mercoledì 16 novembre 2011

Monti, i tecnici della nazionale e i dubbi di Grillo...

Che gli italiani fossero tutti tecnici della Nazionale era noto. Oggi, però, pare anche che giochino tutti nella stessa squadra. Quale? Quella di Monti, ovvio. Tutti dalla parte di una sola squadra, quella vincente, tirandosela come ne fossero (appunto) il tecnico, l'anima, l'ispiratore.
Un semplice screenshot da Twitter (qui sotto) credo renda l'idea.
Anche i più tiepidi, ad esempio Vendola&Co, smussano platealmente gli angoli della loro retorica contundente usata durante il periodo della crisi. Nella metà campo avversaria rimane solo la Lega.

E, fuori dallo stadio, un inascoltato Grillo che in questo post sentenzia:

"Nessuno rimpiange Berlusconi, ma tutti dovremmo rimpiangere la democrazia. Se il Parlamento è composto da nominati da pochi segretari di partito, il professor Monti è stato eletto dallo spread".

Così, giusto per non dare troppe cose per scontate.


martedì 15 novembre 2011

Governo Monti, nominato il nuovo ministro tecnico degli Equilibri Finanziari

In attesa della lista completa, è certa la nomina del nuovo ministro tecnico degli Equilibri Finanziari, qui ritratto in una delle manovre più recenti.


domenica 13 novembre 2011

Mario Monti è Che Guevara

Se davvero le parole hanno un senso, Mario Monti è il nostro Che Guevara.


Io c'ero quando lui se n'è andato (Giuro,guardate qui)

Il 12 novembre 2011, quando Berlusconi si è dimesso, io c'ero. Ero a Castelnovo 'ne Monti (Re) nell'ambito di due giorni di formazione organizzati da Beppe Pagani.  Ero lì con Paolo Tomassone e Davide Lombardi per presentare ai partecipanti il nostro documentario "A furor di popolo" . E' stata una bella serata.

sabato 12 novembre 2011

Punti di vista: Crozza, Civati e le folle oceaniche

Magnifico Crozza, che con una perfidia leggendaria mette in croce un incolpevole Pippo Civati. Una foto (questa qui sotto) che noi Tolau avevamo scattato a Pippo mentre gli facevamo un'intervista, gli è valsa una sonora presa per il culo in diretta Tv.
Qui sotto la foto, la presa per il culo di Crozza, e... le cose che Pippo ci aveva detto in quell'occasione. Pippo, non odiarci :-)






giovedì 10 novembre 2011

Il mercato e le borse? Come l'onda del Vajont.

Prima di leggere, vi chiedo un favore personale:
Ascoltate le parole di Marco Paolini qui sotto, durano poco più di 2 minuti.
Poi, dopo, vi dico la mia a proposito della crisi economica. Buon ascolto (con le cuffie, meglio).

CLICCATE SUL SIMBOLO PLAY

"Arriva 'sto rumore come un treno in crescita, un treno che arriva. Cristo, se sta arrivando il treno! Mi tolgo dalle rotaie!! Ma dove vai, che dovunque ti sposti sei ancora sulle rotaie?"

E' un passaggio drammatico dello spettacolo teatrale "Vajont" di Marco Paolini.
La gente, quando capisce che l'onda sta per travolgerli, cerca una via di fuga. Ma non ce la farà nessuno, perché l'onda è grande come tutto il loro mondo. Tutti saranno travolti.
Ecco, a me 'sta storia della crisi economica, dello spread che impenna più di quanto facessi io con la mia mia bici quand'ero bambino, dei tassi che volano, dei default, della Borsa, delle manovre del Fondo Monetario Internazionale, insomma di tutto l'apparato economico-finanziario in ebollizione, mi fa venire in mente l'onda del Vajont. Cioè l'impossibilità della salvezza.
Non adesso, certo che no. Adesso ci salveremo tutti. I meccanismi di compensazione funzioneranno alla perfezione, quindi l'Italia, l'Europa, il mondo saranno salvi.
Ma - e qui sta il riferimento all'onda del Vajont - ho la certezza che siamo comunque in mezzo ai binari, è solo uno scarto temporaneo che rimanda l'inevitabile.
Si, inevitabile, perchè è il meccanismo di base che non funziona. Non può reggere. E questi correttivi sono solo palliativi. Leggete Rifkin, giusto per citare uno dei tanti osservatori che da tempo hanno chiarito in maniera inequivocabile che è finita con questo modello. E che noi siamo sulle rotaie. E bisogna quindi inventarsi un nuovo modello, senza però dimenticare di sottolineare che l'errore d'origine sta nell'idiozia di aver messo i nostri destini nelle mani del mercato.
Possibile che noi uomini passiamo una volta sola per questo mondo e ci inventiamo una scemenza come il mercato con il contorno velenoso di borse&affini? E che intorno al mercato giri tutta la nostra esistenza? Che il mercato determini le nostre fortune o le nostre esclusioni?
E' una schiavitù, quella del mercato, che non solo è idiozia allo stato puro, ma è anche un'idiozia morta e sepolta, perché il modello - da anni - non tiene più. E siamo tutti (tranne i soliti noti) su questi binari, formiche impazzite in cerca di una fuga impossibile dall'onda.
E' avvilente lo spettacolo del fiume di parole spese su tassi, movimenti bancari, governi di transizione, alleanze, piani di austerità, referendum ecc. Pioggia di placebo su un terreno ormai sterile.
C'è qualcuno che riesce a immaginare un nuovo modello di sviluppo per il futuro davvero diverso, in grado di metterci in salvo?

domenica 6 novembre 2011

Io non ho mai votato Berlusconi

Pare proprio che ci siamo. La fine politica di Berlusconi è ormai questione di giorni, forse ore. Ma anche si trattasse di settimane o mesi, l'era Berlusconi è definitivamente al tramonto.
Berlusconi lascia in eredità il berlusconismo: un lascito cupo, un manto di civismo deriso, di umiliazione istituzionale, di vassallaggio sessuale e di rincoglionimento mediatico che avvolgerà il Paese ancora a lungo.
Dal berlusconismo si uscirà solo attraverso la responsabilità individuale. Si, perchè la vera rivoluzione si fa nella quotidianità, facendo bene, responsabilmente, la propria parte, personale e professionale. Non è moralismo: si chiama etica della responsabilità.
Tante responsabilità individuali fanno una responsabilità collettiva, che è esattamente ciò di cui l'Italia ha bisogno per rinascere.

martedì 1 novembre 2011

La mia banca mi presterebbe 7mila euro, ma poi ne vorrebbe indietro 9726: + 40%

Quando il telefono squilla, ho appena immerso il cucchiaio di legno nell'acqua bollente, pronto a recuperare uno spaghetto per saggiarne la cottura. Eccheppalle, sempre all'ora di pranzo chiamano per proporti nuovi contratti telefonici.

Vabbè, vediamo.

Aiuto! Sul display appare il numero della mia banca. Non il centralino, proprio il numero della mia filiale. Avrò fatto qualche casino? Il mio rosso in banca è troppo rosso? Cosa c'è di così urgente da chiamarmi a casa all'ora di pranzo? Non è mai successo in vent'anni.

Sfodero un "pronto?" sicuro, da uomo innocente ed integerrimo, deciso a vendere cara la pelle e a non far scuocere la pasta.

"Signor Aurighi?"
Qui non posso negare: "Si, buongiorno".
"Buongiorno signor Aurighi, è la filiale XYZ della Banca XYZ", dice una voce femminile cortese e davvero gentile.
Penso tra me e me : "Vabbè, fin qui lo sapevo".
"Signor Aurighi, il suo nome risulta tra quelli..."
Mi cade il cucchiaio nell'acqua bollente. Sta a vedere che ho fatto davvero qualche casino.
"Il suo nome risulta tra quelli a cui la banca ha deciso di fare..."
"Un mazzo così", penso.
"...un prestito a condizioni favorevoli".

Fiuuuu, sfiato. Sereno. Gli spaghetti cominciano ad ingrossarsi, sono già grandi come cannucce per la cocacola. Mentre provo a recuperare il cucchiaio rischiando ustioni di gravità inaudita, dall'altra parte del telefono mi spiegano che se desidero realizzare qualche progetto è il momento giusto.

"Le è già arrivata la lettera della banca? Nella lettera sono spiegati tutti i dettagli di un prestito di 7mila euro a condizioni esclusive". Prendo la lettera, che non avevo ancora aperto, e che è lì sullo scaffale all'ingresso.

Con una mano tengo la lettera, con l'altra il telefono, con un'altra mescolo la pasta.
Scopro di avere tre mani.
Apro la lettera mentre la voce gentile mi dice che questa offerta si intitola "Cogli l'attimo", che è poi un modo per dire che se non ne approfitti sei un minorato mentale.
L'offerta è chiarissima: propongono un prestito personale di 7.000 euro, rimborsabili in 72 rate da 136 euro. Con una mano (scopro di avere quattro mani) faccio due conti con la calcolatrice.
136 euro moltiplicato 72 fa 9.792.

In pratica la banca mi aiuta a realizzare i miei progetti prestandomi 7mila euro, ma ne vuole indietro 9792, cioè 2792 euro più di quelli che mi ha prestato.

Vuole il 39,88% in più.

Ringazio e declino l'offerta.

Torno ai miei spaghetti, anche loro sono aumentati del 39,88%, ormai grandi come lattine di redbull.