venerdì 29 maggio 2015

Non applaudite al mio funerale

"Ho dato disposizione che il primo che applaudirà al mio funerale sarà tormentato la notte per decenni".
La battuta, folgorante, è del grandissimo Riccardo Muti. Lo ha detto oggi, a Bologna. E io credo che abbia ragione. Il contesto era quello della presentazione del Falstaff al Ravenna Festival di luglio. E il tema era quello della sacralità del silenzio necessaria in alcuni momenti, come nell'ascolto della musica. O, appunto, ai funerali. Una battuta, certo, che Muti ha regalato con lo strepitoso sense of humor che gli è proprio, che io ignoravo, non avendolo mai incontrato prima. Ma una battuta "vera".
Già Gillo Dorfles, nel celebre "Horror Pleni - La (in)civiltà del rumore", invoca un mondo meno rumoroso, privo di quel rumore di fondo di chiacchiere e rituali inventati per esorcizzare tutto ciò che è più grande di noi. E che Muti, con questa battuta, sintetizza mirabilmente.

1 commento:

  1. Muti è un classico esempio di fisiognomica traditrice. Con quella faccia seria seria e sempre un po' accigliata, chi se l'aspetterebbe e invece....
    Te ne dico un'altra. Anni fa (10-15?) avevo seguito un corso di etnografia a Modena. Una sera il docente ci ha raccontato che il maestro Muti è un grande appassionato di burattini, un burattinaio lui stesso. L'avresti mai detto?

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