Siete tra quelli che al cinema si alzano appena partono i titoli di coda per raggiungere rapidamente l'uscita della sala?
Lidio Pellegrini ci regala esattamente questo nel suo primo romanzo, L'amore possibile (Tempi Moderni editore), per cui il primo consiglio è: non accontentatevi di leggerlo fino alla fine. Andate oltre. Si, anche nella "Nota dell'autore" di pagina 199, poche righe scolpite dopo la parola fine, perché se vi perdete quelle righe, vi sarete persi il senso del romanzo. Un senso che è racchiuso nel titolo: L'amore possibile.
La domanda, a questo punto, è: l'amore è possibile?
Lidio Pellegrini, che con questo romanzo autobiografico inaugura un percorso di immersione nelle forme dell'amore, proseguito con "L'uomo che aveva le donne" e che tra qualche settimana sarà completato dall'ultimo scritto (per ora ancora in fase di editing), ci accompagna utilizzando la classica struttura del romanzo di formazione. Il protagonista principale, appunto Lido Pellegrini, è un giornalista di provincia intorno ai 30-35 anni. Lavora per una marginalissima testata online, ma ha il fuoco sacro della professione, e quindi - pur da un punto di vista periferico - dà il massimo e punta in alto (tra poco vedremo quanto in alto). E' circondato dalla classica tribù ristretta degli amici che contano ("splendidi ultratrentenni ormai avviati verso la quarantina"): Luca che insegna lettere in un liceo, Alberto detto Bert il fisioterapista esuberante e seduttore incallito, Fabio che lavora in un quotidiano nazionale e Tatiana, detta Taty, instabile baricentro emotivo di Lidio su cui ogni cosa convergerà alla fine.
Uno schema, per avere qualche riferimento, che potrebbe richiamare "La simmetria dei desideri" di Eshkol Nevo, o "Quattro amici" di David Trueba, o addirittura potremmo spingerci al Grande Freddo, contesti in cui il gruppo di amici sperimenta l'inevitabile sfaldamento della compattezza che li ha tenuti insieme da ragazzi, lanciati ognuno verso singoli destini che li porteranno - anche attraverso la tragedia - a trovare, infine, ognuno la propria strada.
Lidio Pellegrini è al centro di questo equilibrio e, attraverso il classico schema (in questo caso invertito) di Cenerentola, ci racconta l'amore tra due mondi reciprocamente impermeabili, quello di un giovane giornalista di provincia alle prese con costanti difficoltà economiche e quello di Marianna Paltrinieri, parlamentare iscritta a un partito agli antipodi rispetto agli ideali di Lidio, e presidente della Commissione Lavoro. Non solo. Marianna è bella da morire, corteggiatissima, ricca, famosa. Insomma, irraggiungibile.
Non sveleremo il meccanismo che permetterà a Lidio e Marianna di avvicinarsi, ma possiamo dire che l'autore prende a piene mani da Notting Hill ("sono una ragazza che desidera essere amata", dice lei a un incredulo Lidio squattrinato) e ognuno di noi si trova a fare il tifo per la coppia che, contro ogni previsione, prende il largo in un mare che però non è sempre così facile da navigare.
Mentre i due veleggiano su questo amore inaspettato, intorno prendono corpo gli amori difficili e incasinatissimi degli amici di Lidio, un espediente narrativo per squadernare le possibili combinazioni che l'amore può trovare. E' in particolare Bert a franare, incapace di tenere a bada l'istinto predatorio e buttando sistematicamente all'aria relazioni importanti, fino a quella che poteva essere quella definitiva con Marzia. E poi c'è Taty, naturalmente, figura femminile di quasi-amore per Lidio, che lo conforta ogni volta che va a sbattere: "Sei una delle ragioni per cui vale la pena vivere - pensa tra sé e sé Lidio - ma non riesco, non sono mai riuscito, a innamorarmi di te".