Da un po' di anni Stefano Ligabue, un mio amico di Modena, una volta ogni tanto verso mezzanotte mi manda un messaggio su WhatsApp. Nel messaggio di solito c'è una foto di lui e del suo cane davanti al cancello di casa mia. L'invito è implicito: sto portando il cane a *are, scendi che facciamo due passi e un po' di chiacchiere?
![]() |
| Il cane del Liga |
In questi messaggi ogni tanto c'è una variante: "Sono con Claudio, il mio amico che è cieco, camminiamo e ci facciamo qualche paglia".
Mi è sempre sembrato straordinario il quadro. Lui, Claudio, il cane, molte sigarette e, se il bar alla colombofila è ancora aperto, un amaro o due prima di dormire. Una bella cumpa, da tanto vorrei aggregarmi.
Vorrei fare molte domande a Claudio, mi incuriosisce molto l'idea di un non vedente, capire com'è vivere così, se è cieco dalla nascita oppure no, che lavoro fa, insomma un ventaglio di domande senza fine. Mi incuriosisce anche perché so che, almeno una volta l'anno, se ne vanno a zonzo per l'Italia lungo qualche cammino. Non parliamo della camminatina intorno a casa, ecco, parliamo di uno che non ci vede e che cammina per giorni e giorni lungo i sentieri del Belpaese, anche sui monti. Per me ha, letteralmente, dell'incredibile questa cosa.
Ho rotto gli indugi quasi per caso pochi giorni fa. Ho detto al Liga: sai che mi piacerebbe raccontare la storia di Claudio?
Detto, fatto.
Il Liga mi dice che a cavallo dei Morti e dei Santi saranno in cammino lungo la via Francigena, quattro tappe da Radicofani a Montefiascone. Decido di raggiungerli a Bolsena, per unirmi a loro nella tappa che da Bolsena porta a Montefiascone.
Quando arrivo a Bolsena, dove ero già passato un paio di anni fa sempre percorrendo la Francigena, sono quasi le otto di sera. Un rapido giro di presentazioni con tutti. Claudio, sigaretta in bocca, mi tende la mano, mi dice piacere, benvenuto. Gliela stringo, ha degli occhiali molto fighi, da ciclista.
Ci sono anche il Liga e altri amici, Mimma, Marco, Elena, Gianfranco (Gian, per chiunque), Cosetta, Marco (ci sono due Marco, si).
E Greta.
Greta è il cane guida di Claudio, un labrador di 4 anni e mezzo addestrato in un centro specializzato in Svizzera. Nelle 24 ore in cui sono stato con loro, Greta non ha mai - mai - abbaiato. È decisamente una professionista. E, in questa camminata, sarà praticamente in vacanza, dato che a Claudio ci penseranno il Liga e marco. Ma ne parliamo più avanti.
![]() |
| Greta, che di notte non russa |
Andiamo a cena e mi bastano due minuti. Sento, letteralmente, la crepa che si apre nel muro delle mie supposizioni a proposito della vita di un non vedente. Un muro che nel giro di 24 ore sarà definitivamente crollato di fronte all'evidenza della normalità della vita di Claudio. Sembra banale, ma a parte il fatto che non ci vede, non c'è altro da dire che riguardi questa condizione. Il giorno successivo ne avrò ripetute conferme.
La notte passa tranquilla, dormo in camera con il Liga, Claudio e Greta, che tra l'altro è quella che russa di meno.
Il giorno successivo partiamo, c'è una splendida giornata di sole, il lago rimarrà tutto il giorno sullo sfondo a dirci ogni minuto quanto sia bella quella zona. Il gruppo si muove a memoria, non c'è bisogno di dirsi niente, si cammina ognuno col proprio ritmo, il gruppo si unisce e si allunga come il movimento di una fisarmonica, chiacchiere e cazzeggio, passo lento, nessun record da battere.
Cosetta lavora alla biblioteca Delfini, mi racconta una cosa che la mette in crisi quasi sentimentalmente al lavoro, quello dello scarto, il momento in cui cui i libri vecchi delle biblioteche vanno al macero o, se va bene, svenduti nelle bancarelle. Gian, invece, ha passato una vita in banca e adesso si gode la pensione camminando e andando in bicicletta, mentre Marco - quello più giovane - fa l'educatore in una comunità di recupero, un lavoro tosto. Elena conosce ogni angolo del palazzo comunale di Modena, ci ha lavorato una vita prima di andare in pensione. E Mimma, occhi verdeazzurri che ridono quasi sempre, si occupa della cura di piante, fiori e giardini per conto di una cooperativa sociale, è lei che ogni tanto si ferma e si chiede cos'abbia quella pianta che sembra soffrire.
Poi c'è la triade Claudio-Stefano Ligabue (Il Liga)-Marco Curedda (quello meno giovane).
Il Liga lavora nel settore dell'informatica, Marco in quello della meccanica. Loro due, come sintetizza il Liga, hanno "il ruolo di mulo da basto". Nessun mistero, il basto è il cavo che Claudio lega sugli zaini del Liga e di Marco, a cui si appende per camminare sicuro dietro di loro, che nel corso della giornata si alternano.
![]() |
| Il Liga e Claudio |
![]() |
| Claudio e Marco |
Parlo un po' con tutti, ed è evidente che non c'è niente da capire, tranne il fatto che c'è semplicemente da godersi una stupenda giornata in compagnia degli amici.
"Io non mi rapporto a lui come fosse cieco, ma da sempre - mi dice infatti il Liga - E' da una vita che gli dico cose tipo: cazzo guarda lì in alto, c'è un aeroplano piccolino, si si, quello là in alto!". Non solo. Il Liga aggiunge: "Abbiamo comprato una canoa gonfiabile, con la quale abbiamo deciso di scendere prima i fiumi d'Italia, e poi abbiamo fatto uno spettacolare taglio in canoa dall'oceano Atlantico al Mare del Nord passando per tutti i laghi, come quello di Loch Ness".
Facciamo chiarezza, è ovvio per tutti che Claudio non ci vede e che, per il cammino, ha bisogno di appendersi allo zaino di qualcuno per sicurezza. E nei passaggi più complicati si rallenta, ci si ferma, ci si muove con prudenza. Ma è tutto qui.
Come infatti dice lui stesso in un video che ho fatto, e che racconta il nostro cammino, "Io non sono il cieco Claudio Becchi. Sono Claudio Becchi, che è cieco". Una vita la sua, tutta all'insegna di questa caratteristica. Nato ipovedente, si è però fatto bastare il mezzo grado da un occhio (zero nell'altro) per andare a scuola, diplomarsi, laurearsi, leggere moltissimo con una lente, andare in bicicletta. Fino a quando, pochi anni fa, anche quel mezzo grado se n'è andato, ma per lui non è cambiato comunque niente. Ed è questa la sua forza.
La sera, dopo cena, avevo avuto un segnale chiaro rispetto alla mia idea (sbagliata) che i ciechi possano avere particolari abilità su altri sensi. A un certo punto, infatti, Claudio aveva parlato del rumore delle onde del lago, che io non sentivo per niente, quindi il mio schema mentale aveva fatto bingo: vedi, non ci vede, ma ha un udito da ultrasuoni! Ma anche Cosetta sentiva il rumore, quindi era tutto più banale, sono io che devo semplicemente fare i conti con il mio udito precario da pre-pensionato.
Claudio fa il fisioterapista, quindi figurati se potevo non fare la domanda da superpoteri, tipo se il fatto di non vedere determinasse però lo sviluppo di altre capacità mentre lavora sui suoi assistiti. Lui un po' se la ride e mi dice: "Quasi sempre noto che, quando vado in sala d'aspetto e chiamo il nome del paziente, percepisco un attimo di sospensione, di sorpresa, accorgendosi che sono non vedente". E sul suo modo di lavorare aggiunge: "Il vecchio detto che quando uno è non vedente, gli altri sensi aumentano, beh, non è esattamente così. In realtà, semplicemente, l'attenzione - che quasi sempre è rivolta tutta sulla vista - nel non vedente si libera. C'è un sacco di attenzione libera che si incanala nell'ascolto e nelle percezioni tattili".
![]() |
| L'arrivo a Montefiascone |
Sempre rispetto al suo lavoro, aggiunge che la cecità "in realtà è un grosso ostacolo. Ho dovuto imparare, per esempio, a fare una valutazione posturale senza vedere, basandomi sul tocco, perché è l'unica possibilità che mi permette di farmi un'idea della postura e dei muscoli che sono in squilibrio o meno. Da tantissimi anni uso la terapia cranio-sacrale, quello è un tipo di approccio dove il fatto di non vedere non vuol dire nulla, perché è basata proprio sul sentire con le mani e quindi, in un certo senso, l'ideale. Dopodiché, in realtà, non c'è differenza tra uno che non vede e uno che vede, bisogna semplicemente avere la capacità di portare l'attenzione sul corpo e mantenerla. Un non vedente è ad armi pari con gli altri". Claudio, insomma, è un bravo fisioterapista, non un bravo fisioterapista perché è cieco. Una regola che si intreccia con tutta la quotidianità della sua vita.
E anche Marco Curedda, che sollecito per chiedergli com'è il rapporto con Claudio, mi risponde nell'unico modo possibile, con l'unica verità evidente: "Pensando al fatto che Claudio non vede, non mi sono mai accorto di questo, se non nelle cose concrete, come quando qualcuno ha male a una gamba o uno non ci vede, e dai una mano. Ma fondamentalmente l'ho sempre visto come… come me insomma".
Come me.





