domenica 1 dicembre 2013

"Spese pazze" in Regione: se anche Michele Smargiassi rinuncia al giornalismo siamo fritti

Michele Smargiassi
Restituitemi Michele Smargiassi!! Quello vero, però.
Adesso vi racconto.

Questa mattina sfoglio Repubblica. In prima pagina c'è la firma di Michele Smargiassi. L'articolo è intitolato "Convegni, hotel e aragoste: il modello emiliano naufraga tra gli scontrini". Mi pregusto la lettura, proprio come si fa con una pietanza succulenta, quando sai che il palato ti ringrazierà per l'estasi del risultato.
Leggo Michele da un quarto di secolo. Per me, che sono un giornalista di serie D, con un percorso professionale lastricato da errori grossolani e imperfezioni continue, lui rimane una sorta di esempio vivente, punto di approdo auspicabile.
Stile inimitabile, prosa piacevole, gusto della battuta, efficacia della argomentazioni. Sempre attento alle fonti, ai riscontri, ai dati. In altri termini, alla sostanza. E, naturalmente, sintesi fulminanti, che in una frase condensano in maniera sublime anche la più contorta delle vicende.

Quella che preferisco è: "C'è un corvo ma assolutamente nessuna volpe nella spy-story al ragù che sta esagitando la campagna elettorale bolognese", che riassumeva in maniera beffarda la sequenza di colpi bassi della campagna elettorale a Bologna nel 2009.

Il pezzo di oggi, come sempre, è perfetto e, per larghissima parte, condivisibile, sulla linea di quanto già Aldo Balzanelli scriveva circa un mese fa. Smargiassi scrive che la vicenda delle cosiddette "spese pazze" di cui tanto si parla (e che saranno al centro della direzione regionale del PD in programma domani sera, durante la quale i consiglieri del PD Monari e Montanari potrebbero annunciare le loro dimissioni) "accade in una Regione politicamente immobile, consociativa e senza vera opposizione da decenni.

Smargiassi, in sostanza, fotografa una situazione, inserendo però il registro del suggerimento blando, una sorta di preparazione del terreno al lettore verso una conclusione ovvia, che prosegue con le frasi successive:

L'impressione è che nel decalogo del consigliere sia saltata ogni distinzione fra spese istituzionali, finanziamento ai partiti, belle figure 'a gratis' e sontuoso apporto al benessere personale con missioni stile "convegno più aragosta.

Un'impressione, quindi, come dice Smargiassi. In sostanza, una sua opinione, su cui si può concordare o meno. Non è esattamente il mestiere del cronista, ma capita.

Poi, però,  come in tutti i suoi pezzi, arriva la sintesi, questa:

"Uno stile di vita politico fatto di begli alberghi, ristoranti a tutte stelle e auto in attesa"

E' su questa frase che ho capito di essere diventato orfano di Smargiassi, che ha scelto - anche lui - la scorciatoia della sintesi piaciona ed ammiccante , che sempre - anche in questo caso - è bellissima ed efficace dal punto di vista della potenza dell'immagine, ma del tutto indifferente alla realtà delle cose. Smargiassi, messo di fronte alla fatica del giornalismo, questa volta sceglie anche lui l'abbrivio dello slogan, anche se - mai come in questi casi - sarebbe stato necessario dare i dati reali, capire chi, quanti, come, in che occasione. Smargiassi, come chiunque tra di noi faccia questo mestiere, conosce centinaia di politici e vede bene quale sia la quotidianità della filiera, dal consigliere circoscrizionale sino al consigliere regionale, vite nella stragrande maggioranza dei casi lontane anni luce - nella sostanza e nelle modalità - dallo slogan con cui riassume un'intera compagine.

Siamo insomma al famoso "è tutto un magnamagna", "qui una volta era tutta campagna", "tanto alla fine sono tutti uguali. Che, detta da Sallusti o Brachino passi pure. Ma scritta da Smargiassi lascia orfani di una delle penne migliori in circolazione.

Ed è un peccato, perché se anche il giornalismo "buono" si lascia erodere dalla pigrizia di questa sorta di iconoclastia laica, così tanto di moda e così tanto cieca, chi rimarrà a raccontare i fatti separati dalle opinioni? 

Restituitemi Michele Smargiassi!! 

1 commento:

  1. Ciao Stefano,
    non so se sono il vero o il falso michele smargiassi, ma entrambi non comprendono il senso della tua critica. Non ti bastano le cene di lusso a spese pubbliche, citate nell'articolo, non ti bastano i conti di alberghi in località turistiche, citati nell'articolo, che costano quanto un cococo guadagna in un mese, non ti bastano le fatture di auto blu da sei euro al chilometro, citate nell'articolo, non ti bastano gli esempi di spese assolutemente incongrue e ingiustificabili rispetto alle necessità di funzionamento di un prganismo istituzionale come regali, gioielli, mazzi di fiori, beneficienza fatta a spese altrui, tutto citato nell'articolo, non ti basta tutto questo per poter descrivere uno stile di vita politico, a spese pubbliche ripeto, ormai lontano da ogni sobrietà, da ogni saggia gestione del denaro publico a loro affidato, uno stile basato su spese lontane da ogni congruità con l'ufficio e l'incarico? Forse non hai letto davvero il mio articolo. Indifferente alla realtà delle cose? Ma hai letto i giornali nell'ultimo mese Stefano? Le notizie emerse sulle note spese dei consiglieri sono state pubblicate ampiamente, fin nel dettaglio. Molte ne ho riportate anche nel mio articolo, benché fosse una news analysis, cioè una sintesi ed un'interpretazione dei fatti (sì, i giornali interpretano, ricavano conclusioni: non scriviamo mattinali dei carabinieri), molte ho dovuto lasciarle fuori per motivi di spazio, ma sono tutte scritte sui giornali non pigri che hanno bene fatto il loro mestiere. Sul mio giornale ci sono nomi, date, cifre da almeno un mese. Quante ne vuoi. Forse non hai letto molto il mio giornale nell'ultimo mese, ti sei perso questa massa di notizie circostanziate, documentate che sono la premessa e la base del mio articolo. Dove sta allora la pigrizia? Nel timore di offendere un ceto politico che ha perso ogni contatto con la realtà e la misura?
    La pigrizia forse sta nelle reazioni. Ci sono politici sobri? Sicuro. Alzino la voce.
    Forse siamo solo,orfani ci capacità reattiva stefano. E infastiditi quando qualcosa ce la sollecita.

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