lunedì 30 giugno 2014

PAZZESCO

Non è successo niente, però ormai tutto il giornalismo (e spesso la politica) comunica così.
Che bello.

domenica 15 giugno 2014

C'era (una volta) via San Carlo - Il documentario


Il calzolaio ubriaco che la percorreva in discesa stando in piedi sul sellino della bici, la prima band di Gianni Morandi, il parroco motociclista e le prostitute nelle osterie, l'albero pietrificato e le case abbattute, gli spacciatori e il filatelico scambiato per Terence Hill. I cambiamenti radicali nei rapporti tra vicinato, la chiusura di gran parte delle attività economiche, i segnali della globalizzazione, l'eco perduta dei fasti di qualche anno fa, ma anche la volontà di ridare vita a una delle strade più antiche e ricche di tradizioni, in cui hanno vissuto Fanfulla e Isa Pola, a cui ha dedicato una canzone Dino Sarti, in cui sono arrivati i primi cinesi e in cui ha vissuto Sant'Antonio da Padova. E tanto altro.
Via San Carlo, nel cuore del centro storico di Bologna, raccontata da chi ci vive e da ci lavora: questo è il lavoro a cui mi sono dedicato nel corso di questi ultimi mesi.

L'idea è nata in maniera molto semplice.
Tutte le mattine arrivo alla stazione, da Modena, e poi mi incammino verso l'ufficio. Nel tragitto, da sei anni, percorro anche via San Carlo. Una volta mi sono fermato dal barbiere (Franco) e lì è scattato tutto, perché ha cominciato a raccontarmi di Tizio e di Caio, del tal negozio e del commerciante, di "quella volta che" e di "quella notte che", e così via. 
Tutte le volte che mi sono fermato a  tagliarmi i capelli, lui mi raccontava un sacco di cose, anche apparentemente insignificanti, tutte riferite alla via. E così, tra ricordi e aneddoti, ho capito che quella che a prima vista poteva sembrare solo una piccola strada, in realtà era densissima di grandi storie, tutte personali ma, in un certo senso, universali. Come se via San Carlo fosse una sorta di rappresentazione in sedicesimi di quelle che sono le trasformazioni del mondo. Una strada e le sue vicende come paradigma del cambiamento di un'epoca

E così ho preso la telecamera e per qualche mese ho girato tra botteghe e appartamenti. 
Forse si è anche trattato di uno stacco da quello che faccio abitualmente con il nostro gruppo di documentaristi, le  Officine Tolau, visto che ci occupiamo sempre di "grandi" cose: MoVimento 5 Stelle, Indignados, la tragedia del Vajont, la vicenda di Giovanni Tizian, per citare alcuni dei nostri lavori

Per questa volta, insomma, ho fatto una cosa da solo, raccontando il mondo "dal basso", che è sempre il miglior punto di osservazione. Ad ogni passo, dietro ogni porta, in ogni viso, c'è una storia da raccontare. 

E' un racconto molto parziale, ovviamente, ma credo dia il senso di come tutto sia cambiato.


La prima proiezione l'ho voluta riservare ai protagonisti del documentario, a quei commercianti, artigiani e residenti che mi hanno dedicato tempo per raccontarmi i loro ricordi. L'appuntamento era alla trattoria da Valerio, in via Avesella, aperta solo per noi per l'occasione, dato che anche Valerio è tra i protagonisti. La notizia, però, ha fatto rapidamente il giro del web e così i giornali se ne sono occupati.
Le recensioni sono state tutte molto generose, a testimonianza non tanto della qualità del mio lavoro - rispetto al quale la mia severità mi fa vedere una quantità impressionante di imprecisioni tecniche e di spazi che avrebbero necessità di essere ulteriormente "asciugati"  - ma della bellezza delle "storie semplici", perché è da quelle parti che si muove il mondo. Quello vero.



LA RASSEGNA STAMPA 

La recensione sul Corriere della Sera di Bologna (di Fernando Pellerano)

La recensione sul Resto del Carlino




























Gli articoli che annunciano la proiezione su la Repubblica e sul Corriere della Sera