mercoledì 19 dicembre 2012

Giuditta Pini vs Federica Di Padova

Intervista doppia a Giuditta Pini, segretaria provinciale dei Giovani Democratici di Modena, e Federica Di Padova, segretaria cittadina sempre dei GD. Gggggggiovani, con qualche sorpresa ;-) 


domenica 9 dicembre 2012

Civati e la rivendicazione della politica (a 12 stelle)


Sarà stata la pubblicità dello yogurt, che gli ha reso più familiare l’humus del commercio e dell’economia su grande scala. Fatto sta che con Grillo, qualche anno fa, ha fatto irruzione in politica un concetto sino a quel momento riservato all'economia, quello della disintermediazione. Affidandoci a Wikipedia, ecco qui: “Quel fenomeno che si osserva quando i tradizionali canali di distribuzione e vendita di un prodotto/servizio vengono scavalcati, principalmente grazie all'uso delle reti informatiche (Internet)”.
Sostituite “distribuzione e vendita di un prodotto/servizio” con “organizzazione del consenso elettorale” e il gioco è fatto: ecco servito il MoVimento 5 Stelle.
Troppo complicato, dite? Sarà il caso, piuttosto, di capire una volta per tutte che per entrare nell’analisi del M5S è necessario tirar su le maniche e rinunciare ai semplicismi manichei tanto cari ai partiti tradizionali (loro=cattivi e naif, noi=buoni), perché se è successo quel che è successo, è anche a causa della pigrizia intellettuale dei vertici, che hanno fatto spallucce di fronte ai vaffanculo della piazza e hanno liquidato con la boria della presunzione il malessere che stava prendendo corpo nel Paese.
Ecco perché di disintermediazione, di astensionismo, di antipolitica, di populismo e di tutto il corollario legato allo tsunami-Grillo, sarebbe bene parlare più spesso in termini analitici, abbandonando funzionali scorciatoie di sintesi autoassolutorie. Lo fa bene Pippo Civati, il consigliere Pd della Lombardia e leader di Prossima Italia (oltre che candidato alla segreteria nazionale del Pd), che da qualche tempo è in libreria con il volume “La rivendicazione della politica – Cinque stelle, mille domande e qualche risposta” (Fuori onda editore).

Civati, tra i pochissimi a studiare il MoVimento sin dalla sua genesi (si veda il documentario “A furor di popolo” delle Officine Tolau) non fa sconti al suo partito, al contrario, stigmatizza la “lettura caricaturale” che il Pd ha fatto del fenomeno-Grillo, ricordando l’assoluta condivisibilità di gran parte dei temi sollevati da Grillo nel primo V-Day, nel 2007. Di quel giorno Civati ripesca una dichiarazione di Rosy Bindi che lascia al lettore il dubbio di trovarsi su “Scherzi a parte”, tanto questa è sovrapponibile al programma del M5S. Eppure è, anzi era, tutto vero. Poi, però, il Pd – e con lui tutto il sistema dei partiti – ha preso la direzione che sappiamo, imprimendo il marchio di “antipolitica” a tutto l’universo-mondo di Grillo.

Ma Civati – e qui sta uno dei meriti analitici del volume -  ribalta il concetto di antipolitica: “L’antipolitica allora non è quella rappresentata dal MoVimento 5 Stelle, che rifiuta piuttosto questa politica, ma è una disciplina tutta-politica a cui si sono dedicati in molti: chi ha banalizzato il tema dei costi della politica per conservare alcuni inattaccabili privilegi; chi non ha vigilato sul rimborso elettorale, consentendone un uso distorto; chi ha per anni giocato sull’indistinzione tra destra e sinistra, e ora se ne lamenta; chi ha visto crescere l’astensionismo e il malessere diffusissimo nei confronti dei partiti (che si avvia a raggiungere, secondo i sondaggi, il 100% della popolazione) senza fare alcunché. Anzi, proseguendo com’è sempre stato”.

Ecco, quindi, la rivendicazione della politica del titolo, restituire alla politica il ruolo che le è proprio, togliendola dalle secche di un'autoibernazione a puro scopo di sopravvivenza di fronte alle nuove istanze.
Il volume, ricordando anche il ruolo (non condiviso) di Renzi nell’intercettare la disaffezione (sul grillismo renziano segnalo, consentitemelo, anche un mio post relativo alla seconda Leopolda) scende poi nel dettaglio del MoVimento, ne tratteggia i limiti del contenuto programmatico, evidenzia i tratti personalistici, insomma offre un quadro chiaro ed esaustivo del M5S, puntando il dito verso il carattere gattopardesco che il MoVimento potrebbe assumere: cambiare tutto per non cambiare niente, un rischio che il Paese non può permettersi.  

Le incursioni di Giovanni Fontana (blogger di punta del Post.it) e dello scrittore Paolo Nori - che in un certo senso destrutturano alcuni capisaldi del MoVimento – sono lucide e spassose, affiancate da un parallelo Indignados/M5S che illumina i tratti comuni con i vary “Occupy” sparsi per il pianeta, un abbrivio per ricordare a tutti che sul territorio – anche italiano  - esistono comunque già da tempo campagne e movimenti che si muovono per tagliare alcuni dei traguardi indicati da Grillo, su tutti Libera. 

Civati qui ha il merito di portare a sintesi vera i tratti essenziali delle questioni, delegando a Simona Guerra e a Francesco Astore l’approfondimento di due aree particolari: Simona Guerra, dottore di ricerca in Scienze Politiche e Studi Europei, focalizza il tema de “Le cinque stelle e il populismo”, che vi invitiamo a leggere anticipando solo un passaggio fulminante,  emblematico del contenuto: “I populisti – spiega Guerra – possono essere moralisti, ma non sono mai programmatici”, aforisma che ci riporta al rischio di gattopardismo indicato da Civati. Francesco Astore, membro del Forum Nazionale Giovani, indica già nel titolo del suo saggio lo zenit della questione: “Facciamo vincere Grillo (ma non come vuole lui)”.  Astore, citando Trevor Fitzgibbon (uno dei fondatori di MoveOn), ricorda che “è molto più semplice aggregare <<contro>> qualcosa o qualcuno che a favore”, ma introduce elementi di fiducia auspicando la vittoria della politica, quella vera, che può arrivare anche attraverso gesti di alta valenza simbolica, oltre che effettiva, come le primarie. I fatti, va detto, gli danno ragione.

E quindi? E quindi Civati detta la sua road-map dall'interno del Pd, che è quella di una politica che ritrova se stessa e riesce a porre tutte le questioni in un ambito che non è più nazionale, ma per forza di cose è comunitario e planetario, uscendo dalla visione ombelicale del grillismo, anticomunitario ed eurofobico. E’ infatti in un  contesto europeo che devono essere inquadrati i temi sollevati, prima ancora che dal M5S, da chiunque abbia a cuore le sorti del Paese.  Civati, quindi, punta a fare del Pd un partito contemporaneo in grado di contrapporre al livore delle 5 Stelle la prospettiva delle 12 Stelle dell’Unione Europea: “Il Movimento 12 Stelle, quelle della bandiera europea, è l’unico davvero obbligatorio, un movimento che si rivolga all’Europa e, quindi, alle vicende politiche dei singoli Stati che ne fanno parte […] Con più Europa, e non con un atteggiamento di rifiuto delle sue istituzioni. Soltanto attraversando questa frontiera non solo metaforica, la politica darà senso a se stessa e alle scelte che riguardano il nostro Paese”


giovedì 25 ottobre 2012

Siete qui per Renzi, naturalmente (o per il suo programma?)

Provocazione: ho spacciato alcune proposte di Vendola, Bersani e Puppato per proposte di Renzi, chiedendo su queste "finte" proposte renziane un parere alle persone che stavano aspettando Renzi per il comizio a Sassuolo: tutti d'accordo su tutta la linea, con poche eccezioni. Un gioco, tutto qui, che però dice molto delle primarie, del centrosinistra e della politica in generale.


martedì 16 ottobre 2012

Giovedì l'intervista ad Alessandra Moretti


La notorietà è un'arma a doppio taglio. Se poi sei bellissimo, o bellissima, le cose si complicano, soprattutto sei hai un posto di responsabilità e devi dimostrare ad ogni passo che quel posto te lo sei guadagnato sul campo (e che ha un senso, essere lì). E se militi in un partito di sinistra, ma ti accusano di essere di destra, siamo quasi alla frittata, condita da qualche gaffe iniziale nella fase di riscaldamento. E' il caso di Alessandra Moretti, vice-sindaco di Vicenza e front-woman della squadra che affiancherà Bersani fino alle primarie del 25 novembre con il compito di coordinare comitati e volontari, occuparsi di comunicazione e raccogliere fondi. Lei, in particolare, è la portavoce di Bersani. E la cosa, soprattutto ai vicentini, continua a non andare giù: "C’è da scommettere che si moltiplicheranno i malumori e le sorde invidie contro una misconosciuta Carneade che ha scavalcato tutti per assurgere alla destra di Bersani per meriti mediatici" si legge su "La Nuova Vicenza". Oppure: "Lei è la foglia di fico di una classe dirigente non solo vecchia, ma che ha sulla coscienza vari governi corresponsabili assieme al centrodestra di vent’anni di deludente Seconda Repubblica", come sintetizza brutalmente Alessio Mannino, sempre su La Nuova Vicenza.
Ma sarà davvero così? O siamo al classico "nemo propheta in Patria"? Alessandra Moretti ha carattere e non si scompone, risponde punto per punto, rivendica la bontà della cooptazione come metodo e tira dritto verso il 25 novembre. Comunque la si pensi, è evidente che Bersani, per un ruolo così delicato, avrà pensato alla sostanza, prima che alla forma. Anche perché in ballo c'è la leadership della sinistra e del Paese. Insomma, del futuro. Il sospetto è che in queste critiche venga a galla l'immarcescibile e stantìo vizio italico di non perdonare l'intelligenza a chi ha già avuto altri doni, in questo caso la telegenìa, prima ancora che la bellezza. Sarà così?
Intervisterò  Alessandra Moretti giovedì 18 alle 18,30 al Circolo Vibra di Modena su invito del comitato ModenaxBersani. Con lei ci saranno anche Greta Barbolini, presidente di Arci Modena e Cristina Manfredini, presidente di Mediagroup98. E, come avrete capito, potrebbe essere davvero una conversazione interessante (ovviamente senza sconti).

sabato 29 settembre 2012

29 settembre, stasera intervisto Nichi Vendola

Stasera intervisto Nichi Vendola, presidente di Sel. Appuntamento alle 19 alla sala Alfeo Corassori di Piazza Cittadella 36 a Modena. 
Parleremo di diritti civili e lavoro, di giustizia sociale e ambientale, di come contrastare la precarietà di giovani e meno giovani.
Naturalmente parleremo di politica, di primarie, di legge elettorale e di elezioni, anche se l'ipotesi di un "Monti-Bis" rischia di trasformare tutto ciò (primarie, elezioni ecc) in un esercizio di stile o poco più, dato che i giochi sembrano fatti. 
Se avete domande per lui, scrivetemi all'indirizzo stefano.aurighi@gmail.com, oppure sul mio profilo su Facebook

martedì 11 settembre 2012

Un passo indietro da parte di tutti, per evitare di cadere nel baratro della crisi

Ma Monti non aveva detto che la fine della crisi è vicina? Ieri il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, a Ferrara non ha usato giri di parole: "Italia in grandissima difficoltà, serve un passo indietro da parte di tutti". Il problema, però, è che gli italiani si stanno dimenticando del "bene comune"...

sabato 8 settembre 2012

Pirini (M5S Forlì): "Espulsioni e liste, ecco come funziona"




Prima del fuorionda di Favia, già Raffaella Pirini (M5S Forlì) puntava il dito sulle modalità di gestione del MoVimento 5 Stelle, dalle "espulsioni"  alla formazione delle liste per le elezioni.
L'intervista, sino ad ora mai pubblicata, va online oggi, 8 settembre 2012.

venerdì 24 agosto 2012

Ho voluto la bicicletta e ora governo Parma giocando a shanghai

Sul Venerdì di Repubblica oggi in edicola, la mia intervista al neo sindaco di Parma Federico Pizzarotti sui primi tre mesi di esperienza amministrativa (qui l'articolo originale).
Federico Pizzarotti (Foto Aurighi)


Due mesi per fare la giunta? "Un metodo esportabile". Il buco da ripianare? "Come per i mutui, una rata alla volta"... L'inceneritore? Un vero rebus. Il sindaco a 5 stelle racconta i suoi primi cento giorni, "lunghi 15 anni"

di STEFANO AURIGHI

 PARMA. Gli elettori gli chiedono la rivoluzione e lui, per ora, ha comperato la bicicletta per spostarsi in città: "È sicuramente il gesto più grillino che abbia fatto. Il Comune risparmia soldi e a me serve per avere il polso della situazione quando parlo con i cittadini che incontro nelle strade. Mica posso basarmi su quello che scrivono i giornali". Eletto a furor di popolo sindaco di Parma con il 60 per cento dei voti nelle liste del MoVimento 5 Stelle lo scorso 21 maggio, Federico Pizzarotti si tormenta i capelli irrigiditi dal gel. Lavora anche nel weekend e sono saltate le ferie a New York: "Sono passati tre mesi, è vero, ma per l'impegno che ci vuole sembrano quindici anni". Solo per fare la giunta, ci ha messo due mesi: "Ma non è detto che sia un male. Vedrà che si rivelerà un metodo esportabile" prova a rispondire lui.

 C'è da capirlo, fare il sindaco ha poco a che fare con la rivoluzione, molto di più con l'asfaltatura delle strade. Se poi ti eri presentato come il paladino della nuova politica, della finanza pulita e dell'ambiente incontaminato, le cose si complicano. Eh sì, perché a Parma c'è da ripianare un buco finanziario di 850 milioni di euro lasciato in eredità dalle precedenti amministrazioni. Alle porte della città, poi, la multiutility Iren sta costruendo quell'inceneritore che gli elettori non vogliono e su cui Pizzarotti ha giocato tutta la campagna elettorale.

 Aveva promesso di provare a non farlo accendere, ma sarà dura: "La cosa che chiedono di più i cittadini è la manutenzione: la buca, la strada, il lampione" conferma. E sa perfettamente che le promesse a cinque stelle, imbrigliate nelle regole dell'amministrazione, rischiano di rimanere parole al vento. Ma non capitola e detta la linea: "Qui, prima, si era orientati a progetti, costruzioni, cose nuove. Adesso bisogna indirizzarsi a sistemazione, preservazione, ristrutturazione".

 E poi ti sorprende con l'ottimismo inedito, e un tantino azzardato, della "variante shanghai": "Ho fatto tante volte l'esempio del gioco dello shanghai. Devi sfilare una bacchettina alla volta, perché prendere tutto in blocco o agitarsi può solo causare danni. Invece prima sblocchi un lavoro, poi ti si libera uno stabile, si chiude un discorso, finisce un debito e magari si chiude una società di quelle strumentali". Un lento gioco d'equilibrio, insomma, che applicato all'urgenza delle questioni parmigiane rischia di aggravare la situazione, come nel caso dell'inceneritore. Iren, infatti, vuole terminare la costruzione e collaudare l'impianto entro dicembre, termine ultimo per non perdere 40 milioni di euro di incentivi del decreto Romani. Gli operai lavorano senza sosta, anche in agosto, perché i tempi stringono. La giunta Pizzarotti, dal canto suo, ha messo campo un esperto che sta studiando l'iter che ha portato alla realizzazione dell'inceneritore "per capire se il processo è stato corretto" e costringere eventualmente Iren a sospendere i lavori. L'ultima carta da giocare sarebbe la rescissione del contratto, un'opzione che costerebbe al Comune una maxi penale di 180 milioni di euro: un elefante che potrebbe sedersi sullo shanghai del sindaco e che porterebbe il debito intorno al miliardo di euro.

 Ma è proprio qui che Pizzarotti ti sorprende di nuovo, perché quando gli chiediamo "come si fa a riempire un buco di 850 milioni di euro?", prima risponde testualmente che "la domanda è mal posta" e poi si dilunga a spiegare, con precisione scolastica, che ogni debito "è fatto di tante componenti, intanto ci sono gli investimenti, i beni patrimoniali e le partecipazioni...". Sì, ma il buco nel bilancio? La politica nazionale guarda a Parma proprio per capire come se la caverà il Movimento di Grillo con un debito di questa portata. Un sistema che funzionasse lì, infatti, potrebbe funzionare ovunque. Il sindaco giura che la ricetta grillina c'è e la illustra così: "Faccio un esempio, io ho investito e ho speso dei soldi, insomma ho contratto un mutuo. Ma se ho fatto un mutuo per la casa, ovviamente non posso estinguerlo in un giorno. Quindi quello che mi serve davvero non è il totale della somma del mutuo, ma è la rata per pagarlo un po' alla volta".

In definitiva: "Quello che ci occorre adesso, e che stiamo recuperando, sono le risorse per le spese correnti e per ammortizzare il debito", e si spera che a Parma basti per evitare il default. Di sicuro, per recuperare denaro, Pizzarotti avrà bisogno di tagliare. In questi primi tre mesi ha ridotto del 10 per cento il suo compenso e quelli del vicesindaco e presidente del consiglio comunale, ha tagliato i posti auto gratuiti per i consiglieri comunali e ha abolito i biglietti omaggio a teatro per consiglieri comunali e assessori. Provvedimenti di "matrice grillina" rivendica Pizzarotti (anche se ormai abbastanza diffusi), utilissimi sul fronte del consenso, certamente non così determinanti su quello della sostanza, come nel caso dell'utilizzo della bicicletta in città al posto dell'auto blu: "Non ho rinunciato del tutto all'auto di servizio, perché se devo andare in altre città non ci vado in bicicletta" spiega. "Il costo annuo delle precedenti amministrazioni per autisti e auto era di circa 250mila euro. Stiamo valutando di avere una sola macchina a disposizione di sindaco e giunta, guidata da personale comunale, spendendo in totale 20-30mila euro l'anno". Gesto nobile, si recuperano più di 200 mila euro, ma la rivoluzione grillina è lontana.

Già, Grillo. Cosa pensa del suo pupillo parmigiano? "Ogni tanto ci sentiamo, c'è qualche battuta via sms con lui, messaggi di incoraggiamento in cui mi dice di tenere duro e che, se serve una mano, loro ci sono". Tutto qui? Ma andiamo... Lui giura: è un rapporto sporadico e "mediato" dal cellulare. Così come con Gianroberto Casaleggio, il guru del MoVimento che si occupa della comunicazione. Come per tutti i grillini, anche Pizzarotti ha l'ossessione del rapporto con i giornalisti (una sola intervista televisiva, concessa a un'emittente locale, e poi più niente, men che meno a pagamento), accusati di dare una lettura distorta delle cose. Secondo il primo cittadino, nel sistema dei media tutto converge intorno a un solo messaggio: "Se i grillini a Parma faranno male, ok, li abbiamo sbaragliati. Se lì faranno bene, sarà un bel un problema".

 E qui si arriva al nocciolo della questione grillina: "Quello che serve è un rapporto diretto con il cittadino per dare l'idea di quello che l'amministrazione sta facendo" sottolinea Pizzarotti. "Sul nostro canale YouTube c'è la diretta del consiglio comunale. E carichiamo anche i video delle nostre conferenze stampa". Una fiducia smisurata nel web, che ora sarà usato per calare una carta che Pizzarotti considera rivoluzionaria: "Abbiamo appena inaugurato la "registrazione forte" sul sito del Comune di Parma. Con la carta di identità inserisci i dati anagrafici e io so per certo che sei proprio tu. Sulla base di questo ti diamo la possibilità di commentare il nostro lavoro. Ti offro la comunicazione diretta e tu ti fai la tua idea. Poi, la puoi anche leggere sul giornale nazionale, ma ti fai la tua idea". È l'embrione del famoso "un clic, un voto" tanto caro a Grillo, però - gli facciamo notare - scarsamente applicato persino sul portale nazionale del MoVimento. Pizzarotti allarga le braccia, ma rivendica l'obiettivo: in fondo, è solo un'altra bacchetta da spostare.

mercoledì 22 febbraio 2012

Guai alla politica che si lamenta di se stessa

La puntata del 20 febbraio de "Il Bene comune" la trasmissione di approfondimento condotta da Massimiliano Panarari su Studio 1. Tema del giorno: la rappresentanza. Tra gli altri ospiti della puntata, anche io, in rappresentanza delle Officine Tolau.

IL TRAILER



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