venerdì 7 giugno 2019

¡Buen camino hombre!

Non credo che Paulo Coelho abbia mai avuto una tendinite. Altrimenti non avrebbe mai scritto una cosa vaga come "Quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore".

Per me la Francigena si è fermata a Siena. Nonostante Coelho, il dolore al tendine tibiale ha largamente surclassato ogni volontà di proseguire dopo 4 meravigliose giornate di cammino lungo le colline nel cuore della Toscana.
E me ne sono tornato a casa un po' prima del previsto.

In ordine sparso, mi viene in mente quel signore spagnolo con la maglietta arancione, 80 anni già compiuti, che ho sorpassato in direzione di Colle Val d'Elsa.
Ci siamo parlati in un fantastico mix di italiano, spagnolo e inglese, le parole essenziali per dirci che, sì, la direzione era quella giusta. E mentre riprendevamo ognuno il proprio passo, mi ha battuto una mano sulla spalla augurandomi "¡Buen camino, hombre!"

Un momento di grande semplicità, che mi ha fatto dimenticare l'imbarazzo di due giorni prima in tutt'altra situazione.
Dunque, cammino con due uomini nella zona che precede San Gimignano e si parla del più e del meno. Con uno, in particolare, si parla della Calabria, che - gli dico io - secondo me è la regione con il potenziale turistico ed economico più inespresso del nostro Paese, a causa principalmente della criminalità.
Gli infilo lì 3 o 4 massime che andrebbero bene (forse) al bar, facendo l'espertone de noantri su 'ndrine e compagnia.
Fino a che non gli chiedo che mestiere faccia.
E' un vicecommissario di Polizia che ha lavorato per 30 anni in Calabria.
E ha di fronte l'ennesimo  coglionazzo (io) che fa l'esperto di cose di cui non sa niente.
Non me lo fa notare, è un vero signore.
Ma io mi sento così.

Tra San Miniato e Gambassi, nel sole del primo pomeriggio, in apert(issim)a campagna, passo di
fianco a un cimitero. La guida liquida la cosa così: ""Si supera un cimitero e dopo 700 metri si arriva a un incrocio girando a sinistra".
Arrivato in quel punto, vedo dei ruderi e decido di andare a curiosare. Il cimitero, minuscolo, ha delle mura quasi interamente crollate, un cancello d'ingresso divelto, lapidi quasi tutte rotte, i segni di un inutilizzo da decenni. L'ultima sepoltura, mi pare di capire guardandomi intorno, è del 1948. Di una delle poche lapidi ancora integre mi colpisce la frase, perché non c'è traccia di consolazione, di eternità, di disegno divino (per chi ha fede, ovvio), ma solo rammarico, tristezza, amarezza:

Questa lugubre tomba 
racchiude le ultime spoglie di 
Gabbriello Bartalucci
uomo giusto e di esemplari costumi. 
Colpito da crudo malore 
cessava di vivere il 26 ottobre 1918 
a soli 9 lustri 
lasciando nella desolazione
la moglie i figli padre e madre
 fratello e congiunti che l'adoravano.



A Monteriggioni, spettacolare borgo medioevale nel senese, dormo all'ostello Santa Maria Assunta.
Ci arrivo nel primo pomeriggio, quando è troppo presto per l'accoglienza dei pellegrini. E, mentre aspetto, mi addormento su una delle panchine della piazza, seduto, mentre di fianco a me una coppia di tedeschi mangia il gelato.
Quando arriva l'ora, me ne torno all'ostello e lì mi accoglie Costel, un rumeno che avrà suppergiù 35 anni. Gentile, un vocabolario abbondante considerando che - mi dice - è in Italia da 10 anni.
Registra le mie generalità, mi restituisce la Carta di Identità e mi suggerisce: nel ristorantino qui di fronte fanno una ribollita buonissima.
La notte, in camera con me, David, 31enne newyorkese che punta a Roma, dove lo attende la sua ragazza. E Ugolina, padovana 70enne che mi racconta delle sue scelte di vita, di andare presto in pensione e dedicarsi a se stessi, che il lavoro è una trappola.
E per la mia tendinite, che mi fa zoppicare ad ogni passo, tenta di convertirmi all'artiglio del diavolo, un antinfiammatorio naturale, di cui mi regala 4 compresse. 

Non vorrei poi dire troppe parole su una coppia per non renderla riconoscibile, ma insomma vi dirò che un ragazzo sta recuperando la propria vita, dopo averla persa nella dipendenza della droga. Sta percorrendo la Francigena da settimane in compagnia di una persona che si prende cura di lui e che con lui divide il cammino. E sta funzionando.

Il cammino è fatto di lunghe solitudini silenziose, un vero lusso di questi tempi, ma anche di incontri lungo la via con persone partite ognuna con le proprie motivazioni: Marina, Paolo, Silvestro, Sara, Grit, Marina 2, David, Annamaria, Mario, Giuseppe. Buon cammino a tutti voi, con le parole di Bruce Chatwin: "Camminare è un'attività poetica che può guarire il mondo dai suoi mali".

1 commento:

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