venerdì 11 luglio 2025

Goffredo Fofi e Campo dei fiori


Quando ho letto della scomparsa di Goffredo Fofi mi è tornato in mente un episodio di almeno vent’anni fa a Capodarco, una delle frazioni – anzi, delle contrade come si dice lì – di Fermo, nelle Marche, in cui mi ero ritrovato in ascensore con lui e Gad Lerner in maniera del tutto casuale.

Il contesto era Redattore sociale, il seminario annuale organizzato a partire dal 1994 dalla Comunità di Capodarco di don Vinicio Albanesi per provare a dare ai giornalisti gli strumenti adatti a raccontare i mondi marginali in maniera più autentica, uscendo da quel gorgo fatto di ignoranza, cliché e pressapochismo che dilagava nelle redazioni ogni volta che c’era da raccontare mondi appena discostati da quella che veniva considerata la “normalità”.

Di strada ce n’era da fare, tutta in salita, partendo da titoli come “Incidente stradale, muoiono un uomo e un marocchino” che uno sbigottito volontario del gruppo Abele di Torino ci aveva mostrato in una delle prime edizioni, sventolando la pagina di un quotidiano locale, a proposito della salita che c’era da fare.

Vabbè, in una di queste edizioni, quando tutto era più patinato rispetto alle primissime edizioni che si svolgevano intorno al tavolo della cucina della comunità, ci si era ritrovati in un centro congressi. Fofi e Gad Lerner erano tra i relatori. A un certo punto ci eravamo avviati tutti, relatori e pubblico, al piano superiore all’ora di pranzo e lì ci eravamo ritrovati per caso nel piccolo ascensore in tre: Fofi, Lerner e io.

Non ricordo per quale assurdo meccanismo io, nello spazio/tempo ristrettissimo di due piani, mi ritrovo a dire ai miei temporanei compagni di ascensore che il piccolo comune di Camposanto, nel modenese, aveva pensato diverse volte di cambiare nome, proponendo un referendum ai cittadini per individuare un nome alternativo tra una rosa di proposte.

Ma tutto si era sempre fermato a livello di chiacchiere da bar e non se ne era mai fatto niente.

Ecco, io mi ricordo che quando avevo pronunciato il nome “Camposanto”, Goffredo Fofi e Gad Lerner avevano ritirato le labbra come a voler risucchiare l’aria, insaccando il collo tra le spalle, accompagnando il tutto con il più universale dei gesti apotropaici maschili.

E solo in quel momento, incredibilmente solo in quel momento, per la prima volta, avevo collegato il nome di quel piccolo Comune del modenese al significato che evidentemente richiamava in chiunque, tranne me. E perché qualcuno riteneva plausibile l’ipotesi di un referendum.

Ah, per la cronaca, tra i nomi proposti per il referendum, quello che a me piaceva di più era: Campo dei fiori.