lunedì 13 gennaio 2014

Ho rifiutato una proposta che non si poteva rifiutare

Qualche settimana fa a una cena prenatalizia a Bologna incontro una persona che non vedo da tempo. E' un manager, di quelli bravi, davvero. E' invidiato per i compensi faraonici che riceve, anche se non ostenta affatto. E' alla mano, cordiale.

E' il tipico manager che viene chiamato a risolvere situazioni che non girano, a risollevare le sorti di aziende in bilico, a progettare trampolini di lancio per progetti nazionali e internazionali.

Ogni volta che passa qualche persona in prossimità del tavolo e si ferma a parlare, il manager mi indica e mi presenta: "E' uno dei migliori comunicatori che io conosca".

Io abbozzo, mi guardo intorno, mi sento un po' a disagio per tanti complimenti che piovono dal cielo senza motivo e replico sempre "No, no, macché".

A tavola riallacciamo i rapporti, ci raccontiamo i reciproci percorsi lavorativi di questi anni.

Inaspettatamente, mi allunga il biglietto da visita e mi dice: "Vieni a trovarmi, ti devo parlare di una cosa".

Passa qualche giorno, mi faccio sentire, fissiamo un incontro nella sede dell'azienda di cui si sta occupando.

Hanno un problema strutturale di comunicazione che vogliono risolvere, mi chiedono di pensarci.

Hanno un potenziale di almeno 5 milioni annui come risultato economico della loro attività e credono che la comunicazione possa contribuire in parte a raggiungerlo.

Passa un po' di tempo, lavoro a un piano di comunicazione che prevede i classici livelli integrati (media generalisti, media specializzati, web, social network, attività di pr, eventi ecc ecc). Insomma, un intervento radicale, che richiede due anni di lavoro a testa bassa per assicurare risultati consolidati e che durino nel tempo.

Mi convocano e mi fanno la proposta: "Ottimo piano", mi dicono. "Per ora, però, ci interessa solo una parte di questo lavoro". Me la illustrano. Spiego che, pur trattandosi di una parte del lavoro globale, richiede continuità e assiduità per avere risultati garantiti. In altre parole,  è un lavoro che non si potrà fare nei ritagli di tempo.

Mi assicurano che mi potrò organizzare come mi pare, senza vincoli.

Stanno per farmi la proposta economica. Prima che pronuncino la cifra, il mio pensiero va al potenziale di 5 milioni di risultati dell'azienda, alle Audi e Bmw parcheggiate fuori (proprio dove ho parcheggiato anche io la mia Picasso che ha quasi duecentomila chilometri). Penso: hanno deciso di investire in comunicazione. Hanno un potenziale e intendono raggiungerlo. Si affidano a professionalità per avere un supporto serio. Insomma, ci credono, ci puntano, ci investono. Mi offrono trecento euro al mese.

Ringrazio, dico che non me la sento. Sono commosso, ma sono troppi. Al parcheggio mi aspettano la mia Picasso e i suoi i duecentomila chilometri, sanno che non li abbandonerò tanto presto, perché faccio questo mestiere.

7 commenti:

  1. Siam messi ben :-( comunque la mia focus ha duecento quarantamila chilometri ;-)

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  2. Trecento euro. Wow. E il piano di comunicazione te l'hanno pagato?

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  3. Era un comunicatore impagabile: infatti non riusciva mai a incassare compensi.

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  4. Via, era una proposta allettante. Quante cose si possono fare con trecento euro mensili? Tanta roba. Io investirei nel progetto del nuovo Pandoro Lime e cipolla.

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  5. che dirti un communication officer "junior" in UK lo valutano 2.000 sterline al mese
    http://www.jobserve.com/gb/en/search-jobs-in-London,-London,-United-Kingdom/COMMUNICATIONS-OFFICER-2B1C10F5954C26BE/

    un communication manager a contratto 340sterline AL GIORNO!

    http://www.jobserve.com/gb/en/search-jobs-in-Bracknell,-Berkshire,-United-Kingdom/COMMUNICATION-MANAGER-C61C1197CC7C62F5/

    forse hai sbagliato manager, parla con la sua controparte a Londra.

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  6. Ai livelli di CoglioneNO tieni presente?

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