione ideale molto forte.

Lei pensa che Grillo continuerà ad utilizzare quel linguaggio “contundente” che è stato parte integrante del collante identitario del MoVimento?
Le parole ripetute perdono nerbo. Tutto ciò che c’era di nuovo in Grillo, anche da questo punto di vista, diventa stanca ripetizione. È chiaro che lui deve trovare delle nuove strade se vuole mantenere agganciato a sé questo 25% di elettorato.  Il problema vero è che questo è un movimento nato intorno alla sua figura carismatica e lui rifiuta di costruire dei veri corpi intermedi, dei meccanismi. Pensate al caso dei rappresentanti della Camera e del Senato, che dovrebbero ruotare ogni tre mesi: tutto ciò è privo di senso, è illusorio. La democrazia diretta è un’illusione, bisogna trovare dei meccanismi solidi di strutturazione intermedia, bisogna costruire un partito. Se rifiutano di farlo, rischiano di rimanere con una candela spenta in mano.

mercoledì 15 maggio 2013

Il giornalismo superficiale che fa crollare la diga del Vajont

Vi do questa notizia: la diga del Vajont non è mai crollata.
La diga era costruita benissimo, ma nel posto sbagliatissimo, cioè a ridosso del monte Toc, inadatto a reggerne la pressione. Che, infatti, franò sul bacino artificiale, creando l'onda che uccise 1917 persone.
E il processo stabilì il dolo: si costruì nonostante si sapesse che lì non si doveva costruire. Punto.
Dire che la diga è crollata, come continuano a fare tanti giornali anche oggi (Vanity Fair, International Business TimeBefan ecc)  in occasione del passaggio del Giro d'Italia in quelle zone, è una leggerezza che umilia il ricordo della tragedia a 50 anni di distanza, proprio perché il fatto che la diga sia lì ancora intatta è l'elemento-chiave di tutta la vicenda.
Nella superficialità della routine giornalistica (senza malafede, sia chiaro, faccio anche io questo mestiere e so che succede e basta) spesso evapora la capacità di utilizzare la memoria come formidabile strumento di identità nazionale, favorendo invece una cialtroneria, anche se involontaria, che rischia di primeggiare come tratto distintivo di questo Paese.

VANITY FAIR
BEFAN


INTERNATIONAL BUSINESS TIME


lunedì 13 maggio 2013

L'omaggio immortale di Stefano Benni al caffè


Tra le pagine infinite che autori di ogni epoca hanno dedicato al caffè, quelle di Stefano Benni rimangono insuperabili. Tratto dalla bibbia di tutti i seguaci di Benni, Bar Sport:


Cristoforo Colombo era stato da poco in America, e appena sbarcato aveva visto gli indigeni che portavano al collo degli strani oggetti di ferro, a forma di cilindro con un piccolo becco. 
Gli indios, nel loro dialetto, li chiamavano «napoletana», o «moka», che voleva dire «macchina-di-ferro-dal-nero-succo-che ti sveglia». Essi tenevano in questi cilindri un liquore denso e scuro, di cui bevevano quantità incredibili.
Cristoforo Colombo volle assaggiarlo e subito disse: «Manca lo zucchero», poi propose una permuta, e si fece dare tre di queste macchine per trecento sveglie. Gli indigeni, soddisfatti, lo chiamarono «Bazuk» (uomo-bianco-che-fa-gli-affari-da-bestia), e fecero un balletto in suo onore.
Colombo tornò in Spagna, e appena giunto alla corte della regina Isabella, si chinò ai suoi piedi con la cuccuma in mano e le fece una grossa macchia sul vestito intarsiato di diamanti. La regina adirata disse: «Que fais?» (cosa fai?) anzi non disse proprio così, comunque da quel giorno la bevanda si chiamò Quefé e poi Caffè, anche se il popolo irriverente insisteva nel chiamarlo Cazzofè. 

mercoledì 8 maggio 2013

Vado al MamBo e chi ti incontro? Gabriele Romagnoli.

Comincio dalle brutte notizie: in questi vent'anni ho letto pochissime volte (e comunque neanche una negli ultimi 15) gli  articoli, gli editoriali, i racconti di Gabriele Romagnoli.
Non so perché, ma immagino che debba essere andata storta una lettura, sapete, tipo quelle mattine che sfogli il giornale al bar, leggi un pezzo, l'attacco non ti prende, perciò passi oltre e stai solo attento a non rovesciare il cappuccino mentre giri pagina. E la volta successiva, di fronte a un pezzo dello stesso autore pensi: "Ah, ok", e tiri dritto.
Ecco qualcosa del genere dev'essere successo anche a me, che ho evitato accuratamente di leggere Romagnoli per anni, ma senza acrimonia, così, per riflesso pavloviano. 
Strano. Stranissimo, se pensi che poi tutti i giornalisti dicono che Romagnoli non puoi non leggerlo, perché è uno di quelli bravi, ma sul serio. Lo dicono tutti. Tutti.
Eppure io sono riuscito a fare senza, per anni.

Le buone notizie, almeno per me, sono iniziate qualche settimana fa al MamBo, il Museo d'arte moderna di Bologna, dove stavamo festeggiando all'ora dell'aperitivo il compleanno di Giovanni, un amico.
Sul tavolo arrivano due regali, due libri, tutti e due "Zero zero zero" di Saviano. 
Giovanni ride per la scarsa fantasia degli amici, noi anche. Una copia la tiene, l'altra ce la restituisce e chiede, se possibile, di avere in alternativa l'ultimo album dei Depeche Mode (che continuano a fare ottime cose).
Ma tutto prende la piega inaspettata in tempi rapidissimi quando, messi da parte i libri, Giovanni mi dice: "Sai cosa sto leggendo? Un libro su quella vicenda di quel commercialista bolognese che ha ammazzato quella signora. Lo ha scritto coso, dai, come si chiama. Tu che sei un giornalista lo conoscerai di sicuro". 
"Ah" - replico io - il libro di Romagnoli. Ho visto che ne parlavano i giornali". 
Lui ne parla per qualche secondo, ma poi il suo racconto si concentra tutta sulla figura della madre del commercialista, che è stata sua insegnante. Per venti minuti va in scena una narrazione che gela e che, progressivamente, si sposta sui contenuti del libro di Romagnoli, in cui emergono i dettagli della figura di Andrea Rossi, il protagonista del delitto:  si staglia l'abisso della mancanza di calore reale, della compulsione delle regole, della ritualità ossessiva come cemento fittizio, l'assoluta mancanza dell'humus che fa di una famiglia, appunto, una famiglia.

Passano i giorni e questa vicenda mi rigira tra i pensieri.
Fino a quando, pochi giorni fa, prima di arrivare in stazione, entro da Feltrinelli e chiedo "Domanda di grazia" di Romagnoli. 
Leggerò Romagnoli.
Salgo sul treno, apro il libro, leggo le prime righe e - bam! - precipito all'istante in un'altra dimensione. Vengo risucchiato. Letteralmente inghiottito. Alzo la testa quando intuisco che troppa gente intorno a me sta scendendo e capisco che è passata mezz'ora e che siamo arrivati a Modena, dove vivo, perciò chiudo il libro e scendo.
Lo riapro a casa, precipito di nuovo, sono inchiodato alle pagine, intorno a me si fa il vuoto siderale: siamo io e le pagine del libro. Non mi capitava da anni. 
Lo finisco. 
Mi pare di leggerlo in un unico grande respiro. 
Mi sbalordisce la combinazione perfetta che tiene insieme la lucidità di analisi, la scrittura, l'approccio. Ne parlo a tavola, a mia moglie, alle mie figlie. Ne parlo al lavoro. Leggo alcune frasi ad amici. Ne rileggo alcune tra me e me. Il libro mi entra in circolo.
Mi impressiona l'architettura lineare della scrittura, in grado di sciogliere in poche parole nodi complessi. E sono nodi a più strati, in cui c'è dentro la vicenda che viene narrata, ma c’è anche l’autore, senza difese, che si dà senza filtri. E c’è anche il lettore, che in quella trasparenza può vedere, se ne ha il coraggio, parte del proprio mondo. E' la scrittura-specchio, merce rarissima, che non si piega alle logiche instant del marketing editoriale, ma scende in profondità, dove è richiesto saper guardare senza paura, lì dove di solito si distoglie lo sguardo per quieto vivere. E’ il faro puntato sui micidiali meccanismi routinari che tutto avviluppano e che spesso soffocano ogni cosa nel loro lento ma implacabile avanzare. Fino a quando, bang, tutto salta.

Chiudo il libro e penso che, di Romagnoli, d’ora in poi non mi perderò mai più neanche una parola scritta.

lunedì 6 maggio 2013

Non date Grillo per (virtualmente) morto

Il grafico indica il numero dei commenti pubblicati a commento dei post sul blog di Grillo dal 1 aprile al 5 maggio.
La media dei commenti è scesa da circa 1900 di inizio aprile a 1500. 



Il blog di Grillo batte davvero la fiacca, come si sente dire in questi giorni?
Valentino Tavolazzi, sul suo profilo Facebook, pubblica un post dal titolo "GRILLO E CASALEGGIO CERCASI", ironizzando sul fatto che "Forse sono in vacanza, forse non hanno più niente da dire". E, a sostegno della tesi, prosegue: "Il blog più letto in Italia pubblica il mea culpa di Becchi, che non interessa a nessuno; il gossip sulle mail dei deputati e senatori del M5S e qualche residuo di magazzino, utile per riempire buchi editoriali".
E' davvero così?
Lasciati alle spalle i due mesi più convulsi (diciamo così) per la politica italiana degli ultimi vent'anni, i post sul portale del leader del MoVimento 5 Stelle mostrano certamente segnali di debolezza. Non tanto nella quantità che, rimane sostanzialmente immutata (circa 120 al mese), quanto nel feedback da parte degli utenti.
Mi sono preso la briga di spulciare i 121 post pubblicati dal 1 aprile al 5 maggio e, dal punto vista statistico, i segnali sono lì, evidenti: il trend dei commenti è sceso da circa 1900 per post di inizio aprile a circa 1500 per post di inizio maggio. E' un periodo troppo breve per trarre qualunque tipo di conclusione e so che gli statistici di professione staranno urlando per l'orrore del mio approccio alla questione, ma quello che a me pare emergere è il momento di stanchezza dal punto di vista della partecipazione, come se l'uno-due Napolitano-Letta avesse mandato al tappeto un quarto dei lettori/commentatori del blog.
Sono con ogni probabilità quegli stessi lettori/commentatori che - di fronte alla fine dei giochi dell'assegnazione delle cariche - hanno esaurito la carica, anche emotiva certo, che favoriva la partecipazione quotidiana al dibattito.
Ma un altro elemento che contribuisce a questo scollamento di parte della base è di sicuro la qualità dei post del duo Grillo-Casaleggio. Fuori dall'adrenalinica battaglia per la presidenza della Repubblica e per la formazione del governo, i post virano su temi certamente coerenti con le battaglie del MoVimento, ma certamente meno appassionanti. Non stupisce, per capirci, che da un lato il post Perché hai votato per il M5S? del 3 aprile abbia raccolto quasi 14mila commenti, contro (per fare un esempio) i 216 del post "Diritto di invettiva" del 4 maggio. Nel primo caso si trattava di un post-specchio, iperidentitario e coinvolgente, ricolmo di furore partecipativo. Nel secondo caso, pur ospitando una riflessione su un tema di rilievo, siamo di fronte ai classici argomenti-sponda che contribuiscono certamente al consolidamento della base, ma - mettiamola così - la prendono un bel po' alla larga.
Con ogni probabilità l'effetto-soufflé nella partecipazione online riguarda tutti i siti di dibattito politico, che pagano in termini di feedback l'inevitabile relax della routine conseguente all'avvio del governo.
Ma è proprio in questi periodi "sottotraccia" che il MoVimento, negli anni, ha saputo creare la propria base, riversandola poi centuplicata sulle piazze reali del Paese: se io fossi un politico, è proprio in questi periodi che seguirei con attenzione il blog di Grillo.

lunedì 29 aprile 2013

Il regalo dei 101 a Berlusconi


"Io alla guida della convenzione per le riforme? Immagino di sì". Berlusconi mette le mani sul piatto della Bicamerale. Un regalo dei 101 del PD al Cavaliere.


domenica 28 aprile 2013

Allucinazioni Lettademocratiche all'uscita del tunnel dei neutrini

Straordinaria impresa delle Officine Tolau: percorrono il tunnel dei neutrini della Gelmini, oltre 2mila km!! Entrano di notte e escono al mattino successivo! Stranissime allucinazioni Lettademocratiche all'uscita del tunnel...



Chi ha sparato contro Palazzo Chigi?

La strategia della tensione è un vecchio metodo collaudatissimo in molti paesi del mondo, Italia compresa (pensiamo agli anni '70): creare il panico con stragi o altri atti terroristici verso cose e persone, favorendo automaticamente una reazione corale di sdegno da parte della popolazione, che si stringe intorno alle Istituzioni e ne approva automaticamente ogni atto legislativo urgente che - diversamente - non sarebbe mai stato digerito. E' successo tante volte anche in Italia, senza che le responsabilità siano mai state attribuite in maniera chiara, fatta salva la vaga attribuzione ai "servizi deviati". L'unica cosa che c'è da augurarsi, rispetto agli spari di fronte a Palazzo Chigi, è che questi non siano il farmaco artificiale per eliminare il malcontento popolare che serpeggia verso questo governo. E' un film già visto, speriamo, che non sia un remake. Speriamo che la mia sia solo dietrologia. Speriamo davvero, come si affrettano tutti a confermare, che l'uomo che ha sparato sia "solo" una persona che soffre per la perdita del lavoro e la separazione della moglie.

AGGIORNAMENTO - Su Repubblica.it il ritratto di Luigi Preiti, l'uomo che ha sparato. Un ritratto emblematico della disperazione di questi tempi. Le mie righe qui sopra, quindi, erano (come auspicavo) pura dietrologia. Ma la figura di Preiti racconta molto della tensione di questi tempi.

giovedì 25 aprile 2013

Ti investo sulle strisce pedonali E HO RAGIONE!



Un amico oggi mi ha scritto una mail per raccontarmi la sua disavventura sulle strisce pedonali. Una situazione in cui, pur avendo ragione al 100%, si innesca la spirale del "vaffà" alla velocità della luce. Ecco il suo racconto.

Inizio ad attraversare la strada lungo le strisce pedonali, ma arriva un'auto e mi fermo al piede del marciapiede.
ll mezzo passa e riparto.
Dalla curva vicino all'incrocio sbuca una Clio, io proseguo fino alla mezzeria ma la Clio non accenna a rallentare.
E' l'occasione che attendevo da una vita. Slurp!

Non ritorno indietro, ma mi fermo a metà strada ed attendo che l'auto mi svernici per assestarle un calcione alla fiancata posteriore (sapevo che la portiera sarebbe stata più delicata).

Finisco di attraversare l'altra metà di strada, sempre sulle strisce, ed inizio ad inveire, tra un misto di rabbia, adrenalina e frustrazione da pedone miracolato.
Il mezzo inchioda, innesta la retromarcia e mi vedo già definitivamente ed irreparabilmente steso e defunto da una Clio alla cui guida ci sarà sicuramente un culturista bosniaco, profugo e disoccupato.
Si abbassa il finestrino lato passeggero ed un'esile ragazzina sui 25 anni inizia ad urlarmi contro, mentre io, tentando inutilmente di aprire la portiera per salire sull'auto e rendermi così colpevole anche di minacce e lesioni (oltre che di danni all'auto), le rispondo per le rime in un susseguo di frasi sconnesse ed insulti che non ha senso riepilogare.

Ecco la parte saliente del nostro dialogo:

"Non ti permettere mai più di prendere a calci la MIA auto"
"Non uno ma dieci calci se la prossima volta non ti fermi mentre attarverso la strada sulle strisce, stronza!" (non mi pare di averle dato della troia e me ne pento)
"Sono uscita dalla curva e ti ho visto in mezzo alla strada, cosa dovevo fare?" (esilarante!!!!!!)

Mi domando quale sia la logica per cui, sbucando da una curva a gomito (20 Km/ora?) e vedendo a 50 metri un pedone in mezzo alla strada sulle strisce si debba accelerare e schivarlo invece che fermarsi.
E' capitato a tutti di farlo, (almeno a me), ma mi sono sempre sentito un verme poi.

P.S: Oltre a me c'erano anche altri 2 pedoni che hanno assistito in diretta alla scena e sono testimoni dell'accaduto (Uno dei due pedoni ha anche contribuito ad inveire, ma la sua colpa è di non avermi suggerito la parola TROIA al momento opportuno!).

Buona giornata :-))


mercoledì 24 aprile 2013

Mi ha colpito un lutto



Mi ha colpito un lutto: quello di Antonio Maccanico.
Mi ha impressionato, stamattina, leggere su Repubblica la pagina delle necrologie in ricordo di Antonio Maccanico. Numerosissime, le testimonianze di affetto e stima riempiono quasi due pagine.
E, in queste due pagine, Luigi Abete compare tre volte, rispettivamente nelle vesti di presidente dell'Assonime , presidente della Banca Nazionale del Lavoro  e presidente di Civita servizi.
Tre necrologie separate, ognuna - a suo modo - unica.
Ma sono tre.
E' evidente che gli automatismi ferrei dell'espressione pubblica del cordoglio hanno prevalso su quelli privati, sovraesponendo e moltiplicando il lutto dell'Abete "pluripresidente" e vanificando la partecipazione dell'Abete privato, che pure da qualche parte sarà stata espressa, servendo quindi al lettore la sensazione di una sorta di impermeabile catena di montaggio del commiato di cui, palesemente, lo stesso Abete è vittima inconsapevole.

lunedì 22 aprile 2013

Lettera aperta a chi guiderà il nuovo PD


Caro futuro segretario del PD, oggi un'amica, appassionata di politica sin dagli anni '70-'80, tenace sostenitrice del Pci e di tutto ciò che ne è stato nei decenni successivi, mi ha detto che non andrà più a votare.
"Lo faccio per responsabilità", mi ha spiegato.
Per responsabilità. Punto.
Brandita dai politici come motivo sommo a giustificazione di tutto quel che è successo in questi giorni, l'idea di responsabilità qui viene rivoltata come un calzino: "Non voterò mai più, perché io non voglio essere corresponsabile".
E' il classico episodio-spia, quell'elemento che ti avvisa che sotto, neanche così tanto in profondità, anche lo zoccolo duro dello storico consenso strutturato di tanta parte del centrosinistra si va lentamente sfaldando, in favore di un legittimo disimpegno e, corollario inevitabile, di un rancoroso disinteresse e di una chiusura nell'ultraprivato. Insomma, la lunga scia della famosa atomizzazione sociale.
Ed è una spia di cui a sinistra dovrebbero tenere conto con allarme, perché significa che si sta disfacendo l'area del consenso identitario, quella più profonda e simbiotica, quella in cui il voto viene (veniva) assegnato per osmosi, tanto forte è (era) la sensazione dell'appartenenza allo stesso organismo.
Quella simbiosi che, da sola, rendeva quasi superflua la necessità di ribadire il contorno dei sogni e degli obiettivi a chi riempiva le piazze durante i comizi. Era un voto automatico, identitario sul serio, segno di una delega in bianco basata sulla fiducia di appartenenza allo stesso universo di valori, di obiettivi, di aspirazioni.

A sinistra, caro futuro segretario del PD, serve poco irridere D'Alema e la sua micidiale definizione di "amalgama malriuscita" quando si trattò di sintetizzare il proprio pensiero sul neonato PD. Ma se proprio D'Alema fa venire l'orticaria, apra un giornale qualunque in qualunque giorno.

Ad esempio oggi, su Repubblica, Stefano Rodotà si riferisce al PD come a un "soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere un'identità peraltro mai conquistata". Il tetragono Macaluso, che di capacità analitica certo non difetta, sintetizza amaramente che "il Pd non è mai stato un partito. Un partito si chiama così perché raccoglie una parte che ha una certa visione della società. Questa visione nel Pd chi l'ha vista?".

Appunto, chi l'ha vista? Questa è la domanda delle domande.

Caro futuro segretario del PD, lei dovrà volare alto, altissimo. Dovrà tirarsi fuori dall'insidiosissimo pantano degli equilibri tribali del PD,  ripulirsi dalle scorie del dialogo-tutto-interno-al-partito e volare alto, altissimo, restituendo ai cittadini il dono prezioso di un'idea di Paese.
Torni nei luoghi della quotidianità, perché è lì che i cittadini vivono. E' lì che si colgono gli elementi che contribuiscono a definire l'idea di Paese a cui si ambisce.

Un
Idea
Di
Paese


sabato 20 aprile 2013

Domani va in scena il terrore di Grillo

La notizia di oggi non è l'elezione di Napolitano.
La vera notizia è che Grillo ha convocato la stampa (leggete le ultime righe del suo post).
Il giochino gli si è rotto tra le mani e ora nel MoVimento si insinua il dubbio che la piazza e il web non bastino più. Grillo fiuta l'esclusione totale dai giochi e capisce che questa potrebbe essere l'inizio della fine del MoVimento, un movimento abituato a seguire il Capo in tutto e per tutto, ma che a questo punto - dopo aver tirato la corda per due mesi - si trova fuori dal Palazzo, con la corda (spezzata) tra le mani.
Che fare? Il comico decide di riesumare la cara, vecchia stampa, i pennivedoli e i giornalisti, tutti morti e mummificati, ma per l'occasione nobilitati nuovamente a rango di interlocutori.
Vedremo.
p.s. Appello ai colleghi: fategli delle domande, ok?

venerdì 19 aprile 2013

Non abbiamo tempo da perdere

Mi ha colpito oggi la sequenza di foto sull'edizione online del Corriere della Sera. Moretti, Franceschini e Giovanardi. Tre foto, tutti e tre al cellulare. 
Franceschini anche mentre mangia. 
In piedi. 
Un pezzo di pizza. 
Mi è tornata in mente la vecchia storia della tecnologia che ci avrebbe dovuti liberare dal lavoro.

mercoledì 17 aprile 2013

Mi ha chiamato Bersani (giuro)


Mi ha appena telefonato Bersani.
"Allora, visto 'sta cosa di Marini"? - fa lui.
"Si, ma mi pare una tipica Potemkin", suggerisco.
"Una cosa"?, ribatte lui
"Niente, niente", gigioneggio io.
"Abbiamo fatto un scelta di responsabilità", dice fiero

Si, è una scelta di responsabilità, lo abbiamo capito. Ma allora, Bersani, leggiamo insieme la definizione di "responsabilità" di Wikipedia (che poi è di Nicola Abbagnano):

La responsabilità può essere definita come la "possibilità di prevedere le conseguenze del proprio comportamento e correggere lo stesso sulla base di tale previsione"

Ecco, visto che sulla base di questa previsione la tua base ti fa capire che il Pd finisce stasera, c'è ancora tempo (cito solo la definizione, eh) di correggere il comportamento proprio sulla base della responsabilità

Insomma, Marini no, dai.

domenica 7 aprile 2013

Intervista al MoVimento 5 Stelle di Modena

MoVimento 5 Stelle di Modena: dopo una piccola trattativa, e a certe condizioni, accettano di farsi intervistare. Un sindaco a 5 Stelle in città? Chissà... Il Psc, i vitalizi ai consiglieri regionali, l'inceneritore, il Pd e il Pdl, uno sguardo in regione. Il rammarico per il mancato streaming da Napolitano. 15 minuti senza filtri.

Vauro e la parola d'ordine


giovedì 4 aprile 2013

Ho mandato un sms a Grillo (ma non credo risponderà)

Meno male che c'è Beppe, che chiede a tutti lo streaming quando si incontrano per parlare di cose che ci riguardano. Domani lo faranno anche loro, di sicuro. Dite di no? Io per sicurezza glielo chiedo.

martedì 2 aprile 2013

La scure della censura grillina cala (giustamente) sulla poesia

Vi dico subito che è un cazzeggio, quindi proseguite solo se non avete di meglio da fare.
Grillo mette "i puntini sulle i" con il tradizionale post quotidiano, ma in poche ore cancella il 10% dei commenti, cioè tutti quelli che al ditino alzato del comico hanno risposto con il dito medio.
In questo caso, però, fa bene, perché tale Sergio C., che si arrabbia perché il suo post è stato cancellato ben due volte, aveva buttato giù una poesiola con tanto di rima baciata che merita la nostra totale disapprovazione estetica.
Eccola (diciamolo, dai, meglio perderla).




PRIMA CHE IL MOVIMENTO 5 STELLE SI LIQUEFI COME NEVE AL SOLE
APPELLO A BEPPE GRILLO E AGLI ELETTI 5 STELLE.


IL TRENO STA PASSANDO, NON TORNERA’ MAI PIU’
SVANISCON LE RIFORME, CHE ASPETTIAM MILLE E PIU’.


L’ITALIA STA MORENDO, IL SOGNO SFUMA GIA’
TRAMONTANO LE STELLE E CHI CI SALVERA’.


E FAI PROGRAMMI E NOMI, PROVIAMO A GOVERNAR
SE OR NON LO FACCIAMO, NON TORNO TE A VOTAR.


IL CAIMANO GODE, SI RINGALLUZZERA’
SE OR NON GOVERNIAMO, CI RIDISTRUGGERA’.


DAI! … UN PO’ DI UMILTA’, SANO REALISMO E SOLUZIONI.
LA VERGINITA’, PURI E DA SOLI, PORTAN SOLTANTO A MERE ILLUSIONI
…… E AL DISASTRO DI NUOVE ELEZIONI. 


L’ITALIA STA MORENDO, IL SOGNO SFUMA GIA’ …….


Dialogo a 5 stelle (al bar)

Bologna, ora di pranzo.
Bar centralissimo, vagamente gruppettaro, economico, frequentatissimo.
Entra una coppia di giovani
Lui ha la barba, occhiali retrò. Il Corriere della Sera sottobraccio.
Lei ha i capelli lunghi, mossi. Il Manifesto nella borsa.
Si siedono, la cameriera chiede a lei di spostare la sedia solo leggermente, così tutti si possono muovere meglio.
Lei si sposta, solo un po' infastidita.
"Bello questo posto, sembra di essere a Parigi. E' tutto stretto, come nei bistrò", la consola lui.
Che bel modo di assorbire le rotture di palle, penso io, seduto a un centimetro da loro, mentre mi infliggo un cous-cous di verdure con troppa cipolla.
Lei beve Coca Zero. Lui spremuta d'arancia.
Aprono i giornali, leggono, commentano la faccenda dei 10 saggi di Napolitano.
Raddrizzo le orecchie, aspetto il commento finale.
Eccolo, è lei che parla.
"Beh, se i 10 saggi trovano un accordo e dicono che certi provvedimenti si potrebbero prendere, perché Napolitano non dovrebbe dare l'incarico a un 5 Stelle? Solo per ripicca?"

Solo.
Per.
Ripicca.

sabato 30 marzo 2013

Comunque vada, pensiamo a chi verrà dopo di noi

Comunque vada, indipendentemente dalle scelte di Napolitano, credo che questo Paese debba avere uno sguardo di prospettiva, strutturale, che restituisca all'Italia il futuro che davvero si merita, dando priorità nel lungo periodo alla cultura, all'idea-base di studiare "cose che non servono".
L'imbarbarimento non ha per forza i tratti delle rivolte di piazza. Spesso, storicamente, ha vestito i panni delle scintillanti tecnocrazie al potere. Perciò, per favore, vediamo di investire su chi verrà dopo di noi. Passiamo le strettoie di questo periodo, ma cerchiamo di uscirne con il passo di chi ha veramente a cuore i destini dell'Italia. Cerchiamo, soprattutto in questi passaggi adrenalinici e ombelicali, di garantirci soprattutto la capacità di guardare lontano, altrimenti è finita se cerchiamo solo ed esclusivamente  la soluzione-instant che si piega esclusivamente al volere degli equilibri economico-finanziari. Ecco perché, proprio e soprattutto nelle ore più drammatiche, bisogna saper respirare e guardare oltre l'orizzonte della nostra quotidianità, per chi verrà dopo di noi.  Maurizio Ferraris, qui, spiega bene quello che io ho detto malissimo. Dite che esagero? Anche io spero di sbagliarmi. Il punto è che poi, dopo - quando è tardi - uno pensa sempre: sarebbe stato meglio averci pensato prima.


martedì 26 marzo 2013

Ecco i post cancellati dal sito di Beppe Grillo

Si chiama "nocensura", si trova a questo indirizzo e fotografa in tempo reale tutta l'attività del sito www.beppegrillo.it. 
Per ogni post presente sul sito del comico si possono vedere:
  • titolo
  • data di pubblicazione
  • orario di eventuale aggiornamento
  • commenti totali 
  • e, soprattutto, I COMMENTI RIMOSSI (che su nocensura si possono invece leggere integralmente)

Un articolo su Repubblica spiega bene come funziona.

La sostanza è che finalmente, tutti, potremo sapere cosa viene cancellato dal sito del leader che puntava tutto sulla trasparenza della rete.
Buona lettura.

domenica 24 marzo 2013

Appello ai grillini: uscire rapidamente dal tunnel della paranoia

La cosa peggiore, dal punto di vista politico, è il rischio di gettare al vento tutto ciò che c'è di buono nel MoVimento 5 Stelle (e ce n'è un bel po'). E' un rischio concreto, concretissimo, perché se il blog scivola sul piano inclinato che ricorda la paranoia, come nel post "Schizzi di merda digitali", poi è quasi impossibile tornare indietro. 
Prendo da Wikipedia:

Per paranoia si intende una psicosi caratterizzata da un delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio, non corrispondenti alla realtà. 

Appello ai tantissimi grillini di buonsenso: apritevi al mondo, non buttate via la vostra rivoluzione infilandovi in questi tunnel. Grillo, da sempre, ripete che "uno vale uno". Dimostrategli che è vero: ognuno di voi respinga al mittente queste fobie e si apra al dialogo con le altre forze politiche. L'arroccamento non porta mai da nessuna parte.

sabato 23 marzo 2013

Caro Grillo, stanotte ho avuto un incubo: il ritorno di Berlusconi


Stanotte ho avuto un incubo iperrealistico, quasi in 3D.
Spero di sbagliarmi, ma grosso modo succedeva questo:

  1. Bersani non riusciva a formare il governo perché Grillo non gli assicurava la fiducia
  2. Bersani rinunciava e rimetteva la questione nelle mani di Napolitano
  3. Napolitano, prossimo alla fine del settennato, prorogava con vibrante senso di responsabilità il governo Monti per assicurare la gestione dell'ordinaria amministrazione
  4. Il parlamento eleggeva il nuovo Presidente della Repubblica
  5. Il nuovo Presidente della Repubblica conferiva il mandato per il nuovo governo a un tecnico (o comunque a una personalità "terza" tra le parti), che gestiva la fase necessaria all'approvazione delle riforme necessarie
  6. Approvate le riforme (quasi certamente senza una nuova legge elettorale) si tornava al voto e succedeva questo: 
  • Una quota dei "delusi dal PD" che aveva votato Grillo per protesta, si asteneva o votava di nuovo PD.
  • Una quota di "astensionisti storici" che aveva votato Grillo sperando in qualcosa di diverso, si asteneva
  • La quota dei "delusi dal PDL" che si era astenuta o aveva votato Grillo per protesta, votava di nuovo in massa PDL
  • Il MoVimento 5 stelle perdeva un sacco di voti
  • Il PD perdeva un sacco di voti
  • Berlusconi, per poco - ma quanto basta - trionfava al Senato e alla Camera
  • Spero di sbagliarmi (l'ho già detto?)

giovedì 21 marzo 2013

L'apriscatole di Grillo serve solo per contare le caramelle


Come volevasi dimostrare. L'apriscatole a 5 Stelle si rompe non appena intacca la superficie suprema del Quirinale. Ma come?!? Dieci anni di vaffanculo urlati al cielo da piazze che schiumano rabbia, uno tsunami che nel suo percorso ha travolto città, province, partiti, ideali, persone, rendite di posizione. L'onda anomala che conosciamo bene, quella stessa onda che ha lasciato dietro di sé una scia di equilibri mandati all'aria e che aveva spalancato una prateria in cui ricostruire un futuro a misura di cittadino, corroborato da una morale civica trasversale, pulita, cristallina.
Quella rivoluzione a suon di bit che ha conquistato il mondo e le copertine patinate del web, che fa incetta di voti, che fa il pieno di deputati e senatori, che arriva al colloquio con il Capo dello Stato, che può finalmente dare forma, nome e cognome allo sconvolgimento annunciato, dare un viso,  sostanza, sì, una sostanza, perché nel MoVimento questo nome sarebbe stato sostanza, e che succede?
Succede che nel momento dei momenti il MoVimento si affloscia come un soufflè della prima repubblica: "Abbiamo indicato un processo, non un nome", dice la capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, liquidando con la consueta spocchia pentastellata i giornalisti in attesa di precisazioni, sfoderando purtroppo una continuità con i bei tempi delle "convergenze parallele", quando dare risposte concrete agli elettori era un dettaglio secondario rispetto ad equilibri terzi. Equilibri che emergono con chiarezza nel piano B del comico: se non ci date la guida del governo, dateci la presidenza del Copasir e Vigilanza Rai, per poter "rendicontare anche le caramelle".
Se fossi un grillino, sarei molto irritato. Mi sarei aspettato un'auto che entra nelle sale ovattate del Quirinale, un'auto che va a batterie solari guidata finalmente dal misterioso candidato M5S per il governo, che a un certo punto apre la portiera, scende e dimostra a Napolitano che si possono respirare le esalazioni  dalla marmitta di quell'automobile, da cui esce vapore acqueo, perché in quella tecnologia c'è anche l'idea del nuovo mondo a cui si punta.
Invece no. Le caramelle rendicontate. Un processo, niente nomi. La presidenza. Gnegnegnegne gnegne gne gne. Che lagna. E che delusione.
Qualche settimana fa, prima delle elezioni, ero a pranzo con uno dei politici del PD più in vista a livello nazionale. Tagliatelle, lui. Io arrosto all'aceto balsamico.
"Secondo me il MoVimento non dura tanto", avevo abbozzato io, che posso permettermi la leggerezza e l'approssimazione tipica di noi giornalisti, soprattutto di fronte all'arrosto fumante.
"Anche secondo me", aveva concordato lui.
Ecco, credo che la nostra previsione non fosse così campata in aria.  Perché il MoVimento, quello vero, quello delle origini, quello delle istanze vere e trasparenti, quello della bellezza della politica sana,  quello dell'idea di Paese nuovo, quello che ha spinto quasi nove milioni di italiani a votarlo, quello che in fin dei conti aveva istanze trasversali a tutto il centrosinistra, quel MoVimento sta cambiando pelle sotto gli occhi allibiti di una buona parte del suo elettorato.
Ciò che rimane, probabilmente identico nei numeri, è un'altra cosa.
Ridateci il MoVimento, non seppellitelo nella tomba del lamento spocchioso.

domenica 17 marzo 2013

La proposta: Don Ciotti alla guida del governo

Ora che il PD ha rotto gli indugi e ha curato la regia per portare Laura Boldrini alla presidenza della Camera e Pietro Grasso a quella del Senato, dovrebbe completare l'operazione di rottura degli schemi proponendo senza alcuna esitazione un nome di garanzia e di innovazione assoluta per la guida del governo: don Luigi Ciotti.
Bersani dovrebbe fare quel passo indietro che già hanno fatto Franceschini e la Finocchiaro per Camera e Senato, e proporre a Napolitano proprio Don Ciotti, che - affiancato da personalità di riconisciuta competenza - prenderebbe per mano il governo per il periodo necessario a fare le riforme che questo Paese richiede a gran voce sui temi del lavoro, della disoccupazione, della lotta alla corruzione, della lotta alle mafie, della reale rappresentanza attraverso una legge elettorale che calcelli l'onta del Porcellum, così da tornare il prossimo anno alle urne per restituire all'Italia il futuro che si merita.
Don Ciotti non ha bisogno di presentazioni, la sua storia parla per lui e, proprio per questo, potrebbe parlare per tutti noi. 

"Caro Grillo, la coscienza vale più del non-statuto". Parola di grillino.


"Non permettere a gente come Schifani di fare il Presidente del Senato non sta scritto nel non statuto, sta scritto nella coscienza umana e a quella tutti noi rispondiamo, prima ancora che allo statuto, Caro Beppe."

In questa frase, che un grillino indirizza  a Grillo in risposta al post  vagamente minaccioso con cui il comico si incazza di brutto per il "tradimento", c'è tutto il momento drammatico, ma democraticamente meraviglioso, del MoVimento: "Caro Grillo, la coscienza vale più del non-statuto". Parola di grillino.

Mi sa che Grillo dovrà prepararsi ad altre (belle) sorprese.