lunedì 3 febbraio 2014

Dopo il "no" di Richetti, un patto di consigliatura per il Pd di Modena

Giancarlo Muzzarelli, per dare un'idea della situazione, inclina il braccio a mimare una strada in salita: "Sarà una bella lotta", dice. Nella contesa delle primarie PD di Modena, infatti, Francesca Maletti è avanti.
Di poco, ma è avanti. Non lo dice solo Muzzarelli. Lo dicono i sondaggi riservati che girano. Avanti di poco.

Nel gesto di Muzzarelli - la salita - c'è il senso di ciò che sta succedendo: il Pd di Modena (quella parte corposa del PD che non ha mai tollerato la candidatura della Maletti) insegue la Maletti, che - dicono da sempre - va assolutamente sorpassata. L'unico modo per farlo, a questo punto, è batterla alle primarie. Tutti gli altri tentativi, come noto, sono andati a vuoto. Non sono infatti servite le sirene di approdo ad altri lidi (garanzie di assessorati regionali, presidenze ecc). 
Nè è servito quello che sembrava il piano perfetto, anche se qualche settimana fa pareva fatta: Matteo Richetti, lavorato ai fianchi per giorni, alla fine aveva accettato di candidarsi a Sindaco di Modena, ma solo con la garanzia che i due maggiori competitor - Muzzarelli e Maletti - avrebbero ritirato le loro candidature. Muzzarelli ha detto si. La Maletti ha detto no.

Quella dei partiti di arrivare ad un patto interno per esprimere un candidato forte, di bandiera, è una modalità politica del tutto normale, applicata spesso in situazioni analoghe. In questo caso, però, non ha funzionato semplicemente perché la Maletti non si è prestata al gioco.
D'altro canto sarebbe stato davvero curioso che la Maletti, in pista da quasi un anno, avesse improvvisamente ritirato la propria candidatura per motivi tutti politici, difficili da far digerire a chi crede nel suo progetto. 

La competizione, quindi, si è dovuta giocoforza incanalare sui binari ufficiali delle primarie. Ma l'obiettivo rimane: evitare che vinca Francesca Maletti, per i mille motivi che tutti conoscono e che sono stati ripetuti pubblicamente molte volte, a iniziare dall'handicap di un'esperienza che viene ritenuta limitata, settoriale e locale.

A un mese dalle primarie, quindi, la domanda è: chi vincerà? Se gli aforismi vaticani sui destini dei cardinali dati per Papa prima del Conclave valessero anche per le primarie del PD, per la Maletti le cose si metterebbero malissimo. E magari dalle urne potrebbe uscire a sorpresa un Silingardi-Bergoglio, con tutto il carico dirompente di novità e cambiamento radicale. Ma Muzzarelli non sta a guardare, veleggia con il vento favorevole dell'imponente rete di relazioni a sua disposizione, oltre che di quello che chiameremo - per semplicità, non per altro - l'apparato, con tutto ciò che ne deriva.

Vedremo. Lo sguardo, però, è già diretto più avanti, alle amministrative.

Se il PD a Modena dovesse vincere, credo che dovrebbe puntare a una sorta di governo di larghe intese in chiave locale. Con chi? Con il Pd stesso, ovviamente, coinvolgendo in un patto di consigliatura le istanze principali che mettono in campo Maletti, Muzzarelli e Silingardi.
Per traghettare Modena fuori dalla crisi economica, in un contesto che vedrà i Comuni assorbire parte delle competenze delle ex Provincie, con il ruolo di Bologna città metropolitana a fare da perno regionale, tutto sembra suggerire l'opportunità - se non l'obbligo - che il "partitone" si attrezzi al meglio e faccia sintesi delle tre anime che ora si contendono il risultato delle primarie. Perché solo così, con una giunta che sia rispettosa degli smisurati segnali di richiesta di cambiamento, si potranno riavviare le macchine del territorio in sintonia con le esigenze degli elettori, non solo con quelle del pareggio di bilancio.

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